Rimini: il mito della Callas ne La Traviata secondo Nucci

Nel rinato, elegantissimo e sempre gremito Teatro Amintore Galli va in scena La Traviata riscuotendo un gran successo di pubblico e tanti applausi a scena aperta.

Leo Nucci, carriera pluridecennale, baritono di razza e Rigoletto di levatura storica, in questi ultimi anni si è confrontato anche con la regia lirica e mette la firma su un elegante spettacolo affiancato dal team creativo del Progetto Opera Laboratorio: Salvo Piro regista collaboratore, Claudio Centolavigna alle scene, Artemio Cabassi ai costumi, Claudio Schmid alle luci.

La raffinata Traviata del Maestro  Nucci, pur nel rispetto del libretto e della drammaturgia verdiana, è un omaggio palese a Maria Callas di cui vengono esplicitamente citati aspetti della vita privata e artistica. Saltano subito all’occhio i richiami alla Traviata andata in scena al Teatro alla Scala nel maggio del 1955, ripresa l’anno successivo, con la regia di Luchino Visconti, scene e costumi di Lila De Nobili la cui protagonista era ovviamente Maria Callas diretta dal Maestro Carlo Maria Giulini.

“È per lei che l’ho fatta: alta, snella, con un corpino stretto, un busto, uno strascico, volevo che Maria apparisse come una visione. Per dirigerla mi sono ispirato alla Duse, a Rachel, a Sarah Bernhardt. Ma più di ogni altra cosa avevo in mente Eleonora Duse” testuali parole di Luchino Visconti che su Maria Callas aveva creato Violetta e della Violetta di Verdi aveva colto l’essenza. Di quello spettacolo viscontiano non rimane purtroppo che una registrazione audio e immagini in bianco e nero che appaiono sconvolgenti tanta la loro bellezza irraggiungibile.

I dettagli che in questo spettacolo rimandano a quella Traviata e alla vita della Callas sono tantissimi, nel primo atto troviamo il grande camino stile impero sovrastato da un’immensa specchiera cui Violetta si avvicina e si specchia con le mani giunte, immagine indelebile della Callas e momento che Visconti a sua volta copiò fedelmente da un’immagine di Eleonora Duse. Violetta-Maria riceve gli ospiti nel salone del suo appartamento parigino in Avenue Mandel 36, e qui le immagini dell’abitazione privata della Divina che gli appassionati hanno visto in tante biografie, interviste, filmati sono chiaramente fonte d’ispirazione: il pianoforte a coda con sopra le fotografie incorniciate che Violetta guarda con nostalgia durante la grande aria del primo atto, le grandi vetrate sul viale e molto altro.

L’allestimento gioca molto sul contrasto tra colori, luci e abiti sgargianti degli invitati che mettono in risalto ancora di più l’eleganza della protagonista: in bianco con lunghi guanti di raso nel primo atto, in Chanel quando parte per Parigi nel secondo atto e di nero in lungo alla festa a casa di Flora. Persino i bei costumi di Artemio Cabassi rimandano ai veri abiti che Maria si faceva confezionare a Milano dalla Biki e spedire a Parigi.

Il secondo atto si apre su un immenso fondale, molto d’impatto, che richiama la campagna provenzale, anche qui la citazione dello spettacolo di Visconti è evidente, e nel piccolo salottino del giardino si svolge la tragedia umana di Violetta alle prese con le richieste dello spietato suocero.

La festa a casa di Flora si svolge in un bellissimo salone liberty, dove tutti gli invitati agghindati a festa si divertono, bevono, giocano, fumano mentre una coppia di bravissimi ballerini risolve molto efficacemente in un passo a due il momento sempre spinoso delle zingarelle e dei toreador. Violetta arriva ed è la più elegante di tutti, molto dignitosa, non si scompone mai, rimane in piedi per tutta la scena, non cade a terra disperata come fanno 9 Violette su 10, accetta gli insulti a testa alta per poi rigettare il denaro e calpestarlo.

Nell’ultimo quadro l’appartamento è ormai vuoto, il denaro è terminato, fuori tutta Parigi impazza e Violetta non muore rantolando al suolo ma si affaccia alla grande vetrata, mentre sulla parete appare come colpo di scena finale la celebre foto in bianco e nero della Callas sola, abbandonata in questo popoloso deserto che appallano Parigi, anch’essa alla finestra del suo appartamento sul viale alberato di Avenue Mandel.

Bravissima la giovane Adriana Iozzia, una Violetta molto interiorizzata, tenera, sensibile, che rimanda anche nell’aspetto e nella fisionomia alla Divina. La voce è corposa e di bel colore, i centri molto intensi, superate le agilità del finale del primo atto, il suo è un crescendo continuo d’interpretazione fino a meritare calorosi applausi finali. Forse è nel secondo atto che trova maggior compimento la sua Violetta, infatti il duetto con papà Germont è cesellato alla perfezione, la Iozzia non butta via una sola frase di tutta l’onerosa parte, rimane sempre concentrata sul fraseggio e sul porgere la parola scenica al meglio.

Il peruviano Ivan Ayón Rivas, recentissimo vincitore del prestigioso concorso Placido Domingo, ha voce calda e generosa e ha reso con efficacia il personaggio del giovane Alfredo innamorato che nel secondo atto non vuole giocare a tennis ma canta la sua aria abbracciando la foto dell’amata. Il baritono Benjamin Cho, festeggiatissimo dal pubblico, ha superato la prova con grande maestria di canto, probabilmente istruito a dovere dal Maestro Nucci che di papà Germont ha lasciato un ritratto indelebile già al suo debutto nel 1992 a Londra diretto da Sir George Solti. Bravissimo tutto il resto del cast: Luisa Tambaro (Annina), Carlotta Vichi (Flora Bervoix), Raffaele Feo (Gastone), Juliusz Loranzi (Douphol), Simone Tansini, Vincenzo Santoro, Andrea Galli e per ultimo, Francesco Cascione che pur in un ruolo piccolissimo si fa notare per voce e presenza scenica.

Sul podio della lucente Orchestra Luigi Cherubini, che ad ogni ascolto migliora sempre più, il talentuosissimo maestro Pier Giorgio Morandi, che ha restituito un’esecuzione brillante e dolente allo stesso tempo, equilibrando con grande mestiere le voci e l’orchestra, permettendo ai cantanti di respirare e cantare senza essere travolti dall’impeto della musica verdiana.

Il Coro del Teatro Municipale di Piacenza preparato da Corrado Casati è stato eccellente e ha riscosso un caloroso successo.

Pubblico festante per un bel Verdi “di provincia”.

Renato Olivelli
(08 marzo 2019)

La locandina

Direttore Pier Giorgio Morandi
Regia Leo Nucci
Movimenti coreografici Sabrina Fontanella
Scene Carlo Centolavigna
Costumi Artemio Cabassi
Luci Claudio Schmid
Personaggi e Interpreti:
Violetta Adriana Iozzia
Alfredo Ivan Ayón Rivas
Giorgio Germont Benjamin Cho
Annina Carlotta Vichi
Flora Luisa Tambaro
Gastone Raffaele Feo
Il barone Douphol Juliusz Loranzi
Il marchese D’Obigny Francesco Cascione
Il dottor Grenvil Vincenzo Santoro
Giuseppe Andrea Galli
Un domestico di Flora / Un commissionario Simone Tansini
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
Maestro del Coro Corrado Casati

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