Buon compleanno signora Scotto!

Ironia della sorte, Renata Scotto, ligure, nata a Savona il 24 febbraio del 1934, festeggia il suo ottantaseiesimo compleanno, a pochi giorni dalla scomparsa della sua illustre rivale Mirella Freni che era più giovane di lei di un anno e che il compleanno lo avrebbe festeggiato nei prossimi giorni.

Per tutta una generazione di melomani e di frequentatori del teatro d’opera, Mirella Freni e Renata Scotto – l’ordine è rigorosamente alfabetico come in un celebre disco di duetti che incisero assieme per la Decca – rappresentarono, agli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso una riproposizione, in minore, della rivalità Callas-Tebaldi che aveva infiammato gli animi nel decennio precedente.

La rivalità opponeva non tanto le persone delle due artiste – più casalinga e da brava emiliana, con i piedi ben attaccati per terra la Freni, più ambiziosa e in cerca di nuovi orizzonti la Scotto, – quanto la vocalità e le scelte di repertorio.

Mirella Freni era la bella voce tout court, il lirismo candido, la prudenza nell’affrontare personaggi adeguati alle proprie possibilità, Renata Scotto era, ed è, l’irrequietezza, il gusto della sfida, – interpretare tutti e tre i ruoli femminili del Trittico pucciniano in una sola sera, per esempio -, il piacere di misurarsi in territori che esulavano dalle sue origini di soprano belcantista, per affrontare una seconda carriera di regista d’opera, prima di dedicarsi esclusivamente all’insegnamento.

Indiscussa primadonna del Met tra il 1960 e il 1980, Renata Scotto si trasferì giovanissima da Savona a Milano dove studiò canto, prima con il baritono Emilio Ghirardini, poi, su consiglio di Alfredo Kraus, con Mercedes Llopart. Aveva iniziato a studiare come contralto, ma dopo tre anni, si scoprì soprano lirico-leggero per virare in seguito nel repertorio drammatico d’agilità, non senza chiudere la carriera come contralto affrontando, per esempio, il personaggio di Klytämnestra nell’Elektra di Richard Strauss.

Appena diciannovenne debuttò nel 1952 al Teatro Gabriello Chiabrera della sua città interpretando Violetta ne La traviata. L’anno successivo, sempre a Savona, affrontò, temerariamente, la sua prima Madama Butterfly. Uscita vincitrice dalle selezioni dell’Aslico fu nello stesso anno al Teatro Nuovo di Milano con La traviata, poi all’Alfieri di Torino in Margherita da Cortona di Licinio Refice per chiudere trionfalmente il 1953 esordendo alla Scala nell’inaugurale La Wally di Catalani nel ruolo en travesti di Walter accanto a mostri sacri come Renata Tebaldi, Mario Del Monaco e Gian Giacomo Guelfi, sotto la direzione di Carlo Maria Giulini  cui la Scala affidò un titolo originariamente destinato a Victor De Sabata.

Avrebbe potuto continuare alla Scala in ruoli secondari, ma la giovane Scotto preferì essere protagonista in teatri meno importanti e iniziò una gavetta nei teatri della provincia italiana.

Nel 1954, scelta da Francesco Molinari Pradelli, è Lisa ne La dama di picche di Ciajkovskij, prima al Comunale di Bologna, poi al Verdi di Trieste, dove affronta, in seguito, il personaggio da soubrette di Ännchen nel Franco cacciatore di Weber accanto a Leyla Gencer, e un altro titolo del repertorio russo, La leggenda della città invisibile di Kitesc di Rimskij-Korsakov.

Già nel 1957 Renata Scotto era ben nota in Italia. Era stata Micäela nella Carmen sia alla Fenice sia allo Stoll Theatre di Londra, quando la Scala tornò a offrirle un personaggio secondario, Lisa ne La Sonnambula di Bellini, per affiancare Maria Callas nella tournée a Edimburgo dei complessi milanesi. Renata rifiutò e contropropose al teatro di fare da cover alla Callas come Amina. Fu l’occasione della sua vita.

