Versailles 250 tra Fantasmi e Isis
250 anni e non sentirli! Tanti ne compie il gioiello dai toni azzurro e oro inaugurato a Versailles in occasione delle nozze di Maria Antonietta con il Delfino di Francia, futuro Luigi XVI, il 16 maggio 1770.
L’Opéra Royal è infatti uno dei più suggestivi teatri del XVIII secolo a noi pervenuti; voluto da Luigi XV, nato su disegno di Ange-Jacques Gabriel e interamente realizzato in legno con decorazioni di Augustin Pajou, sorge nell’ala nord del palazzo. Uno scrigno magico dall’incredibile acustica, oggi incantevole scenario per una programmazione del Château de Versailles Spectacles che spazia tra generi e repertori, ma sempre con un occhio di riguardo per la musica antica e gli autori francesi del XVII e XVIII secolo.
Tra gli appuntamenti previsti per la stagione 2019/2020, Le Salon Musical ha assistito a The Ghosts of Versailles di John Corigliano, lo scorso 8 dicembre e a Isis, “tragédie en musique” in un prologo e cinque atti su musica di Jean-Baptiste Lully e libretto di Philippe Quinault (basato sulle Metamorfosi di Ovidio), il successivo 10 dicembre.
Ad accogliere entrambe le performance una sala gremita. The Ghosts of Versailles, opera in due atti su libretto di William M. Hoffmann, in prima esecuzione in Francia, andò in scena in anteprima nel 1991 a New York alla Metropolitan Opera House in una produzione diretta da Colin Graham. Commissionata a Corigliano nel 1980, in occasione del centesimo anniversario del Met, fu concepita dall’autore in stile grand opéra, come parodia capace di unire la leggerezza e la satira proprie dell’opera buffa.
Ambientata in un immaginario aldilà in cui dialogano i fantasmi della corte di Versailles di Luigi XVI, l’opera narra dell’intento del drammaturgo Beaumarchais di rallegrare il fantasma di Maria Antonietta – sconvolto a seguito della decapitazione – con la messa in scena di una nuova opera avente per protagonisti i medesimi de Il Barbiere di Siviglia e Le Nozze di Figaro. Ecco quindi il Conte di Almaviva, Rosina, Figaro e Susanna dialogare in una surreale formula di “opera dentro l’opera” nel tentativo estremo di salvare la regina.
“È comico e serio, divertente ed erudito, sciocco e riflessivo, emotivo e misterioso, straziante ed edificante, intimo ed eccessivo […]”, così Ghosts of Versailles è dipinto nelle parole del LA Times. Grande il gradimento del pubblico per uno spettacolo che, muovendo da riferimenti storici e reminiscenze del mondo operistico, diverte con garbo e sottile ironia. Come si addice ad un’opera buffa datata XX secolo.
Dal XX secolo ci spostiamo al XVII, con la “tragédie en musique” in un prologo e cinque atti su musica di Jean-Baptiste Lully, Isis, eseguita dall’ensemble Les Talens Lyrique diretto da Christophe Rousset.
Quest’ultimo, clavicembalista, studioso e interprete della musica barocca su strumenti d’epoca, sceglie di dedicarsi alla direzione d’orchestra dapprima con Les Arts florissants e dal 1991 con l’ensemble da lui fondato Les Talens Lyriques (in omaggio a Jean-Philippe Rameau, autore dell’opéra-ballet Les Fetes d’Hebe ou Les Talents lyriques). Ispirata alle Metamorfosi di Ovidio, Isis, fu eseguita per la prima volta il 5 gennaio 1677 davanti alla corte reale di Luigi XIV al Castello di Saint-Germain-en-Laye.
Presentata in questa occasione in forma di concerto narra di un episodio mitologico – tra i personaggi compaiono Apollo, Calliope, Clio, Nettuno, Melpomene, Giove e Io – allusivamente riferito alle vicende amorose di Luigi XIV. Il monarca, infatti, simboleggiato da Nettuno diviene al tempo motivo di rivalità tra Madame de Montespan, sua amante per dieci anni, e Madame de Ludres, la nuova favorita. Alludendo al pettegolezzo il libretto suscitò a corte reazioni non particolarmente benevole ma, polemiche a parte, l’opera ebbe un discreto successo grazie alla sua raffinata partitura. La risposta del pubblico dell’Opéra Royal è stata anche in questo secondo caso assolutamente entusiastica. La linea artistica scelta da Laurent Brunner, direttore del Château de Versailles Spectacles, si rivela efficace e vincente: grazie al suo operato l’Opéra Royal è tornata agli antichi fasti e, oltre ad una programmazione apprezzata e convincente, dal 2018 ha un’etichetta discografica e dal 2019 una propria orchestra.
Luisa Sclocchis
(8-10 dicembre 2019)
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