La democrazia della musica nel “Concerto per l’Italia”
Ci sono occasioni – rare – in cui il “popolare” mostra tutta la sua nobiltà.
Ecco: nel “Concerto per l’Italia”, tornato in Piazza Duomo ad esorcizzare la paura che ancora serpeggia palpabilmente questa era la sensazione, con un programma democratico nella più alta accezione del termine e capace di conseguenza di portare la musica davvero a tutti.
L’emozione, a cominciare da quella di Riccardo Chailly, risultava evidente trasmettendosi al pubblico “distanziato” ancor prima che una nota fosse stata intonata, contribuendo a conferire ulteriore fascino ad una serata in qualche modo liberatoria.
Programma “popolare” ma non troppo e, a ben guardare di respiro europeo, tra sinfonie d’opera e grande repertorio tedesco e francese quello proposto da Chailly alla testa della Filarmonica della Scala in serata di grazia e padrona di nitore di suono e totale sintonia con la bacchetta.
In apertura la “risata” dell’ouverture del Don Pasquale, che Chailly legge in un’ottica di puro divertimento tra rubati ammiccanti e piccoli scarti di metronomo.
A seguire il Concerto per violino e orchestra in Mi min. Op.64 di Felix Mendelssohn con la parte solistica affidata al violini-star Maxim Vengerov, che è tra i pochi in carriera a non aver nessun timore a trarre il massimo dal suo strumento.
Assecondato dalla mercurialità dell’orchestra, che Chailly sbriglia in una narrazione di travolgente ritmicità senza mai dimenticare l’aspetto melodico, Vengerov dà prova di un virtuosismo mai fine a se stesso esprimendo una pienezza di suono che rasenta la sensualità. La cadenza dell’Allegro appassionato iniziale è un tripudio di fraseggio e di perizia tecnica; i pianissimi e i flautati rapinosi, uniti alle arcate turgide e agli staccati perfetti completano un’esecuzione che rimarrà a lungo nella memoria.
Concede il bis, Vengerov, a furor di standing ovation: la Méditation dalla massenetiana Thaïs in cui si ritrova la summa del romanticismo francese. Qui sono i colori a farla da padrone, col direttore che lancia gli archi in abbandoni stranianti.
Ci si rituffa nel melodramma con la sinfonia della Norma dalle eco pompier, con un fantasmagorico profluvio di suono che si stempera in momenti di abbandono idillico, il tutto in una lettura che sposa rigore e fantasia.
Nel successivo Intermezzo dalla Manon Lescaut Chailly trae accenti disperatissimi e arcate sonore di respiro ampio, il tutto a inquadrare la tempesta di emozioni descritte nell’impaginato pucciniano.
Il programma si chiudeva con la sinfonia della Forza del destino resa con meditata scelta di colori.
Successo trionfale e bis con l’ouverture del Guglielmo Tell risolta in un tripudio di colori dirompenti.
Alessandro Cammarano
(13 settembre 2020)
La locandina
Direttore | Riccardo Chailly |
Violino | Maxim Vengerov |
Filarmonica della Scala | |
Programma: | |
Gaetano Donizetti | |
Don Pasquale, Ouverture | |
Felix Mendelssohn | |
Concerto per violino e orchestra in Mi min. Op.64 | |
Vincenzo Bellini | |
Norma, Sinfonia | |
Giacomo Puccini | |
Manon Lescaut, Intermezzo | |
Giuseppe Verdi | |
La forza del destino, Ouverture | |
Bis | |
Jules Massenet | |
Thaïs, Meditation | |
Gioachino Rossini | |
Guglielmo Tell, Ouverture |
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