Milano: la chiarezza spontanea del violino di Vengerov
«Se è vero che gli occhi sono specchio dell’anima nell’intensità del suo sguardo non si può che trovare conferma della grande sensibilità espressa dalla sua musica. Uno dei più grandi violinisti dei nostri tempi è tornato. E il suo ritorno è stato un trionfo».
Questo scrivevo in occasione del glorioso rientro sulla scena di Maxim Vengerov il 10 aprile del 2018 all’auditorium del Teatro Dal Verme, per le Serate Musicali.
Meno di un anno dopo, la programmazione della medesima istituzione concertistica prevede un suo Concerto nella Sala Verdi del Conservatorio di Musica di Milano, lo scorso 18 febbraio.
Questa volta ad accompagnare il recital del violinista originario di Novosibirsk, è il pianista russo Roustem Saitkoulov.
“Musica senza compromessi” è una sua frase ricorrente e, a sentirlo suonare, se ne comprende il senso.
La sua folgorante carriera è ben nota: a soli dieci anni vince il “Wieniawsky”, a 16 suona con le compagini orchestrali più prestigiose diretto da bacchette del calibro di Valery Gergiev, Carlo Maria Giulini, Riccardo Chailly e Zubin Metha. Allievo prediletto di Zakhar Bron, 25 album incisi per le etichette Teldec ed Emi contenenti i capolavori del repertorio violinistico.
Mancava dalle scene da diversi anni ufficialmente per un problema alla spalla. Anni in cui non ha mai smesso di dedicarsi alla musica e ha studiato direzione d’orchestra.
In programma la Sonata n. 40 in si bemolle maggiore per violino e pianoforte K454 di Wolfgang Amadeus Mozart, la Fantasia in do maggiore per violino e pianoforte op. 159 (D.934) “Sei mir gegrüsst” di Franz Schubert, lo Scherzo in do minore per violino e pianoforte (dalla Sonata FAE) di Johannes Brahms, e, dello stesso autore, la Sonata n. 2 in la maggiore op. 100 e le Danze Ungheresi n. 1 in sol minore, n. 2 in re minore e n. 5 in fa diesis minore.
Inutili quanto superflue le considerazioni su padronanza tecnica e morbidezza del suono. Inconfondibile la sua scuola, immobile ed elegantissima la postura.
Lo Stradivari “ex-Kreutzer” nelle sue mani sprigiona pura magia. L’intesa tra i due cameristi è esemplare, il suono viaggia sinuoso senza che il pianoforte sovrasti mai il violino, in una totale condivisione d’intenti espressivi.
Cavata, fraseggio, presenza scenica, varietà dinamiche, memoria, infinita poesia e grande umanità ammaliano, sorprendono, avvolgono e catturano: Vengerov è il violino.
Il pubblico è travolto dal sentimento, dalla sensibilità, dalla fluidità e dalla bellezza del suono. Le finezze interpretative, in particolare nella lettura dei capolavori brahmsiani, viaggiano in un continuo alternarsi di profonda intensità sonora e di pianissimo mozzafiato; ma anche nell’impeto dei fortissimo il suono non appare mai forzato, non perde la sua grazia. La sua destra è fenomenale e, nel complesso, mai si percepisce una sbavatura, un’incertezza.
Il suo è un linguaggio dalla chiarezza e dalla spontaneità assolute. Nei movimenti lenti la voce del violino si fa struggente così come in Mozart emergono chiaramente il carattere e la leggerezza di una scrittura brillante ed eterea.
Il concerto termina con il pubblico, per l’occasione piuttosto numeroso, entusiasta e la generosità di due bis: di Elgar il secondo movimento della Sonata in mi minore per violino e pianoforte op. 82 e di Ravel il secondo movimento, “Blues”, della Sonata n. 2 in sol maggiore per violino e pianoforte.
Luisa Sclocchis
(18 febbraio 2019)
La locandina
Violino | Maxim Vengerov |
Pianoforte | Roustem Saitkoulov |
Programma | |
Wolfgang Amadeus Mozart | Sonata n. 40 in si bemolle maggiore per violino e pianoforte K454 |
Franz Schubert | Fantasia in do maggiore per violino e pianoforte op. 159 (D. 934) |
Johannes Brahms | Scherzo in do minore per violino e pianoforte WoO 2 |
Sonata n.2 in la maggiore op. 100 | |
Danza Ungherese n.1 in sol minore | |
Danza Ungherese n. 2 in re minore | |
Danza Ungherese n.5 in fa diesis minore |
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