A Merano l’ultimo concerto di classica su suolo italiano, viaggio nel Risentimento con Catrani e Ballista

“Risentimento”, mai titolo di rassegna fu più azzeccato per il periodo che il mondo della cultura e degli spettacoli sta vivendo oggi. E il risentimento è l’emozione che hanno interpretato il soprano Laura Catrani ed il pianista Antonio Ballista attraversando tre secoli di musica, da Mozart ai Beatles. È successo al Teatro Puccini di Merano, il 29 ottobre, per l’ultimo appuntamento in cartellone al Festival Sonora 703.

La data è corretta, non si tratta di un refuso. Sebbene in Italia teatri, cinema e sale da concerto siano stati chiusi il 26 ottobre 2020 per decreto ministeriale a causa di un incremento dei contagi da Coronavirus, in Alto Adige un’ordinanza della Provincia Autonoma di Bolzano ha permesso che questi continuassero ad operare nella sicurezza di misure e protocolli. Almeno per una settimana in più, perché il virus, ahinoi, corre veloce. Nonostante la sofferta nuova decisione di chiudere anche qui, nel bolzanino, tutti i palcoscenici con la fine di ottobre, si fa notare la sensibilità ed acutezza che questo territorio ha dimostrato ancora una volta per salvaguardare un settore fondamentale come la cultura, considerato dal Governo italiano meno importante e assai più pericoloso di bar e ristoranti.

La proposta del festival meranese, organizzato dal violinista e compositore genovese Marcello Fera assieme all’Associazione Conductus, è come sempre molto ricercata e altrettanto interessante. Nell’ultimo concerto – “Risentimento da camera” – Catrani e Ballista ci hanno invitato a riflettere su questo sentimento di rabbia misto a rancore e sdegno così come vissuto e descritto da alcuni compositori.

Non si poteva che iniziare da Rossini, con quattro delle oltre cinquanta liriche che l’autore dedicò al testo metastasiano “Mi lagnerò tacendo, della mia sorte amara…”, per proseguire con Luise che nel Lied mozartiano brucia le lettere del fidanzato fedifrago, passando per i Dichterliebe di Schumann (“Ich grolle nicht”), gli strali di “Embittered” di Copland, per finire con i miseri orfanelli di Debussy (“Noël des enfantes quin’ont plus de maison”). Gli artisti sono due maestri del palcoscenico, Ballista con la sua sagace intelligenza nello spiegare i brani in scaletta, Catrani con le sue evoluzioni vocali e declamatorie attraverso pagine assai varie. Si apprezza la ricerca dietro a questo programma, il pensiero che lo sorregge, sostenuto a sua volta dalle doti musicali di due interpreti che sanno come maneggiare il classico, il contemporaneo e l’altro, con una duttilità naturale.

Così il pubblico – venticinque irriducibili rigorosamente distanziati e mascherati – viene catturato dal racconto musicale, partecipando della rabbia di Luise, comprendendo il malcelato rancore di Schumann, sorridendo all’umorismo di Rossini che odia i treni, parteggiando con l’abbandonato Tosti. Anche questa è la magia dello spettacolo, la condivisione emotiva di un attimo con degli sconosciuti, la cui vita si incrocia con la tua quel giorno, in quel luogo, su quel rigo del pentagramma.

«Siete dei privilegiati – dice Antonio Ballista verso la fine, rivolgendosi alla platea – oggi c’è una emorragia di eventi, semplicemente per attirare le folle. Si tratta di un vero evento se abbraccia tre condizioni: primo, che ci sia una musica che altrimenti non si conosce, la rivelazione del nuovo; secondo, che esiga un piccolo sforzo dell’ascoltatore per entrare in un mondo nuovo; terzo, che sia unico ed irripetibile nella vita, e infatti non sentirete più questo concerto». Siamo stati testimoni di un evento, dunque, a Merano, prima che tutto finisse con due ultimi bis, “Back in the U.R.S.S.” dei Beatles e “Find a primitive man” di Cole Porter. E l’ultima cosa che si è sentita dal palcoscenico è stato proprio un vero urlo dell’uomo primitivo, declinato alla Ballista. È teatro, signori. Giù il sipario.

Monique Cìola
(29 ottobre 2020)

La locandina

Soprano Laura Catrani
Pianoforte Antonio Ballista
Programma:
Gioachino Rossini
Risentimento, Aragonese, Arietta all’antica, La partenza, Un petit train de plaisir (Comico – imitatif) Wolfang Amadeus Mozart
Wolfang Amadeus Mozart
Als Luise die Briefe ihres ungetreun Liebhabers verbrannt
Robert Schumann
Ich grolle nicht
Fryderyk Chopin
Preludio op. 28 n. 4
Erik Satie
Españaña (da “Croquis et aganceries d’un gros bonhomme en bois”)
Aaron Copland
“Embittered” (da “Three Moods”)
Claude Debussy
Doctor Gradus ad Parnassum (da “Children’s Corner”)
Francesco Paolo Tosti
L’ultima canzone
Manuel De Falla
Seguidilla murciana (da “7 Cancones populares españolas”)
Claude Debussy
Noël des enfants quin’ont plus de maison

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