Il Barbiere di Siviglia a Piacenza o sia l’utile precauzione

Dopo il successo della produzione di Aci, Galatea e Polifemo di G.F. Handel, trasmesso in streaming lo scorso novembre, il Teatro Municipale di Piacenza torna alla ribalta per inaugurare la stagione col Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, opera buffa per eccellenza, nonchè titolo ideale per risollevare gli animi funestati dal covid-19.

Per l’occasione mi sono intrufolato in teatro, mascherina munito, durante le prove a intervistare alcuni artisti del cast.

In origine a indossare i panni di Figaro doveva essere Simone Del Salvio che, a causa di una indisposizione improvvisa, è stato sostituito repentinamente dal baritono Roberto De Candia il quale ha espresso delle riflessioni molto interessanti sulla questione dell’opera ai tempi del covid-19: «Cantare l’opera ai tempi del covid non è affatto facile. La vera difficoltà innanzitutto è non fare ciò che facciamo sempre in quanto oltre al solito lavoro vocale adesso ci sono dei limiti scenici non indifferenti che ci costringono anche ad aumentare quella capacità di comunicazione necessaria per valicare i nuovi media. Sicuramente, se vogliamo trovare un lato positivo, l’opera in streaming ci permette di raggiungere un maggior numero di pubblico. Speriamo di riuscire a veicolare un messaggio di speranza e serenità rivolto non solo a chi ci guarda ma anche a noi operatori del settore che siamo a casa da marzo».

Comodamente seduto in platea il regista Renato Bonajuto ha raccontato che l’impianto registico a cui assisteremo è opera del maestro Beppe De Tomasi «già presentato a Parma con alcune mie modifiche rispetto alla versione originale. Per questa “ripresa della ripresa” ho dovuto apportare ulteriori cambiamenti a causa delle ristrettezze imposte dal covid-19. Non potendosi toccare, infatti, solisti e coro sono costretti a cantare distanziati creando non pochi problemi da risolvere. Il Barbiere ha delle scene -come quella della barba- in cui il distanziamento gioca a sfavore, pertanto bisogna reinventarsi altre gags escogitando nuovi espedienti, ricorrendo quindi alla finzione nella finzione facendo credere che i personaggi si toccano… ma in realtà non si toccano». 

Sulla questione opera in streaming Bonajuto si esprime positivamente: «il fatto che l’opera venga divulgata in streaming è assolutamente un’ottima soluzione, anche se i veri appassionati preferiscono indubbiamente il teatro, tuttavia è una modalità ulteriore per divulgare e per mostrare che siamo vivi. Grazie a Cristina Ferrari che nonostante questa situazione si spende per dare un segnale di speranza sia sul fronte culturale sia per dare continuità lavorativa agli artisti e non da ultimo per mantenere uno certo rapporto col pubblico». 

A debuttare nel personaggio di Rosina è il mezzosoprano piacentino Giuseppina Bridelli, già protagonista nella recente produzione handeliana al Municipale. L’ho incontrata dietro le quinte: «devo dire che è un po’ triste essere qui e non avere il pubblico, però in un momento del genere dobbiamo ritenerci fortunati a poter lavorare in teatro, Ho aspettato tanto a debuttare questo personaggio» racconta la Bridelli «perché penso che per una voce come la mia sia uno dei ruoli più importanti. Avevo molta attesa di cantarlo e provavo un certo senso di reverenza in quanto è stato un cavallo di battaglia dei più grandi mezzosoprano, tanti sono i riferimenti e non è semplice trovare la propria chiave di lettura. Ho cercato pertanto di affrontare Rossini col mio bagaglio personale che non è certo quello di una cantante rossiniana, attingendo dal Barocco, dal Settecento, da Mozart e dal belcanto per cercare di creare qualcosa di mio. Le variazioni sono personalizzate nella maggior parte dei casi, mi sono documentata anche sulle varianti di tradizione oggi meno note ma più frequentate in passato».

Alla domanda sul carattere del personaggio la Bridelli non ha esitazioni: «Penso che Rosina sia un personaggio forte e deciso, non la vedo troppo coquette ma la sento giocosa, che si diverte, che si prende anche un po’ in giro». 

A dirigere un cast tutto italiano il tedesco Nikolas Nägele che, essendo l’orchestra ben distanziata, dirigerà senza mascherina per consentire una maggiore comunicazione espressiva. «Eseguiremo l’edizione Kalmus» dichiara il maestro «ho apportato pochissimi tagli, essendo questa partitura un vero capolavoro. Durante le prove musicali raramente sono intervenuto in quanto i cantanti sono bravissimi e hanno scelto delle variazioni molto appropriate». 

Busso alla porta del suo camerino e il giovane tenore Manuel Amati mi accoglie nelle nobili vesti del Conte osservando giustamente che «la trama racconta la divisione tra Rosina e il Conte d’Almaviva, in un certo senso si può dire che in questa contingenza don Bartolo è il covid della situazione. Tuttavia Rossini, omettendo il duetto tra i due amanti presente nel testo di Beaumarchais, per puro caso ci aiuta nell’evitare ulteriori contatti in scena».

Per Marco Filippo Romano, don Bartolo, «le problematiche dell’opera ai tempi del covid-19 sono tante e il fatto che dobbiamo cantare mai rivolti verso i colleghi rende il tutto ancor più paradossale. Il teatro di Piacenza è molto attento ai parametri di sicurezza, tuttavia non si arrende e apre i battenti verso l’opera in streaming alla quale io sono più che favorevole in quanto i social sono degli strumenti di divulgazione che potrebbero anche raggiungere un pubblico più giovane. Le televisioni stanno dando maggior spazio all’opera più di quanto era stato fatto negli ultimi anni. Naturalmente il teatro deve essere fruito dal vivo, speriamo che questo modo di divulgare serva per il futuro». 

Tutti concordi quindi sull’util precauzione del distanziamento e l’uso delle mascherine nonché sull’importanza di tener vivo il teatro e chi lo crea diffondendo bellezza tramite il web.

Ora non ci resta che aspettare domenica 20 dicembre per collegarci alle ore 15 sul canale YouTube di Opera Streaming per seguire questo Barbiere che si preannuncia ricco di buoni auspici e nobili intenti.

Gian Francesco Amoroso

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