Kangmin Justin Kim: la Divina Bartoli è mia sorella!
Il controtenore Kangmin Justin Kim ci parla del suo rapporto con la musica dal barocco al contemporaneo – passando per Mozart (in the jungle). Una interessante discussione tra stereotipi desueti e nuovi spunti per il futuro del registro controtenorile.
- Gli Stati Uniti vantano una ricca tradizione per quanto riguarda i controtenori che inizia con Russel Oberlin e arriva fino a te attraverso Derek Lee Ragin, David Daniels e fino a Bejun Mehta. Secondo te come si è evoluto il registro di controtenore?
Mi piace pensare che noi controtenori abbiamo sempre contribuito a esplorare i confini dell’opera lirica e a espanderla e farle fare passi avanti, e, a tal fine, le voci del controtenore operistico si sono evolute a seconda delle esigenze del mondo lirico. Quando Benjamin Britten scrisse il ruolo di Oberon, non solo mise Alfred Deller sul palcoscenico, ma aprì anche così tante porte per i controtenori a venire. Sebbene il ruolo fosse stato scritto proprio per Deller, fu Russel Oberlin a cantarlo, dopo la prima mondiale a Adelburgh, in occasione delle prime più importanti a Londra e in Nord America, grazie alla voce più ricca e alle capacità sceniche superiori. Poi con la rinascita dell’opera barocca sempre più persone richiedevano allestimenti più storicamente accurati, e i controtenori iniziarono a eseguire ruoli scritti per castrati su palcoscenici più grandi. Da allora molti compositori hanno scritto per controtenore, usando la qualità asessuata (genderless) e eterea della voce. Adesso che siamo in un’epoca di uguaglianza e consapevolezza di genere, la qualità unica del registro di controtenore contribuisce a riflettere l’attuale tendenza del mondo sul palcoscenico.
- Come ti sei avvicinato alla musica e quando hai capito che il tuo futuro sarebbe stato il canto?
Ho studiato pianoforte da bambino, ma la mia prima ossessione ebbe inizio quando vidi il violinista coreano Kyung Hwa Chung alla TV che eseguiva il Concerto per Violino di Bruch. Ero completamente preso dal terzo movimento e implorai mia mamma di farmi prendere lezioni di violino. Andiamo avanti di qualche anno, e suonavo in alcune orchestre. Poi quando sono andato alle superiori decisi di fare un’audizione per il musical della scuola e ebbi una parte. A quel punto ero ossessionato dal “musical” e Broadway. Continuai a suonare il violino per tutte le superiori, dirigendo persino l’orchestra di una chiesa come “concermaster”, ma sapevo che il mio futuro sarebbe stato cantare e ballare su un palcoscenico. E così quando arrivò l’ora di andare all’università decisi di iscrivermi a scuola di canto come tenore di musical, anche se studiavo contemporaneamente informatica come piano B. È stato solo dopo quattro anni di studi universitari che decisi di concentrarmi esclusivamente sul diventare un controtenore operistico. L’opera ha sposato il mio amore per la musica classica con lo sfarzo e il glamour di Broadway, e il mio amore per l’opera cresce di giorno in giorno.
- Il tuo repertorio non è circoscritto solo al Barocco, la tua frequentazione dei personaggi mozartiani è assidua; abbiamo apprezzato il tuo recente Cherubino alla ROH, ma sei stato anche Idamante. Come ti poni dinanzi a estetiche musicali?
Poiché ho studiato pianoforte e violino prima di cantare, l’universo sonoro di Mozart mi era già familiare. Il primissimo concorso di pianoforte che vinsi fu con la Sonata No. 10 in Do Maggiore. Poi il Concerto per Violino No. 3 di Mozart fu il primo concerto che suonai di fronte a un pubblico. Devo aver suonato parti del Requiem e della Messa in Do così tante volte con l’orchestra della chiesa. Per questo è stato in qualche modo più facile per me avvicinarmi ai ruoli en travesti come Sesto ne La clemenza di Tito o Idamante in Idomeneo, cantati entrambi già nei miei primi due anni di carriera professionale. Mozart è sempre stato insieme a me sin dalle mie prime esperienze, come del resto pochissimo tempo fa quando sono diventato il primo cantante di sesso maschile a indossare i panni di Cherubino al ROH Covent Garden e persino nella mia prima apparizione televisiva in uno show intitolato “Mozart in the jungle” (stagione 3 episodio 1 ). La musica di Mozart è incredibilmente trasparente e non lascia spazio per nascondersi; devi avvicinartici direttamente con completa onestà e vulnerabilità. Ogni nodo tecnico verrà al pettine, e si può o scegliere di averne paura o godersi la libertà di esser totalmente esposto, tipo come andare a far il bagno completamente nudi. Scelgo sempre la seconda.
