Milano: il Preclassicismo raccontato dall’Ensemble Hornpipe

Il decennio che porta dal 1750 al 1760 è un periodo abbastanza cruciale per quel riguarda lo stile classico. La produzione musicale comincia ad assumere i tratti caratteristici, uscendo sempre più dai canoni barocchi. Non solo: questo decennio in particolare (anche se si potrebbe giungere finanche al 1775) è curioso per il fatto di essere una fetta di storia musicale di serrata sperimentazione, a tratti di pura speculazione, che tocca momenti di forte bizzarria creativa; che finisce per pulirsi di quelle rigorose forme contrappuntistiche “pure” per aggrapparsi a due elementi, si direbbe, universali: il primato della tonalità come ambito espressivo, di bilanciamento, e la definizione sempre più netta dei contorni della cosiddetta forma sonata.

La stagione proposta quest’anno in Basilica di San Calimero a Milano sceglie di riferirsi proprio a questo arco di tempo, affrontando un decennio dopo l’altro il repertorio più significativo, simbolico delle frontiere raggiunte dai compositori e dalla musica stessa. Per il primo appuntamento, sabato 19 ottobre scorso, è stato l’Ensemble Hornpipe a rendersi tramite e protagonista, con un repertorio dedicato alle figure di Rameau, Sammartini e Haydn.
Di Rameau, l’Ouverture dall’opera Hippolyte et Aricie (1757) apre, appunto, il concerto, incuriosendo subito per la sua spiccata concezione barocca di composizione bipartita con un’introduzione dai tipici ritmi puntati alla francese ed una fuga a 4 parti con risposta in moto contrario. Ciononostante, alcune inflessioni cantabili ed una ripresa alternativa alla ripetizione dell’introduzione la spingono già più avanti nel tempo. Un’altra Ouverture segue piu avanti, anche se anteriore per composizione (1753) e con l’aggiunta degli strumenti a fiato, ovvero quella tratta dalla pastorale eroica Daphnis e Eglé. Qui ci troviamo di fronte a una composizione tripartita, la cui concezione è assai più spiccatamente barocca di quella di Hippolyte et Aricie, soprattutto per come viene gestito il materiale tematico e per i recitativi presenti nel Lent centrale.
Di Giovanni Battista Sammartini, compositore milanese, l’Ensemble Hornpipe esegue il Quartetto per archi in La maggiore JenS 61, il quale sparge più luce su alcuni aspetti salienti dello stile classico, in particolare su ciò che riguarda la simmetricità della forma, i climax centrali e la ri-argomentazione conclusiva con relativa affermazione tonale. In tre tempi anch’esso, Presto-Andante-Allegro, il Quartetto in La maggiore verte spesso su strutture bipartite – che preludono la forma sonata – nelle quali sovente la seconda parte riprende, variato, il materiale esposto nella prima spostandolo in tonalità d’impianto.
Per quanto riguarda Haydn, il programma prevede il Divertimento a 5, Hob.II per archi, datato 1755. Diviso in 6 movimenti, ricorda la struttura delle future Serenate; le ispirazioni classiche qui si ritrovano essenzialmente nei profili melodici, nella frequente alternanza tra la tonalità di impianto e la sua omologa (Sol maggiore/Sol minore) come elemento di stabilizzazione dialettica, e nel distacco parziale dalle elaborazioni tematiche in chiave imitativa. Da sottolineare è l’Adagio, scritto e concepito a mo’ di aria per violino solo, il cui lirismo è sostenuto da accompagnamenti pizzicati degli altri archi, che lo rende forse l’elemento centrale della composizione.
Quindi il Divertimento Hob.II G2 (o Cassazione, una composizione destinata ad esecuzioni all’aria aperta) del 1760, in cui Haydn agli archi aggiunge due oboi, due corni, fagotto e basso. Forse per le sonorità, forse per l’organico, ma pare già preludere alcuni grandi opere della mano mozartiana: lo spirito di caccia è sempre presente nell’ispirazione melodica e ritmica; o nei due minuetti, dove la scrittura per famiglie di strumenti alternate – per non parlare dei soli di corni – lancia netto lo sguardo verso il repertorio delle serenate, della celebre Gran Partita. Il Presto conclusivo anticipa dichiaratamente l’incipit del finale del Divertimento in Re maggiore anch’esso del salisburghese, con quella grazia popolaresca a metà tra il goffo e il giocoso che rientrerà di pieno diritto fra le direzioni espressive più frequenti del pieno Classicismo.

Andrea Rocchi
(19 ottobre 2019)

La locandina

Ensemble Hornpipe
Oboe Tracie MacKenzie
Clarinetti Michele Castiglioni, Leonardo De Nicolo
Fagotto Dominika Szoke
Corni Grace Vivian Shammam, Alfredo Arcobelli
Violini Valentina Ghirardani, Silvia Canavero, Ernesta Gandini
Viola Hao Lei, Luca Vonella
Violoncello Francesca Gatto
Contrabbasso Massimiliano Confalonieri
Programma:
Musiche di F.J. Haydn, J.P. Rameau, G.B. Sammartini

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