Ravenna: Riccardo Muti, Tamás Varga e tutti i colori di Dvořák
In un concerto dedicato ad Antonín Dvořák, Riccardo Muti è tornato il 12 luglio alla Rocca Brancaleone per il Ravenna Festival, sul podio dell’Orchestra giovanile Luigi Cherubini e con il violoncellista Tamás Varga. In programma il Concerto per violoncello n. 2 op. 104 e la Sinfonia “Dal nuovo mondo” n. 9 op. 95, i due lavori probabilmente più eseguiti del compositore ceco.
Per non cadere in una lettura scontata di pagine così note, direttore e violoncellista devono possedere una grande e originale personalità interpretativa: se non nutrivamo dubbi per quanto riguardava Muti, ci ha felicemente colpito la prova di Tamás Varga, che non avevamo mai ascoltato prima in un ruolo solistico e che si trovava particolarmente esposto, in un concerto che esplora a fondo le possibilità dello strumento e richiede notevoli capacità virtuosistiche quanto espressive.
Varga si è rivelato un violoncellista di gran rango, con una padronanza di prim’ordine della tecnica e dell’intonazione, un lirismo mai strabordante ma sorgivo ed eloquente; possiede inoltre la capacità di porsi con immediatezza e partecipazione in rapporto con l’orchestra e con il direttore, qualità quest’ultima che ha evidentemente affinato negli oltre vent’anni come primo violoncello dei Wiener Philharmoniker.
Calorosamente applaudito dal pubblico che riempiva la Rocca ravennate come, possiamo immaginare, dai molti ascoltatori che seguivano la diretta streaming della serata, Varga ha offerto come bis, con giustificato orgoglio paterno, la Ballata in giallo composta a dodici anni dal figlio Konrád, violoncellista a sua volta.
Come nel Concerto op. 104, anche nel prosieguo della serata l’Orchestra Cherubini, sempre prontamente reattiva al gesto del direttore, ha esibito le sue migliori qualità: la coesione e la bella qualità di suono degli archi, la brillantezza dei legni e degli ottoni, che hanno offerto alcuni pregevoli interventi solistici (solo un esempio: il corno inglese che intona la sua elegiaca melodia all’inizio del secondo movimento, il Largo, della Sinfonia n. 9 dopo il corale morbidamente suonato dagli ottoni), e la puntualità delle percussioni.
Riccardo Muti, che questa sinfonia “americana” aveva portato in tournée in Italia e altri Paesi europei nel gennaio scorso con la Chicago Symphony di cui è direttore musicale da dieci anni (mentre ricorre il quarantennale di un’altra sua importante tappa statunitense del passato, la nomina a direttore musicale della Philadelphia Orchestra), come aveva fatto per il Concerto ne ha tessuto l’ampissima trama sonora assecondandone con un profluvio di colori la ricchezza melodica e mostrando una sensibilità costante per l’agogica più efficace, nei continui rapporti tra tensione e distensione, in un superbo dominio della struttura formale.
Pubblico francamente entusiasta in conclusione della serata.
Patrizia Luppi
(12 luglio 2020)
La locandina
Direttore | Riccardo Muti |
Violoncello | Tamás Varga |
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini | |
Programma: | |
Antonín Dvořák | |
Concerto per violoncello n. 2 op. 104 | |
Sinfonia “Dal nuovo mondo” n. 9 op. 95 |
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