Stefania Bonfadelli racconta le compositrici e “Note dal silenzio” di Anna Beer
Chi, meglio di Stefania Bonfadelli, può aiutarci a commentare l’uscita in libreria di Note dal silenzio, le grandi compositrici della musica classica scritto da Anna Beer nel 2016 e da poco pubblicato in versione italiana da EDT?
L’ex soprano che il mondo c’invidia e che, da brava primadonna imprenditrice, lasciato senza rimpianti il palcoscenico, si è affermata come regista d’opera e di prosa, alternando quest’attività con quella di docente, ha – poteva essere altrimenti? – aderito con entusiasmo all’invito.
La raggiungiamo al telefono mentre si trova a Roma, reduce da una breve puntata a Verona, la sua città d’origine. «Il mio amico Marco Vinco, basso e veronese come me – racconta – è il nuovo presidente dell’Accademia di musica Antonio Salieri di Legnago, un’istituzione che non solo è convenzionata con i conservatori di Verona, Mantova e Rovigo, ma che da ben novantaquattro anni, attraverso l’insegnamento di strumenti e diverse discipline musicali, svolge un’attività formativa molto articolata.». L’impegno veronese di Bonfadelli prevede un incontro con un gruppo di allievi fra i venticinque e i ventisei anni, spalmato per dieci sessioni tra il febbraio scorso e la fine di maggio: «Ogni incontro è dedicato a un’opera», racconta ancora.
L’impegno veronese è anche un modo, per Stefania Bonfadelli, di spostarsi da Roma, dove risiede, e Verona, dove raggiunge la sua famiglia d’origine. Un modo efficace per dividersi fra le sue due famiglie e di dedicare parte del suo tempo romano all’assistenza della madre adottiva, Franca Valeri, prossima a festeggiare, ancora lucida, i suoi primi cent’anni.
«Ho cantato due concerti dedicati a primedonne compositrici del periodo romantico – ricorda Stefania – quindi ad artiste che rappresentano soltanto una piccola parte sotto il profilo temporale della ricerca che il libro ci restituisce.». Con grande dovizia di particolari, infatti, Anna Beer ci racconta otto donne musiciste dalla Firenze del Rinascimento di Francesca Caccini e Barbara Strozzi alla Londra del Novecento di Elizabeth Maconchy con una puntata nella fascinosa Parigi Bella Époque di Lili Boulanger.
«Le composizioni che io ho affrontato – racconta ancora Bonfadelli – sono degli studi sulla vocalità dell’Ottocento. Prendiamo l’Invito alla campagna di Giuditta Pasta, che è stata la prima che ho studiato e che ho eseguito nel concerto alla Sala Maffeiana del Teatro Filarmonico di Verona. La Pasta fu amica e forse anche più di Bellini, il mio autore prediletto, la prima interprete di Sonnambula e Norma. Come belliniana sfegatata m’interessava capire quale fosse la vocalità della prima interprete di due personaggi che, nel corso degli anni, sono stati affrontati da soprani molto diversi. La voce della Pasta era estesissima, e l’aria lo dimostra. Eseguirla è stata davvero una sfida con me stessa.».
Il libro e la sua autrice ci ricordano, però, la battaglia violentissima che, attraverso i secoli, le donne hanno combattuto tenendo testa a ideologie e consuetudini che le escludevano dalla creazione musicale.
«Le donne compositrici sono state e sono tuttora donne concrete e in questo le sento vicine a me. Prendiamo Pauline Viardot, la sorella di Maria Malibran. Ha scritto una sua Cendrillon ma pochi se ne sono accorti, affascinati da quella molto più famosa di Rossini. I tempi non erano maturi per l’affermazione di una donna in questo campo, c’erano sempre dei problemi da affrontare con i nostri amici maschietti…».
La ricerca di Anna Beer coincide con quella di un’altra artista veneta, il mezzosoprano Elena De Simone che, dopo essersi dedicata alla ricerca e all’esecuzione di Hasse, è da poco uscita con un CD dedicato a composizioni sconosciute di Maria Teresa Agnesi…
«Non conosco quest’autrice, ma ammiro un’artista che in tempi difficili, amplia il proprio raggio d’azione dalla pura esecuzione alla ricerca musicologica. È un arricchimento per tutti, anche se le musiche ritrovate non sono di primissima qualità ed è giusto valorizzarle queste ricerche e dare loro spazio.».
Inutile dire che a Stefania Bonfadelli piacerebbe molto mettere in scena, per esempio, la Cendrillon di Pauline Viardot. Possibilmente con un cast giovane: «Trasmettere ai giovani quello che so fare, credo, abbastanza bene, è un’altra fonte di arricchimento. Non credo all’opera in streaming, l’opera è arte, non intrattenimento, i politici se ne dimenticano troppo spesso. Apprezzo il cinema e in alcuni casi la fiction in tv, amo il film opera d’autore, posso seguire con piacere una commedia di Goldoni in tv, ma da ex interprete quando ascolto un’opera, ho bisogno di sentire la vibrazione nel mio stomaco.».
Anna Beer
Note dal silenzio, le grandi compositrici della musica classica scritto
EDT (pagg. 294, euro 26)
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