Francesca Dotto: un’Artista giovane che conosce l’indispensabile valore dell’abnegazione

Mancano poche ore all’andata in scena del Marino Faliero al Festival Donizetti Opera 2020. Il personaggio di Elena, protagonista femminile dell’opera, sarà sostenuto da Francesca Dotto, che ha accettato di rispondere a qualche domanda.

  • Francesca Dotto, un’Artista giovane dal percorso già ricco e completo. Quali sono le tappe che considera fondamentali e, ancor più, qual è oggi per lei il segreto di una crescita continua che proietti verso una carriera a lungo termine?

Credo sia fondamentale essere pronti vocalmente e preparati. Con questo non intendo dire essere un prodotto finito e perfetto già a 23 anni ma avere una base tecnica solida che ci permetta di affrontare i ruoli che dobbiamo cantare in quel momento della nostra carriera. Inoltre reputo molto importante essere preparati musicalmente. Il cantante è a tutti gli effetti un musicista e deve saper affrontare uno spartito. Con i tempi stretti che sono richiesti oggi poi è un requisito importantissimo.

Il segreto di una crescita costante è lo studio, non pensare mai di essere arrivati ma continuare a ricercare il miglioramento assecondando lo sviluppo della propria vocalità e avendo un orecchio esterno capace di capire se stiamo uscendo dal binario corretto. È inoltre importante anche concedersi dei momenti di riposo vocale che ci consentano di respirare e di rigenerare il nostro strumento.

  • UnArtista di oggi come si pone dinanzi allo studio di un nuovo Titolo da affrontare?

Immagino come anche un artista dei tempi passati. L’approccio deve essere sempre serio, meticoloso e mai superficiale. È importante tenere in considerazione la parte musicale, vocale e anche psicologica del personaggio cercando di informarsi anche riguardo al contesto storico in cui è inserita la vicenda e alle fonti letterarie da cui il compositore e librettista hanno attinto. Un ruolo nuovo è una nuova storia in cui ciascuno di noi deve inserirsi e in cui possiamo dare il nostro contributo dopo averne compreso il messaggio: per questo è doveroso dedicare il giusto tempo allo studio di ogni ruolo nuovo.

  • È bello sentire che l’analisi del contesto culturale del tempo, oltre che ovviamente quello musicale, sia un fattore che ritiene importante al fine di costruire un personaggio da interpretare in maniera efficace.

Sì, come dicevo, sicuramente hanno un peso molto importante perché aiutano anche a capire la forza del singolo personaggio e del suo agire all’interno della vicenda. (ad esempio è fondamentale capire il ruolo della donna all’interno di contesti socioculturali differenti come possono essere quelli di Lucia o Violetta) Tutto questo va poi ovviamente discusso con il/la regista perché va tutto inserito nel suo disegno.

  • Questa sera, al Donizetti Opera Festival, darà vita ad Elena nellatteso Allestimento di Marino Falliero. Un impegno sicuramente stimolante viste le caratteristiche del personaggio, forse ancor di più in questi giorni di chiusura forzata: quali sono i tratti salienti di questesperienza e come la sta vivendo?

Affrontare questo ruolo dal punto di vista tecnico vocale è stato infinitamente stimolante perché non permette un attimo di riposo o cedimento. Ti costringe a stare sempre “sull’attenti”. Lavorarlo musicalmente con il Maestro Frizza e scenicamente con Stefano Ricci è stata per me occasione di ulteriore crescita. Da ogni ruolo si porta a casa qualcosa di nuovo e io ho fatto mio un nuovo linguaggio, che già mi apparteneva ma che ancora non sapevo di avere.

