Serata di calibro internazionale a Martina Franca per il Premio Rodolfo Celletti a Sara Mingardo

Ci cono serate come quella vissuta al Palazzo Ducale di Martina Franca il 29 luglio 2020 che restano impresse nella memoria e che vorremmo poter rivivere. Non tanto per l’occasione in sé (che già sarebbe un buon motivo), quanto per la qualità della proposta artistica e della sua realizzazione magistrale di cui si può solo che dir bene per ognuna delle componenti interessate. Iniziamo con una nota riguardo il programma ascoltato, chiaramente composto secondo il “filo” che annoda gli appuntamenti della quarantaseiesima edizione e che, evitando di scadere in una mera didascalia, riesce a toccare oltre che il tema di Arianna anche il tema della messa in valore delle Voci in campo: seguire un percorso tematico è bene, avere l’acutezza di farlo senza dimenticare le peculiarità dei protagonisti è senz’altro un valore aggiunto di cui bisogna dar conto.

Con questa premessa meglio si comprendono le ragioni di esecuzioni esatte di lavori che, per ottenere tale risultato, necessitano di un vero approfondimento preparatorio che sia figlio di ricerca, analisi e coscienza critica del repertorio.

Sin dal principio con la Sinfonia a 5 e a 3 si placet in sol minore di Salomone Rossi si è avuto chiaro che la compagine “Il pomo d’oro”, e con essa Francesco Corti che la guidava come d’uopo al cembalo, avesse adempiuto a tutte le premesse di cui sopra e ci avrebbe garantito una serata all’insegna della qualità e della Bellezza. La pulizia della gestione delle parti, unitamente alla costante rivelazione di affetti e accenti, è stata incredibilmente costante per tutto il corso del programma e, nell’incontro con voci specializzate e di riferimento per il repertorio barocco come Mingardo e Aspromonte, è arrivata chiaramente a ricordarci che, quando le cose si fanno per bene, ogni repertorio è più che gradito, perché se ne percepisce l’essenza vera, quella che vede l’interprete come un servitore di quella grande missione di sacrificio che è la Musica. È quindi difficile trovare parole per sottolineare quanto ci abbia fatto bene stupirci di voler “essere attenti” dall’inizio alla fine, desiderando di non perdere una nota o una sprezzatura, un respiro o un’arcata; quanta maestria (evidentemente frutto di una costanza di studio “assieme”), quanti dettagli scavati e diffusi: non “specchietti per le allodole” ma una condotta generale di alta specializzazione (reale!) che permette di poter definire la serata, senza riserva alcuna, un vero appuntamento da Festival internazionale. Quanto detto in riferimento alla percezione generale della serata e degli strumentisti in campo risulta amplificato se vogliamo, doverosamente, rendere conto dei meriti delle due Voci in scena.

Francesca Aspromonte, più volte già segnalata per l’indubbia completezza, è presenza artistica che piace ritrovare ogni volta per la capacità di essere dentro lo spettro sfaccettato delle Partiture nelle quali la sua voce assume a pieno titolo il valore concreto di strumento musicale: non c’è spazio per il vezzo apparente, la sostanza dell’idea e della “buona pratica” si mostrano in connubio armonico che trasmette realtà; ciò rende attuale (mai peccando in mancanza di rigore) un repertorio che è molto più vicino alle nostre esigenze di quanto si immagini.

Sara Mingardo è stata, ovviamente, regina della serata: Artista al servizio della Musica e, quindi, sempre in ascolto degli altri. Non ha certo bisogno di queste righe per essere descritta o esaltata per le sue qualità e per la sua storia: semplicemente è così com’è… e, per fortuna, lo è!

A spiegarcelo sono le sue stesse parole riguardo i suoi esordi qui a Martina Franca che, con disarmante semplicità, condivide per raccontarci un po’ cosa sia arrivare a fare così bene e come possano farlo le nuove generazioni: «Si studiava molto, si provava molto[…] Celletti era una persona molto diretta, ci curava molto[…] tornare qui è stato molto emozionante: ricordavo una sala gigantesca invece la sala è piccola, il che vuol dire che all’epoca io ero in un mondo grande per me […] studiavamo, studiavamo… ascoltavamo le lezioni degli altri, rubavamo i segreti del mestiere […] ci nascondevamo dietro le pile di sedie in Biblioteca per ascoltare i vocalizzi dei grandi artisti che venivano al Festival… ecco perché sono felice di poter essere utile, ora, ai giovani ragazzi dell’Accademia[…] Celletti era una persona straordinaria, quando andavamo a lezione a Milano non voleva mai essere pagato![…]Non ho mai amato e non mi è mai piaciuto sentir dire alle persone più vecchie di me “non ci sono più le cose di una volta”… oggi le voci ci sono, il problema è che c’è sempre meno gente che chiede di più ai giovani di fare di più… fanno due/tre cose e pensano di essere… non dico “arrivati” ma abbastanza “stabili”, invece non è vero! Più Maestri severi noi incontriamo (severi nel senso bello della parola: Maestri che chiedono cose diverse da quelle che facciamo) più abbiamo la possibilità di maturare, di crescere, di fare il meglio[…]così diventa bello, diventa interessante il lavoro quando si fanno delle cose in modo diverso… trovare un direttore che ci chiede di fare cose diverse è più bello che trovare un direttore che ci dice che siamo bravissimi e non chiede niente… e oggi la tendenza, invece, è quella di studiare poco! È un po’ “l’atteggiamento” che non aiuta i giovani… a volte si risentono anche; ma ci sono bravissimi ragazzi che studiano molto, che hanno talenti straordinari, che hanno curiosità di sapere e di studiare».

Talento, competenza, curiosità, impegno, studio, ricerca, sacrificio… E se fosse proprio questo mix il segreto per #ritrovareilfilo?

Riflettere in merito, oggi più di ieri, è indispensabile!

Serate come questa dimostrano chiaramente come la Musica, e la Cultura in generale, non siano soprammobili impolverati da contemplare, bensì creature che vivono ogni volta che ognuno di noi trova il coraggio di impegnarsi affinché vengano tirate fuori dal tempo: così trovano ragion d’essere, grazie ad una cosciente abnegazione unita all’onesta intellettuale di chi non smette di guardare alla realtà con la voglia di fare la differenza.

Antonio Smaldone
(29 luglio 2020)

La locandina

Soprano Francesca Aspromonte
Contralto Sara Mingardo
Direttore Francesco Corti
Il pomo d’oro
Programma:
Salomone Rossi
Sinfonia a 5. e a 3. si placet in Sol minore dal Secondo libro delle sinfonie e gagliarde
Barbara Strozzi
“L’amante segreto” n. 16 da Cantate, ariette e duetti op. 2
Antonio Caldara
“Che pietà da me chiedi?… La bella rosa” da Dafne
Pietro Antonio Locatelli
Concerto grosso n. 6 in Mi bemolle maggiore op. 7 “Il pianto di Arianna”
Georg Friedrich Händel
“Son qual stanco pellegrino” da Arianna in Creta
Johann Adolf Hasse
Sinfonia n. 6 in Sol minore op. 5
Antonio Vivaldi
Cantata Cessate omai, cessate RV 684
Nicola Antonio Porpora
“In amoroso petto” da Arianna in Nasso

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