Adriana Verchiani sul progetto Farulli 100: mantenere vivo un lascito prezioso

Oggi, 13 gennaio, ricorre il centesimo anniversario della nascita di Piero Farulli. Tra le manifestazioni in suo onore, la serata fiorentina intitolata «Tanti auguri, Maestro» in programma a Palazzo Vecchio. È uno dei primi appuntamenti del progetto Farulli 100 (leggi anche qui) , che nel corso di tutto il 2020 proporrà un centinaio di iniziative in decine di città in Italia e all’estero: concerti, attività di vario genere, un convegno e un concorso. A ideare il progetto e a sostenerne fortemente la realizzazione è stata Adriana Verchiani, che fu a lungo la più stretta collaboratrice del grande violista, per trent’anni membro del Quartetto Italiano e fondatore della Scuola di Musica di Fiesole, e che con lui si sposò. Le abbiamo rivolto qualche domanda.

  • Lo sforzo organizzativo per Farulli 100 è stato evidentemente enorme: come sei riuscita a impostare tutto e a farlo funzionare?

È da due anni che ci sto lavorando con grande concentrazione. Ho la fortuna di vivere in un posto talmente bello e talmente isolato che sono al riparo dalle distrazioni. Ho passato lo stesso due anni di galera, ma al mio fianco ho radunato, già a partire dal settembre del 2018, un piccolo gruppo di esperti che hanno formato il comitato scientifico; tra questi, il fisico Francesco Pavone, capo per l’Italia del progetto europeo Human Brain, che ha dato un contributo determinante per il convegno internazionale «Formazione 2020: musica e conoscenza» in programma a dicembre.

  • Il convegno è uno dei punti di forza della programmazione, vero?

È da lì che è nato tutto il progetto. Le tre giornate del convegno hanno l’ambizione di mostrare quanto la musica sia importante in ogni campo, soprattutto come strumento sociale e ovviamente culturale; la prima sarà dedicata a «Musica e neuroscienze», la seconda a «Musica e formazione» e la terza a «Musica e società». Dopo averlo ideato, però, si è resa evidente l’opportunità di collocare il convegno nell’ambito di un discorso più complesso e più ampio, quindi è stato naturale rivolgersi a tutti gli ex allievi di Piero, a tutti gli amici musicisti. Così, come un frate del Medioevo, mi sono messa a scrivere a tutti. La pazienza ha vinto sul fatto che le risorse erano poche: in quella fase c’ero solo io. La risposta delle persone che avevano studiato e lavorato con Piero, in ogni caso, è stata molto positiva. Vorrei dire che, se ho voluto tanto fortemente realizzare Farulli 100, è perché mi sembra che i tempi di oggi siano talmente miseri, brutali, stupidi e incolti che credo necessario riportare all’evidenza una personalità come quella di Piero, che era positivo, colto, voglioso di novità, aperto al nuovo e generoso.

  • Nel corso della realizzazione del progetto hai coinvolto persone che hanno assunto ruoli importanti. Chi, per esempio?

Il segretario generale dell’Orchestra della Toscana, Marco Parri, che è attualmente tesoriere del comitato nazionale di Farulli 100. L’altra colonna è stata Stella Targetti, persona di vastissime conoscenze, che è stata tra l’altro vicepresidente della Regione Toscana e mi ha fatto arrivare a Francesco Pavone. Altro nome di massimo rilievo è Gianni Letta. Io ero alla ricerca di una persona stimata e capace, che potesse rivolgersi a chi ci può finanziare e potesse parlare anche a livello governativo con autorevolezza. Mi sono rivolta all’onorevole Letta, che già a suo tempo aveva aiutato Piero e me a fare operazioni importanti nella Scuola di Musica di Fiesole, e lui ha accolto la mia proposta con assoluta disponibilità. Letta è stato un sostegno insostituibile da quando, alla fine del 2018, si è lasciato coinvolgere. Ora che siamo diventati comitato nazionale, è lui il presidente.

  • Oltre al convegno, un altro degli appuntamenti principali sarà il concorso per quartetti d’archi junior, il primo in Italia dedicato specificamente ai giovani.

Sì, il concorso è proprio nel mio cuore da quando ne ho avuto l’idea e anche Bruno Giuranna, che presiederà la giuria, se ne è innamorato. Io credo che sia importantissimo, e l’ho verificato a Fiesole a suo tempo, che i ragazzi giovanissimi facciano quartetto. Cominciare presto a suonare in un quartetto significa cominciare presto ad abituarsi ad ascoltare, cosa che nel mondo di oggi è rarissima; significa cominciare presto a rispettare l’idea altrui, ma anche la propria personalità: in quartetto, infatti, ciascuno deve avere la sua personalità, però in funzione di un risultato comune, e questa è un’arte che va imparata, anche come educazione civica. Sono convintissima dell’importanza formativa oltre che musicale del fare quartetto da ragazzi; molti studenti di musica limitano il proprio orizzonte allo strumento che suonano e a ciò che lo concerne, ma l’impoverimento delle capacità socializzanti, educative della musica avviene proprio in questa maniera. Ci si restringe al lavoro di bottega e questo è terribile, toglie tante radici a giovani pianticelle che potrebbero fiorire in maniera magnifica.

  • Per festeggiare il compleanno, questa sera, che cosa hai organizzato?

Ho pensato a una situazione molto familiare, una piccola festa; non ho voluto fare una celebrazione perché le celebrazioni stavano sull’anima a Piero quanto a me. Ho invitato a parlare, nel salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio,  degli amici fiorentini e non, come Giorgio Battistelli, Aldo Bennici, Maria Luisa Dalla Chiara, Sergio Givone, Claudio Martini, Niccolò Marchionni, Maria Vittoria Rimbotti, coordinati da Gregorio Moppi; si ascolterà poi la Sinfonia concertante di Mozart eseguita dall’Orchestra Galilei della Scuola di Musica di Fiesole, con il direttore Edoardo Rosadini, Matteo Cimatti violino e Stefano Zanobini viola.

  • Che cosa ti direbbe Piero di fronte a tutto questo?

Che sono matta! Ma sarebbe anche molto contento. Ricordo quando compì ottant’anni, lo festeggiammo con tanti amici al Teatro Comunale: si tenne tutto segreto e forse anche lui un po’ voleva che fosse una sorpresa, quindi faceva finta di non sapere. Ma dopo la serata, che finì tardissimo, era di una felicità… mentre stavamo tornando a casa mi disse: ma lo sai che mi metterei a ballare? Ecco, credo che anche ora proverebbe la stessa contentezza.

Patrizia Luppi

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