Udine: al Festival Viktor Ullmann il duo Amoroso-Palumbo omaggia Vittore Veneziani
Entartete Musik, ossia musica degenerata, fu definita negli anni che precedettero la seconda Guerra Mondiale, quella sterminata produzione in cui molti protagonisti del mondo musicale europeo iniziarono a introdurre nelle loro opere forti elementi di rottura con gli schemi compositivi fino a quel momento considerati fondanti.
Alcuni di essi, quasi tutti di religione ebraica, furono perseguitati dal nazifascismo per il loro impegno culturale e artistico. Gran parte di loro trovò rifugio all’estero, per lo più in America, ma anche nella vicina Svizzera, altri, è il caso di Ullmann, furono imprigionati e deportati nei campi di concentramento e di sterminio da cui non fecero più ritorno.
Il Festival Viktor Ullmann che si svolge da qualche anno in varie località della Regione Friuli Venezia Giulia, è dedicato a loro e, in collaborazione con il Comune di Udine e con il contributo della Regione, ha da poco presentato nella bella sala di Casa Cavazzini sede del nuovo Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, a Udine, un programma dedicato a Vittore Veneziani, nato a Ferrara, il 25 maggio del 1878, ed ivi morto il 14 gennaio del 1958.
Veneziani fu il più importante direttore di coro italiano fra le due guerre. La celebre incisione di Norma che la Columbia produsse agli inizi degli anni Cinquanta del Novecento sotto la direzione di Tullio Serafin alla testa dei complessi scaligeri, vede il suo nome in locandina accanto a quelli, entrati nel mito, del Maestro di Rottanova di Cavarzere, di Maria Callas, di Ebe Stignani, di Mario Filippeschi e di Nicola Rossi Lemeni.
Figlio di un commerciante ebreo, corista dilettante e appassionato di musica, Vittore Veneziani frequentò a Ferrara la Scuola Comunale di Musica Frescobaldi per perfezionare la sua formazione al Liceo Musicale di Bologna dove fu allievo di Giuseppe Martucci. Iniziò l’attività professionale come insegnante di canto corale al conservatorio di Venezia dove restò per nove anni. Tra il 1913 e il 1919 diresse la Scuola Municipale di Canto Corale a Torino, ricoprendo anche l’incarico di maestro del coro del Teatro Regio.
Chiamato al Teatro Comunale di Bologna, vi restò poco, fino al 1921 quando Toscanini lo invitò a dirigere il coro della Scala. Nel 1938 fu costretto a dare le dimissioni in seguito alla promulgazione da parte di Mussolini delle leggi razziali.
Prima di rifugiarsi in Svizzera si dedicò al coro del tempio israelitico di Milano. Nel luglio del 1945, di nuovo chiamato da Toscanini, rientrò in Italia e riprese, non senza difficoltà, il posto di direttore del coro della Scala, partecipando ai concerti di riapertura del teatro distrutto dai bombardamenti durante la guerra e diretti da Toscanini, e a tutta l’attività che si svolse nella sala del Piermarini e fuori sede. Nel 1955, tornato a Ferrara, contribuì alla costituzione dell’Accademia Corale che oggi ha preso il suo nome.
Vittore Veneziani fu molto attivo anche come compositore, soprattutto di musica vocale, e una raccolta di liriche per canto e pianoforte era al centro del bel concerto celebrativo del Giorno della Memoria che il Festival Viktor Ullmann ha affidato al duo Gian Francesco Amoroso/Beatrice Palumbo, pianista lui, soprano lei.
Diciotto brani su testi di Guido Pusinich in cui Vittore Veneziani canta l’amore, il cibo, le solitudini, le ebbrezze, le nostalgie: tutti quei sentimenti e quei sapori, insomma, che appartengono al regno della poesia quotidiana. Le melodie, che rimandano all’opera di Martucci, Respighi o, perché no, di Wolf Ferrari, scorrono ora liete, ora malinconiche e ci sono restituite con cura dai due giovani musicisti che dimostrano grande passione e grande affiatamento.
Il timbro cristallino di Beatrice Palumbo stupisce per morbida levigatezza, in un gioco di rimandi e complicità che bene asseconda il pianismo elegante e raffinato di Gian Francesco Amoroso. Non sempre i testi sono esposti con altrettanta efficacia, ma l’armonia dell’assieme restituisce ed esalta il fascino discreto della musica di Vittore Veneziani.
Oltre a numerosi cori e alle romanze da camera, il musicista ferrarese scrisse una Messa dedicata alla Corale di Roveredo, dove fu attivo negli anni dell’esilio, e l’opera La leggenda del lago su libretto di Pusinillot, rappresentata alla Fenice nel febbraio del 1911, gli anni in cui l’autore scrisse gran parte delle liriche che ci sono state offerte come un dono raro e che il pubblico di Casa Cavazzini ha applaudito con calore.
Rino Alessi
(9 febbraio 2020)
La locandina
GIORNATA DELLA MEMORIA |
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Soprano | Beatrice Palumbo |
Pianoforte | Gian Francesco Amoroso |
Programma: | |
Liriche per canto e pianoforte di | |
Vittore Veneziani |
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