Palazzetto Bru Zane. I quartetti di Reicha da Praga a Parigi
Ci sono compositori che fanno del rigore formale la loro cifra più immediatamente distinguibile; una sorta di firma che accompagna pressoché tutta la loro produzione. Antoine Reicha, boemo di nascita, di educazione viennese e francese per vocazione appartiene sicuramente a questa categoria seppur con qualche distinguo, dati da improvvise e spiazzanti arditezze armoniche che fanno di lui un autore da riscoprire, superando in certo modo la sua fama di didatta.
Prove esemplari di questo sono i due quartetti che il Quatuor Ardeo, compagine tutta al femminile ha proposto nel concerto inaugurale del Festival Antoine Reicha, musicista cosmopolita e visionario del Palazzetto Bru Zane alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, piena come non mai.
Nel Quartetto op 49 n.1 in Do maggiore (Vienna 1804-1805) la derivazione mozartiana compare con tutta evidenza nell’Allegro iniziale, nel quale l’incipit del Concerto K 491 è immediatamente riconoscibile, così come balza all’orecchio il Quartetto K 387 nell’esposizione del secondo tema. La composizione è in ogni caso fresca, formalmente perfetta e si apre in slanci del tutto personali soprattutto nel Trio e nell’ Allegro finale.
Di natura del tutto diversa appare il Quartetto op. 90 n. 2 in Sol maggiore (Bonn-Parigi 1820) nel quale l’impronta haydeniana resta in filigrana e sullo sfondo, come se si trattasse di un pretesto per dire altro. Della pagina colpisce il carattere “popolare” delle soluzioni ritmiche e contrappuntistiche che si coniugano ad una narrazione melodica di bella inventiva.
L’Ardeo ha una lunga frequentazione con Reicha (la loro incisione dei due quartetti è del 2014) e si sente. Lo scavo interpretativo risalta in un’attenzione al dettato della partitura che prende vita in un fraseggiare rigoglioso e sostenuto da impulsi dinamici posti a mettere in evidenza la duplice natura del tratto compositivo di Reicha, orgoglioso del passato e curioso del futuro.
Le quattro giovani interpreti, Carole Petitdemange e Mi-sa Yang, violini, Yuko Hara, viola e Joëlle Martinez, violoncello danno prova di grande tecnica ed encomiabile affiatamento, soprattutto nell’op. 49 che trova resa perfetta in arcate corpose e ricerca costante di colori.
Successo pieno e un bis: la Méditation per quartetto d’archi di Guillaume Lekeu, morto ventiquattrenne nel 1894, decisamente scolastica ma comunque non priva d’interesse.
Alessandro Cammarano
(Venezia, 23 settembre 2017)
La locandina
Quatuor Ardeo | |
Carole Petitdemange, Mi-sa Yang | Violino |
Yuko Hara | Viola |
Joëlle Martinez | Violoncello |
Programma | |
Antoine Reicha | |
Quartetto op. 49 n. 1 in Do maggiore | |
Quartetto op. 90 n.2 in Sol maggiore | |
Guillaume Lekeu | |
Méditation per quartetto d’archi |
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