Venezia – Inori di Stockahusen inaugura la 61ª Biennale Musica

È necessario spiegare Inori (Preghiera in giapponese)? Non è già tutto luminosamente chiaro nel nome? Preghiera non è sufficiente? Per noi il solo titolo del capolavoro di Karlheniz Stockhausen racchiude in sé l’essenza più intima della composizione e i circa quarantacinque minuti di “introduzione” (con tanto di traduzione in Inglese) e aneddoti vari ci hanno tediato non poco. Sarebbe bastato l’intervento di Kathinka Pesveer, flautista/mimo, compagna di Stockhausen ed interprete di Inori dal 1989, ad illustrare i movimenti.

La straordinaria unione fra musica e gesto che si fondono compenetrando la loro natura più intima non si limita a dare l’idea di Preghiera in quanto sono esse stesse Preghiera, intesa come il più puro ed immediato (privo di mediazione) dialogo fra Naturale e Spirituale.

Il fondamento di Inori risiede in un unico Sol che si sviluppa in una strabiliante narrazione enarmonica in tredici suoni corrispondenti ad altrettanti gesti, derivati da differenti religioni, del Mimo/Danzatore.

L’orante non ha bisogno di parole per esprimere il Sacro: il gesto, o meglio i gesti stilizzati esprimono pienamente il suo sentire, che è poi un sentire universale e trascendente.

Il Silenzio diviene Musica e la Musica Silenzio; la spazializzazione sonora data dalla disposizione dell’orchestra produce effetti di straniante bellezza, qui grazie anche alla perfetta regia del suono curata da Alvise Vidolin.

La scena di Alessandro Chiti ricalca con fedeltà pressoché assoluta quella immaginata e voluta dal compositore stesso, con l’aggiunta azzeccata di due elementi triangolari che conferiscono all’alta pedana un’efficace verticalità.

Funziona benissimo anche la mise en espace di Alberto Oliva forte di un disegno di luci che richiama con immediatezza i colori propri delle liturgie delle diverse religioni.

Marco Angius, alla testa di un’Orchestra di Padova e del Veneto in stato di grazia, offre di Inori un’interpretazione lucidamente analitica ed allo stesso tempo vividamente illuminata da intensi momenti meditativi, il tutto in una visione d’insieme di sconcertante unità estetica e di contenuti.

Magnifica Roberta Gottardi, che canta con le mani calandosi integralmente nello spirito più intimo della pagina con una semplicità di disarmante bellezza.

Successo pieno e applausi prolungati per tutti.

Alessandro Cammarano

(Venezia, 29 settembre 2017)

La locandina

Karlheinz Stockhausen
Inori
preghiera per solista e orchestra (1973-74)
Direttore Marco Angius
Mimo/danzatore Roberta Gottardi
Mise en espace Alberto Oliva
Scenografia Alessandro Chiti
Regia del suono Alvise Vidolin
Orchestra di Padova e del Veneto
Prima esecuzione italiana

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