“Marino Faliero” inaugura il Festival Donizetti Opera 2020
Tante difficoltà hanno costellato il piano di produzione degli spettacoli del Donizetti Opera, ma dopo settimane in cui si è rimodulato ogni aspetto del cartellone del festival per rispettare le norme anti-Covid, la prima delle tre opere donizettiane in programma, Marino Faliero, è finalmente arrivata al debutto, venerdì 20 novembre alle ore 20, nel restaurato Teatro Donizetti. Il pubblico potrà vedere lo spettacolo in diretta sul sito della nuova Donizetti webTV realizzata grazie a Fondazione TIM, iscrivendosi gratuitamente sul sito donizetti.org/tv. La recita sarà anche trasmessa in diretta su Rai Radio 3 e su Rai 5, grazie all’impegno di Rai Cultura per portare in tv gli spettacoli prodotti in questo periodo. A partire dalle ore 19.30 sarà invece disponibile, per gli abbonati alla webTV, la presentazione dello spettacolo con il debutto del nuovo format “Citofonare Gaetano”, presentato da Diego Passoni e Cristina Bugatty, con Francesco Micheli e Alberto Mattioli, ospite Viviana Volpicella.
Per Marino Faliero (edizione critica di Maria Chiara Bertieri) sul podio dell’Orchestra Donizetti Opera salirà il direttore musicale del festival Riccardo Frizza, mentre il progetto creativo è firmato da ricci/forte, coppia di registi appena nominata alla direzione della Biennale Teatro di Venezia e che negli ultimi anni ha conquistato le platee dell’opera con una serie di successi (dal debutto nella lirica con Turandot allo Sferisterio, Premio Abbiati 2018, a Nabucco al Festival Verdi nel 2019), chiamata a dipanare una vicenda ambientata nella Venezia nel Trecento, frammista di politica e sentimento.
Marino Faliero è un’opera importantissima nella carriera di Gaetano Donizetti, la prima scritta per l’estero e il suo debutto a Parigi, al Théâtre-Italien, dove Rossini, direttore-ombra del teatro, mise in scena agli inizi del 1835 il quarto e ultimo derby (dopo quelli di Genova nel ’28, del Carcano di Milano nel ’30-31 e della Scala nel ’31-32) fra i due maggiori operisti italiani della generazione successiva alla sua, appunto Donizetti e Vincenzo Bellini. Nonostante l’importanza dell’occasione, Donizetti non giocò sul sicuro: scelse come soggetto una tragedia storica di Casimir Delavigne, ispirata alla decapitazione del “vero” Doge Marino Faliero, dove le passioni private si intrecciano alla cospirazione politica, sullo sfondo di una Venezia trecentesca inquietante e “nera”, attraversata da congiure e delatori che intrigano fra feste e serenate di gondolieri.
«Come la nostra – spiega il registra Stefano Ricci – quella del Marino Faliero è una società di false certezze che stanno per esplodere, di un ordine borghese che capisce di non essere eterno e che anzi si sente condannato. Paradossalmente, questa pandemia è il momento giusto per raccontare un mondo estinto che fatica a comprendere perché lo sia diventato, un mondo che non vive che negli sguardi degli altri. Cinquant’anni prima di Morte a Venezia, Donizetti descrive un mondo al tramonto, deambulante su calli asfittiche che sono in realtà passerelle sul nulla».
L’opera presenta alcune caratteristiche inconsuete: il tenore, parte scritta per il divo Giovanni Battista Rubini (tenore nato a Romano di Lombardia, non lontano da Bergamo, entrato nel mito del belcanto per via delle sue caratteristiche molto singolari che i compositori sfruttavano per poi rielaborarne le parti nel caso di tenori diversi), muore alla fine del secondo atto; la primadonna, che fu la non meno celebre Giulia Grisi, non ha la consueta cavatina di sortita; il protagonista è il basso, che alla prima fu Luigi Lablache.
«Donizetti era certamente “dentro” il suo tempo – racconta il direttore musicale Riccardo Frizza –, che era quello dell’opera “a numeri”, a pezzi chiusi. Ma non era schiavo della tradizione, era anzi capace di prendersi i suoi rischi, come fa appunto nel Marino Faliero. Era più interessato al teatro che alle convenzioni o alle convenienze, per usare il termine che dà il titolo a una sua divertente “opera sull’opera”. Per questo dico che bisogna ripensare l’immagine di Donizetti, e anche la sua musica, partendo dalla drammaturgia, che era veramente centrale nelle sue scelte artistiche».
Per il debutto dell’opera, avvenuto il 12 marzo 1835, Marino Faliero vantava un cast di virtuosi di prim’ordine (Luigi Lablache, Antonio Tamburini, Giulia Grisi, Giovan Battista Rubini): prendendo a modello questo leggendario primo cast, sul palcoscenico del Teatro Donizetti nel 2020 sfileranno alcuni fra i più rilevanti interpreti di oggi: il basso Michele Pertusi nel ruolo del titolo, il tenore Michele Angelini (che sostituisce il previsto Javier Camarena purtroppo impossibilitato a essere a Bergamo), il soprano Francesca Dotto e il baritono Bogdan Baciu. Completano il cast: Christian Federici, Dave Monaco, Anaïs Mejías, Giorgio Misseri, Stefano Gentili, Diego Savini, Vassily Solodkyy, Daniele Lettieri, Enrico Pertile, Giovanni Dragano, Angelo Lodetti e Piermarco Vinas Mazzoleni. La regia è di Stefano Ricci, le scene sono di Marco Rossi, i costumi di Gianluca Sbicca, le luci di Alessandro Carletti e i movimenti coreografici di Marta Bevilacqua. Nel rispetto delle distanze di sicurezza, l’Orchestra e il Coro saranno sempre disposti in palcoscenico, mentre l’azione drammaturgica si svolgerà in platea.
Il festival Donizetti Opera non si ferma anche grazie al sostegno di Allianz, AB Energie, Curnis – Rolex, Terna, Uniacque e IGP Decaux oltre che degli Ambasciatori di Donizetti di cui fanno parte oltre 25 realtà imprenditoriali del territorio vicine al teatro.
Condividi questo articolo