In questo particolare momento, come ho realizzato durante la Prova Generale, devo confessare che non è facile esprimere le proprie emozioni su un Palco (che nel nostro caso è una platea) in un Teatro vuoto. Si è paradossalmente ancora più nudi, come è nudo un Teatro spogliato del suo pubblico. Dover mettere in Scena un personaggio in preda a un turbinio di sentimenti e perennemente barcollante com’è Elena, e doverlo fare dopo 33 giorni di totale solitudine, ti scatena dentro uno tsunami. Sarò aggrappata alle passerelle di scena come fossero davvero l’ultima opportunità di rimanere attaccata alla Musica. Sto vivendo, quindi, questa esperienza quasi come se ogni giorno fosse l’ultimo. Con un po’ di angoscia ma sicuramente con una grande forza di volontà, che poi è sempre quella che mi ha aiutato ad andare avanti in più situazioni nella mia vita.

  • Tra i suoi prossimi impegni ci sarà “La Traviata” di Giuseppe Verdi a Ginevra. Chi è per lei Violetta? Personaggio positivo o negativo? In quali aspetti della scrittura vocale rileva questa visione?

Violetta per me è tante cose: spensieratezza, incoscienza della giovinezza, charme, soffocamento dei propri sentimenti, sacrificio, redenzione e… tanto istinto, quell’istinto femminile che capisce cosa c’è da fare nell’esatto momento in cui ce n’è bisogno. Devo ancora capire se mi somiglia, in cosa e quanto, ma sicuramente Verdi ha saputo accentuare con la musica i moltissimi aspetti del suo carattere che già dal testo sono ben delineati. Non potrei mai, nel modo più assoluto, definirla un personaggio negativo; piuttosto direi che non si è voluta bene, lei per prima. È forse per questo le voglio bene io e che il pubblico la ama. La scrittura vocale, che negli Atti si modifica, ci consegna alla fine una donna scevra da tutte le sovrastrutture con cui si era schermata all’inizio, nel momento in cui si apre il Sipario, e così, da un Atto Primo ricco di volatine e fioriture si arriva al Terzo che è come fosse puro Teatro di Prosa, privo di ogni orpello inutile.

  • A proposito dei nostri giorni. Essere Artista ai tempi del Covid: quali le criticità di sistema che rileva maggiormente?

La criticità maggiore sta nell’impossibilità del contatto. Essere costretti a limitare i movimenti e bloccare quindi le azioni sceniche senza poterle svolgere nella loro interezza costringe ad usare ancora più intensità a trasformare il proprio corpo e il proprio sguardo in una specie di amplificatore di gesti. Oltre alla mancanza di contatto umano c’è ovviamente il problema del distanziamento da Orchestra, Coro e Direttore e, a ruota,  anche del distanziamento tra loro. Il suono arriva meno compatto e leggermente in ritardo quindi il canto diventa un atto di fiducia rispetto al gesto del Direttore. Avere una buona intesa in questo può fare la differenza.

  • Quali suggestioni le suscita una riflessione sul futuro a medio termine rispetto al nostro settore così inequivocabilmente prostrato?

“Ho riflettuto molto a riguardo e non nego una certa mia preoccupazione. Per fortuna io di lavoro canto e non ho in mano il nostro destino, è una grande responsabilità questa! L’unica cosa che posso augurarmi è che, prima o poi, si arrivi a un momento in cui si dovrà per forza risalire e riconsiderare il ruolo paideutico del Teatro, sperando che quel momento sia vicino e non sia invece già troppo tardi.”

  • Oggigiorno va molto di moda comunicare per hashtag; può indicarne cinque che descrivano lei stessa (1), il suo lavoro (2), il suo personaggio favorito (3), la qualità indispensabile per un Artista (4), la cosa di cui più c’è bisogno oggi (5)?

Non amo molto comunicare con gli hashtag perché semplificare dei concetti in una parola, che già in sé può racchiudere molte sfumature, non mi soddisfa ma mi rendo conto che sia utile stare al passo con i tempi.

Quindi per me ognuna di queste parole ha molteplici significati ma…

(1) #primadonna2.0

(2) #passione

(3) #liú

(4) #abnegazione

(5) #gentilezza

Grazie mille per la chiacchierata e “In bocca al lupo” per stasera!

Antonio Smaldone

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