Seravezza: Mariangela Sicilia e Alessandro Luongo, duetto di bravura e amicizia
La corrispondenza d’amicali sensi non sarà condizione necessaria e sufficiente per la riuscita di un concerto, ma quando la suddetta si palesa, dal palco si diffonde tra il pubblico come una nebbia invisibile di calore umano, e ciò che si ascolta s’ammanta d’un valore aggiunto, spesso inedito, perché un lato nuovo dell’esibizione viene illuminato dal gioco di specchi dell’amicizia:
Mariangela Sicilia e Alessandro Luongo, prima della voce, hanno calibrato e direzionato questi specchi per brillare e risaltare ancora di più nel contesto generale, già molto apprezzato, dei recital di canto del Circolo Versiliese Amici della Lirica Giacomo Puccini a Seravezza. I due interpreti, infatti, ad un certo punto della serata, hanno reso evidente a parole, con un breve discorso realmente sentito, quello che già si era capito fin dall’inizio, ovvero che l’affetto, la stima reciproca, l’abbraccio fraterno che li legano, sono profondi e veri.
Queste parole andavano spese per forza, perché sennò si rischiava di perdere un pezzo importante del concerto, bellissimo e manifesto simbolico di entrambe le loro carriere, che sono passate, e passano tutt’ora, per Verdi, Puccini, Leoncavallo e Mozart (e altri): la Sicilia è soprano tra i più importanti ed influenti della sua generazione, nel panorama italiano ed internazionale, non solo per la personalità artistica raffinata e catalizzante, che è riverbero di un’interiorità sfaccettata e sensibile, ma anche per la vocalità pura e preziosa, squisitamente lirica, che sa piegarsi sia ad accenti più leggeri e vorticanti che ad altri più incisivi, arroventati e morsi, senza mai perdere la consueta classe ed il focus sullo stile. Nel duetto dal Trovatore col Conte c’è tutta la grazia ferina della donna pronta a morire, rinvigorita dal sacrificio in un paradosso di amore e morte.
E Luongo, baritono di lungo corso, dopo un Balen del suo sorriso intenso e cesellato tra sbalzi di potenza ed inaspettato raccoglimento, fa esplodere tutta la sadica gioia del villain, colorando la voce di nobile e brunita malvagità, in efficacissimo connubio (e contrasto) con la luminosità dell’amica-collega. O mio babbino caro è un trionfo di pianissimi, mezze voci e note filate direttamente dalle mani di Euterpe, preziosismi e tutti incastonati in un fraseggio a perfetta metà tra il maturo e il fanciullesco, invece in Avanti, Urania!, lirica celebrativa tutta impeto e passione, c’è il trionfo del canto che sale in acuto impavido e sicuro. Con Era uguale la voce? Luongo, a parte cantare benissimo (come se fosse poco), recita in maniera formidabile, in un baluginare di accenti diversi che si fondono e confondono, a creare uno Schicchi vivido nonostante la brevità dell’apparizione.
Il duetto conclusivo, quello struggente e appassionato tra Silvio e Nedda, dai Pagliacci, è un florilegio di sentimenti diversi che s’aggrovigliano in una ben costruita tensione erotica e malinconica insieme. L’ottimo pianoforte accompagnatore di Claudia Zucconi fa da tappeto ad un richiestissimo bis: il recitativo e il duetto Là ci darem la mano, eseguito dai due protagonisti con abile trasformismo vocale, passando dal verismo di Leoncavallo all’ironia sottile di Mozart, a dimostrazione della statura importante dei due interpreti. Il pubblico ha apprezzato, applaudito e gridato di felicità, ma non poteva andare diversamente.
A sorpresa il concerto è stato aperto da un giovane baritono venticinquenne della zona, Michelangelo Ferri, fresco di diploma al conservatorio: il materiale di partenza c’è ed è buono, nel registro basso già apprezzabile; qualcosa va sistemato sul passaggio e nel registro più acuto, a tratti nasale, ma se fa le scelte giuste, rivolte ancora ad un repertorio più brillante, ci sarà occasione di risentirlo (Mozart è palestra altamente consigliata).
Mattia Marino Merlo
(4 gennaio 2025)
La locandina
Soprano | Mariangela Sicilia |
Baritono | Alessandro Luongo |
Baritono | Michelangelo Ferri |
Pianoforte | Claudia Zucconi |
Programma: | |
Francesco Paolo Tosti | |
‘A vucchella | |
Wolfgang Amadeus Mozart | |
Hai già vinta la causa… Vedrò mentr’io sospiro | |
Friedrich August Kummer | |
Fantasia dal Trovatore | |
Giuseppe Verdi | |
Il balen del suo sorriso – Il trovatore | |
Udiste? Come albeggi / Qual voce… come?… tu, donna? – Il trovatore | |
Giacomo Puccini | |
Intermezzo – Suor Angelica | |
O mio babbino caro – Gianni Schicchi | |
Era uguale la voce? – Gianni Schicchi | |
Avanti, Urania! | |
Ruggero Leoncavallo | |
Intermezzo – I Pagliacci | |
Nedda! Silvio! A quest’ora… – I Pagliacci | |
Bis | |
Wolfgang Amadeus Mozart | |
Recitativo e duetto, Là ci darem la mano – Don Giovanni |
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