Piacenza: Aci, Galatea e Polifemo tra acqua e fuoco
Una sala vuota, coraggiosamente mostrata nella sua assenza di pubblico, è la visione plastica del momento tragico che in tutto il mondo – le sospensioni e annullamenti di stagioni liriche, sinfoniche e teatrali sono male comune ma non mezzo gaudio – sta vivendo lo spettacolo dal vivo.
Lo si è oramai detto e ridetto: niente sarà più come prima, gli spettacoli dal vivo andranno lungamente ripensati in funzione dell’emergenza sanitaria e degli strascichi che ne verranno.
Il “reinventarsi” è diventato imperativo e i risultati sono in più di un’occasione di assoluto rilevo, come nel caso dell’Aci, Galatea e Polifemo proposto dal Teatro Municipale di Piacenza nella ricostruzione della versione napoletana “ripensata” da Händel per Senesino.
Lo streaming – parola che sempre più dovrà entrare nel lessico del critico – piacentino rappresenta una perfetta sintesi di quello che verrà, in un’equilibratissima miscela di teatro e televisione.
Del teatro manca la dimensione umana, l’osmosi tra artisti e pubblico, l’empatia, eppure il video permette di godere del particolare, di rilevare il dettaglio. Non è né meglio né peggio: è solo diverso.
Gianmaria Aliverta dà forma scenica alla cantata händeliana in un’operazione registica che procede saggiamente per sottrazione. La Sicilia arcadica di Ovidio lascia il posto ad una realtà contemporanea – rappresentata assai bene nelle proiezioni video, concepite dallo stesso Aliverta e realizzate da Tokio Studio, che mostrano infinite declinazioni di acqua e fuoco – di due giovani amanti il cui idillio è spezzato da un bullo persecutore.
Il gesto, necessariamente rarefatto e distanziato, si nutre della dimensione cinematografica che lo arricchisce di sguardi e indagine dei particolari; l’interazione tra la tridimensionalità del teatro trova dunque piena realizzazione anche nelle due dimensioni del video.
Luca Guglielmi – autore dell’edizione critica insieme a Raffaele Pe e a Fabrizio Longo – guida l’ensemble barocco La Lira di Orfeo per un sentiero narrativo lungo il quale si ritrova un filo conduttore fatto di morbidezze melodiche e di articolazioni dinamiche leggere e variabili, il tutto ad esaltare la vena di malinconia che scorre nell’impaginato.
Raffaele Pe, a cui il repertorio scritto per Senesino calza come una seconda pelle, dà voce e corpo ad un Aci intenso nel fraseggio e dalla linea di canto cristallina, mentre Giuseppina Bridelli è Galatea intensamente vissuta e dagli accenti morbidi.
Impressionante per ampiezza di cavata il Polifemo disperato di Andrea Mastroni, la cui voce si cala fin nell’intimo del personaggio.
Agli inchini al proscenio dei tre solisti si può immaginare sia seguito un applauso meritato e tutt’altro che virtuale.
Alessandro Cammarano
(15 novembre 2020)
La locandina
Direttore e clavicembalo | Luca Guglielmi |
Regia scene e costumi | Gianmaria Aliverta |
Proiezioni video | Tokio Studio |
Disegno luci | Elisabetta Campanelli |
Personaggi e interpreti: | |
Aci | Raffaele Pe |
Galatea | Giuseppina Bridelli |
Polifemo | Andrea Mastroni |
Ensemble Barocco La Lira di Orfeo |
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