Jazz is back!

Il direttore artistico di Vicenza Jazz, Riccardo Brazzale, non se ne avrà a male se osserviamo che il titolo dell’evento di cui nelle ultime settimane ha curato la realizzazione, non senza le difficoltà create dai tempi, dice la verità, ma non dice tutto. “Jazz Is Back”, recita l’intestazione della serata di cui parliamo: il jazz è tornato. Ma c’è molto di più, per cogliere appieno il senso di un concerto a suo modo destinato a fare storia. Soprattutto, oltre al jazz ritorna anche il Teatro Olimpico come luogo di musica dal vivo, in generale di spettacolo. E scusate se è poco.

Il tutto nella fatidica data del 15 giugno, il giorno della “grande riapertura” dei teatri dopo l’emergenza Coronavirus.

Così, mentre in Italia cresce il rumore di fondo di musicisti e teatranti, organizzatori e uffici stampa, schierati in ordine sparso e fra di loro “guerreggianti” – tutti ad annunciare, anticipare, promuovere, spiegare e un po’ trarre in inganno sulla realtà effettuale – a Vicenza è riuscito il gioco di prestigio. Un annuncio quasi sommesso (e perché invece non battere la grancassa? Lo si fa dovunque in questi giorni, specialmente dove non vale la pena), ma un dato certo: il più antico teatro coperto del mondo riapre i battenti nel giorno stesso in cui è permesso farlo e ben pochi lo fanno, lungo la Penisola. E lo fa con il primo live jazzistico in Europa.

Dal punto di vista dello spazio, la portata simbolica dell’evento è nitida, perfino emozionante. Perché è la storia che si prende la sua rivincita e afferma le sue prerogative. E la storia è quella di un teatro costruito a partire dal 1580, pochi anni dopo che un’epidemia di peste aveva falciato un terzo della popolazione di Vicenza. E inaugurato nel 1585 con “Edipo Tiranno”, la tragedia di Sofocle che si apre con un’intera città sotto la sferza mortale di un’epidemia. Quella città fu immaginata e realizzata da Vincenzo Scamozzi con le scene lignee che tuttora si conservano: una magica prospettiva sulle vie di Tebe. E da sempre gli studiosi spiegano che in quelle scene “urbane” è Vicenza stessa che si rispecchia. Quindi, riaprire l’Olimpico all’attività per cui è nato, lo spettacolo, vuol dire offrire una potente dimensione simbolica alla riapertura di Vicenza, e dunque dell’Italia.

Quanto al fatto musicale – che in fondo consacra definitivamente il dialogo fra il teatro monumentale e la musica afroamericana inaugurato un quarto di secolo fa – Brazzale ha messo in piedi una sorta di staffetta concertistica durante la quale diverse generazioni del più affermato jazz italiano (le restrizioni ai viaggi hanno dettato la linea) si susseguiranno sul palcoscenico a due a due, solo una volta allargando l’organico a tre elementi. Altra inevitabile concessione e ai “protocolli sanitari” per il distanziamento degli esecutori.

L’apertura sarà per il sassofonista e clarinettista Gianluigi Trovesi, in duo con il pianista Umberto Petrin. Trovesi non è solo uno straordinario musicista, è anche un testimone dalla prima linea del disastro: è nato e vive a Nembro, il paese più drammaticamente colpito dalla pandemia. La giovane generazione sarà rappresentata dal trombettista Luca Aquino  con il pianista Giovanni Guidi e la cantante Flo. Quindi toccherà a Claudio Fasoli, il sassofonista che da sempre è una colonna di Vicenza Jazz e ha magnificamente doppiato il capo degli 80 anni. Con lui il raffinato pianista Paolo Birro, talento di casa nostra. Chiusura con Paolo Fresu, popolare stella jazzistica internazionale pure di casa nella rassegna jazzistica vicentina. Il flicornista e trombettista sardo sarà affiancato dal bandoneón di Daniele Di Bonaventura, marchigiano dagli interessi musicali multiformi. È del novembre dello scorso anno, ad esempio, l’incursione nella divina Petite Messe Solennelle di Rossini, realizzata da Di Bonaventura con la complicità di Fresu e del pianista Uri Caine proprio a Pesaro, la patria del compositore.

La locandina ufficiale chiude qui. Ma poiché siamo nel jazz, chi può escludere che alla fine questi nove musicisti si ritrovino insieme per una jam session conclusiva e beneaugurante? In fondo, il palcoscenico dell’Olimpico è poco profondo ma larghissimo: spazio per il distanziamento ce n’è.

Come vogliono oggi le norme, in sala entreranno non più di 100 persone, tutti invitati di riguardo, i dedicatari dell’evento: una rappresentanza di medici e infermieri dell’ospedale San Bortolo. Per tutti gli altri, la diretta televisiva è assicurata, a partire dalle 21.10, da TvA Vicenza sia sul digitale terrestre che sul satellite e in streaming su smartphone e tavolette grazie alla App dell’emittente vicentina.

Il tutto non è quel che resta di Vicenza Jazz 2020. Semmai è un anticipo di Vicenza Jazz Winter, da tempo idea fissa di quello sponsor sapiente di musica che è l’imprenditore Luca Trivellato, senza il quale a Vicenza di jazz se ne sentirebbe molto, ma molto meno. E pure della musica cosiddetta classica.

Cesare Galla

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