Piacenza: un Falstaff di (eccessiva) sottrazione per Lidi al Teatro Municipale
Se Falstaff s’assottiglia non è più lui», se inoltre si sottrae quell’elemento imprescindibile in cui ironia, grottesco, humor, pessimismo, comicità e malinconia coesistono, «nessun più l’ama».
Il Municipale di Piacenza, che negli ultimi anni ha dato vita a stagioni ricche di titoli importanti, ha prodotto un nuovo allestimento di Falstaff, opera geniale – non c’è bisogno di ricordarlo – e al contempo assai complessa.
L’innovativa freschezza di questa commedia lirica, come l’ha definita il librettista Arrigo Boito, si è respirata solo in parte ieri sera al Municipale.
Le scene di Emanuele Sinisi, tecnicamente ben congegnate, e i bei costumi di Valeria Donata Bettella, a poco sono serviti a vitalizzare una delle partiture più stratificate della storia del melodramma.
L’impianto registico di Leonardo Lidi è risultato troppo semplicistico nella caratterizzazione dei personaggi che, seppur uniti da unanimi intenti, dovrebbero dominare l’intreccio attraverso personalità ben definite e prorompenti.
L’uso dei mimi en travesti, in contrappunto alle allegre comari, se in un primo momento ha strappato qualche sorriso, a lungo andare è risultato una trovata alquanto monotona e prevedibile. Ancor più povera di idee è stata la luminosissima scena notturna nei pressi della quercia di Herne in cui è venuto a mancare il misterioso – a tratti inquietante – incanto shakespeariano, qui minimizzato con tanto di coro schierato e immobilismo generale.
Ma l’elemento che più è venuto a mancare è stato lo humor nelle scene salienti come ad esempio la visita di Quickly a Falstaff, pagina dipinta da Verdi con esilarante arte scenica, ma qui rimasta nelle intenzioni musicali e nell’immaginario collettivo.
Sul versante musicale Luca Salsi, reduce dai trionfi scaligeri di Tosca, spogliatosi dei panni del perfido barone Scarpia ha vestito per la prima volta le vesti di Sir John Falstaff suscitando unanimi consensi.
Musicalmente a suo agio, Salsi ha cesellato con dettagliata cura l’articolata scrittura verdiana dando vita a un personaggio di nobili accenti, grazie a un’emissione sempre tesa al canto.
Al suo fianco l’ottimo Ford di Vladimir Stoyanov le cui intelligenti doti vocali sono sorrette da abilità sceniche sempre coerenti.
Ben collaudato è risultato il Dottor Cajus di Luca Casalin mentre non sempre a fuoco il Fenton di Marco Ciaponi.
Le amabili comari, seppur ben assortite, sono risultate un po’ troppo omogenee scenicamente. L’applauditissima Giuliana Gianfaldoni (Nannetta) ha sfoderato filati interessanti, precisa come sempre Serena Gamberoni nel ruolo di Alice, vellutata la Quickly di Rossana Rinaldi e un po’ troppo timida ma corretta la Meg di Florentina Soare.
Bene Marcello Nardis (Bardolfo) e Graziano Dallavalle (Pistola).
Attenta all’insieme e ai rapporti tra buca e palcoscenico, la concertazione di Jordi Bernàcer è risultata molto nitida anche laddove la partitura avrebbe richiesto maggior rilievo e accento.
Ottimo come sempre il Coro del Teatro Municipale istruito dal maestro Corrado Casati.
Gian Francesco Amoroso
(24 gennaio 2020)
La locandina
Direttore | Jordi Bernàcer |
Regia | Leonardo Lidi |
Scene | Emanuele Sinisi |
Costumi | Valeria Donata Bettella |
Luci | Fiammetta Baldiserri |
Assistente alla regia | Riccardo Buscarini |
Personaggi e interpreti: | |
Sir John Falstaff | Luca Salsi |
Ford | Vladimir Stoyanov |
Fenton | Marco Ciaponi |
Dottor Cajus | Luca Casalin |
Bardolfo | Marcello Nardis |
Pistola | Graziano Dallavalle |
Mrs. Alice Ford | Serena Gamberoni |
Nannetta | Giuliana Gianfaldoni |
Mrs. Quickly | Rossana Rinaldi |
Mrs. Meg Page | Florentina Soare |
Orchestra Dell’emilia-Romagna Arturo Toscanini | |
Coro Del Teatro Municipale Di Piacenza | |
Maestro Del Coro | Corrado Casati |
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