Alfonso Antoniozzi, Vincerò ma anche no!

Nato a Viterbo, la città laziale di cui è ora vicesindaco e assessore alla Cultura, Alfonso Antoniozzi, classe 1964, dimostra, fin dall’adolescenza, una particolare propensione per il teatro e per la musica, facendo esperienze nelle compagnie amatoriali ed entrando a far parte dell’Unione Musicale Adriano Ceccarini, un coro della sua città che all’epoca eseguiva pezzi d’opera e nell’ambito del quale diventa, all’età di quindici anni, cantante solista.

Mentre frequenta l’ultimo anno di Liceo Classico a Viterbo, è ammesso all’Accademia di Santa Cecilia, risultando primo in graduatoria agli esami di ammissione. Nell’anno successivo, però, lascia il Conservatorio per studiare privatamente con il grande Sesto Bruscantini. Dopo un anno di esperienza nel coro dell’Arena di Verona, vince il concorso indetto dal Laboratorio Lirico di Alessandria, debuttando nel 1985 nel ruolo di Aeneas in Dido and Aeneas di Purcell e in quello di Marchingello nella prima esecuzione mondiale di Mare nostro di Lorenzo Ferrero al Festival di Montepulciano (io c’ero). La sua carriera lo porta a cantare nei più importanti teatri italiani e stranieri, dove è interprete di tutti i principali ruoli di “buffo” ma anche di titoli d’opera moderna e contemporanea e d’operetta.

Da qualche tempo all’attività di cantante e docente di canto, alterna quella di regista con esiti spesso molto interessanti. Oggi, però, Alfonso, che dopo l’opera di Ferrero riascoltai, giovanissimo, al Teatro Verdi di Trieste in una Carmen in cui era Le Dancaïre, è molto concentrato nella sua attività politica. Questo non gli ha impedito di pubblicare, nel 2021, un libriccino delizioso, Vincerò ma anche no (Janus Editore, pagg. 135, Euro 15) che è dedicato ai suoi fratelli in arte, – Roberto De Candia, baritono, Gianluca Floris, tenore e ispiratore di questa impresa editoriale, deceduto prematuramente, e Davide Livermore, tenore e regista.

Di cosa si tratta? Di un divertente e dissacrante manuale su come ascoltare le più famose arie d’opera in disco.

Il libriccino, va detto, non ha avuto e non ha, la circolazione che merita. I motivi? I disastri causati dalla pandemia, in primo luogo, poi l’assenza dell’autore dalla televisione, dal social e dalle reti comunicative più semplici, che so, una presentazione in libreria per fare un esempio banale, cui lui, blogger dall’ironia acuta e brillante, autore di Tweet al peperoncino, comunicatore di comicità nato fin dal suo esordio ufficiale, -Bartolo ne Il Barbiere di Siviglia a Genova, – non si è prestato.

Oltretutto la casa editrice che lo pubblica, una piccola struttura editoriale cagliaritana, è – lo posso dire da ex libraio – poco distribuita. Per avere la gioia di leggere Antoniozzi, mi sono dovuto mettere d’impegno e ringrazio i ragazzi della Libreria Minerva di Trieste che riescono a superare ogni tipo d’ostacolo.

Detto questo, il libriccino è una delizia, Alfonso è uomo colto e spiritoso e sa raccontare anche le trame più complicate in una battuta al fulmicotone. Ho fatto un calcolo: le ultime volte che ci incontrammo “in presenza”, come la pandemia ci ha insegnato a dire, furono nel 2010 alla Scuola dell’Opera di Bologna, lui impegnato in un master sul recitativo rossiniano, io ospite del Comunale per presentare agli allievi della scuola che, per volontà dell’allora direttore Alberto Triola, furono affiancati da ospiti e lettori appassionati, il mio volumetto “Piero Cappuccilli, un baritono da leggenda” edito da Comunicarte; e più recentemente, nel 2018, a Meano, in provincia di Trento, dove introdussi la sua lettura di Corale brechtiano, un testo di Mirco Michelon tenuto a battesimo al Circolo Brecht di Bologna nel 2006, in cui Antoniozzi, nel centoventesimo anniversario della nascita del drammaturgo di Augsburg, prestava la sua voce alle parole del poeta e parlava dell’attaccamento alle proprie origini.

Fu in quell’occasione che gli portai a leggere in anteprima le bozze del mio “Daniela Mazzucato, la regina dell’operetta”, Mgs Press editore. Lesse il suo contributo, approvò la trascrizione e si stupì per quanto era lungo: “Alfonso, ma io non ho fatto che trascrivere quello che mi hai detto, e poi Daniela è la nostra comune passione” replicai. Sorrise.

Il sorriso di Alfonso Antoniozzi esce dalle pagine del suo Vincerò ma anche no a ogni pié sospinto.

Facciamo un esempio, senza entrare troppo nel dettaglio della struttura del libriccino che è molto ben tracciata. Di ogni aria, o coro, o pezzo d’assieme – per esempio il quartetto di Rigoletto – è rivelata la trama, raccontata sempre con sottile ironia, il testo, che è tradotto in un italiano più accessibile a quello dei nostri tristi giorni in cui la lingua più bella del mondo si è uniformata a quella stereotipata della tv, – per chiudere con l’edizione discografica che l’autore predilige.

L’esempio, dicevamo: il coro a bocca chiusa della pucciniana Madama Butterfly. Non una parola sul testo, “non credo di essere in grado di fare una guida all’ascolto di un testo che dice MMMMMMM” spiega l’autore. Che per l’occasione ricorda un direttore prematuramente scomparso, Giuseppe Sinopoli, “con le cui scelte interpretative non sono automaticamente d’accordo”, ma che per il coro a bocca chiusa dell’edizione Deutsche Grammophon incisa a Londra nell’aprile del 1987, sceglie un tempo così lento che il magnifico Ambrosian Opera Chorus fa suo e “sembra non prendere mai fiato” dando a °tutto il brano un’atmosfera d’irreale sospensione”.

Per l’introduzione e la trama il lettore è rimandato alla sezione “Un bel dì vedremo” (pagg. 41-47), in cui è manifestata un’altra grande (e comune) passione di Alfonso Antonuzzi: Renata Scotto. “Sinopoli ha lasciato una Butterfly che, se da un lato è impossibile riprodurre in teatro, per via dell’inesorabile lentezza della scelta dei tempi, dall’altra discograficamente è davvero strabiliante. E allora, perché non l’hai messa come edizione di riferimento? Eh. Non c’è la Scotto. Ormai dovreste saperlo.”.

Che dire? Sei anche un grande divulgatore Alfonso Antoniozzi!

Rino Alessi

Alfonso Antoniozzi
Vincerò ma anche no!
Janus Editore
pagg. 135, Euro 15

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