Il 3 settembre del 1957, con solo due giorni di preavviso, la giovane Renata Scotto sostituì la Divina impegnata in mondanità veneziane al fianco di Onassis: fu un successo clamoroso che la promosse sull’istante allo status di primadonna e le assegnò un posto privilegiato fra gli artisti della Scala.

Se però nella sala del Piermarini il pubblico finì per preferirle Mirella Freni, che Karajan impose anche ne La Traviata del 1963, nonostante la Scotto avesse già un contratto in mano per quel titolo e lo avesse già inciso con i complessi scaligeri, sia pure con altro direttore, nel 1965 Renata Scotto si prese la sua rivincita e debuttò trionfalmente sia al Metropolitan con la Madama Butterfly, sia al Covent Garden con La Traviata.

Con la Scala i rapporti s’interruppero bruscamente dopo l’inaugurazione della stagione 1970/1971 con I Vespri Siciliani di Verdi e le polemiche con Maria Callas che, senza cantare, ebbe più applausi della Scotto la sera di Sant’Ambrogio. Ambiziosa e pugnace la “Teiera”, come la chiamavano i loggionisti della Scala per il suo viso paffuto e il suo fisico rotondo, non si diede per vinta.

Approdata negli Stati Uniti dove si trasferì con la famiglia, il marito Lorenzo Anselmi, violinista della Scala e i due figli, Renata si è completamente rinnovata nel fisico e nel repertorio, ha affrontato spavaldamente una seconda stagione di nuovi debutti e importanti incisioni discografiche, e negli anni successivi ha aggiunto parecchi nuovi personaggi al suo sterminato repertorio: è stata Lady Macbeth con Muti a Londra, Musetta, dopo essere sempre stata Mimì, con Levine in una Bohème teletrasmessa dal Met, Tosca, Gioconda, Adriana Lecouvreur, Francesca da Rimini, Fedora fino ad arrivare a La Medium di Menotti, La voce umana di Poulenc, la Marescialla de Il cavaliere della rosa di Richard Strauss, il personaggio preferito della sua maestra Llopart con cui si ripresentò al Massimo Bellini di Catania sotto la direzione di Spiros Argiris. E poi  Erwartung di Schönberg, Kundry nel Parsifal di Wagner, ancora Strauss, quello drammatico di Elektra nel personaggio di Klytämnestra con cui diede l’addio alle scene.

Dal 1986 si è occupata anche di regie d’opera: non sono stati spettacoli passati alla storia ma nel 1995, alla New York City Opera, diresse La Traviata, ripresa in diretta televisiva, che s’aggiudicò il prestigioso Emmy Award come miglior evento televisivo dal vivo. Dal 1997 è Accademico di Santa Cecilia. Nello stesso anno fondò l'”Accademia Operistica Renata Scotto”. Il 27 febbraio 2011 ricevette il premio “Met Legends”.

Oggi si divide fra New York, dove risiede e dove i figli vivono e lavorano, e la natia Liguria, dove torna a trascorrere le estati. A proposito d’estate, e per tornare all’antico duello fra primedonne; quanto la Freni fu prudente nel rifiutare di cantare all’aperto, tanto la Scotto fu regina dei palcoscenici en plein air, dall’Arena alle Terme di Caracalla, dai teatri estivi della Sicilia al Cortile delle Milizie del Castello di San Giusto a Trieste, dove fu, giovanissima, e solo in quell’occasione, Nedda nei Pagliacci e Liù nella Turandot. “Ma le ho davvero cantate?” mi chiese quando ci sentimmo al telefono, “strano, credevo di averle solo incise, me n’ero completamente dimenticata.”. Bizzarrie di Primadonna. Auguri Signora Scotto!

Rino Alessi

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