- Cantare l’operetta senza cadere negli stereotipi è parecchio difficile. Come si affronta un personaggio come il Principe Orlofsky nella Fledermaus o Oreste nella Belle Hélène?
Mi avvicino ad ogni personaggio, sia comico che tragico, nello stesso modo. Mi faccio domande come “Qual è l’obiettivo di questo personaggio?”, oppure “Che cosa lo spinge a fare determinate scelte?”. In questo modo costruisci un personaggio dall’interno e non dall’esterno. I personaggi comici dell’operetta possono sembrarci appunto comici a causa delle circostanze in cui li troviamo, ma i personaggi stessi sono serissimi. Non scelgono di esser comici, ma se ci sembrano comici mentre cercano di raggiungere i loro obiettivi con la più completa serietà, ecco allora è ciò che chiamiamo commedia.
- Il prossimo anno sarai protagonista di “M Butterfly” alla Santa Fe Opera; qual è il tuo rapporto con la musica contemporanea, che riserva una grande attenzione alla voce di controtenore.
Mi piace moltissimo lavorare su composizioni nuove con i compositori. Spesso cantare ruoli operistici già esistenti è come indossare scarpe fatte per i piedi di altri, dato che la maggior parte di questi ruoli sono stati scritti per voci specifiche nelle menti dei compositori. Alcune scarpe ti stanno meglio di altre e a volte bisogna faticare un po’ di più per indossarle più comodamente. E poi quando ho l’occasione di lavorare con un compositore per creare un ruolo è come farsi fare un paio di scarpe su misura! Posso mettere in rilievo le parti della mia voce che mi piacciono e forse mettere in ombra quelle che non voglio evidenziare troppo. Penso che i compositori scelgano di scrivere per i controtenori per le stesse ragioni per cui i compositori barocchi scrivevano per i castrati. È maschio o femmina? È giovane o vecchio? L’inerente dicotomia che esiste nella voce di controtenore permette al compositore di plasmarla in ogni maniera che soddisfi le loro necessità, e, in qualità di persona che prospera cercando nuove avventure e nuovi confini, non posso che apprezzarlo moltissimo.
- Un’ultima domanda, che non posso non farti. La tua imitazione di Cecilia Bartoli è irresistibile. Com’è nata Kimchilia Bartoli e come ha reagito la vera Bartoli?
La gran divina Kimchila Bartoli è nata quando decisi di riunire in uno solo molti aspetti della mia vita da studente universitario. All’epoca ero molto attivo nel fare video comici e di parodie su YouTube come Partner di Youtube, ossia ricavavo un guadagno consistente facendo video. Mi ero anche cimentato come drag queen. Ero già passato da tenore di musical a controtenore operistico. Ero, e lo sono tuttora, un ammiratore accanito di Cecilia Bartoli, ritenendola l’artista più generosa e altruista dei nostri giorni. Dunque era logico che cantassi uno dei suoi cavalli di battaglia per renderle omaggio, fare intrattenimento e perché no anche sfoggiare un po’. Il mio co-inquilino registrò la mia esibizione mentre cantavo l’ultima aria della mia carriera da universitario, e il resto è storia. Quando poi ho incontrato Cecilia Bartoli, mi ha accolto a braccia aperte esclamando in italiano “Kimchilia? Mia sorella?!”. Mi disse che molti dei suoi conoscenti avevano insistito che guardasse il mio video e quando alla fine lo fece le piacque molto! Mi chiese che cosa facessi e le dissi che ero studente alla Royal Academy of Music. Era felice di sapere che stavo inseguendo una carriera operistica, mi dette consigli preziosissimi su come essere una diva e mi augurò tanta fortuna e successo. Cerco di assistere alle sue esibizioni più spesso che posso perché mi porta una gioia infinita e mi incoraggia a diventare un artista sempre migliore.
Alessandro Cammarano
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