La Fondazione Rete Lirica delle Marche riparte con una nuova creazione pensata per il video

La Rete Lirica delle Marche, la cui produzione si era fermata proprio a marzo, a ridosso del debutto della produzione più attesa del 2020, cioè “L’italiana in Algeri” di Gioachino Rossini, riparte con un progetto innovativo, diverso, coinvolgendo alcuni artisti ai quali la pandemia ha impedito di esibirsi sui palcoscenici di Ascoli Piceno, Fano, e Fermo: “Tempo ritrovato” è il titolo di questa nuova produzione di musica, parole e canto, pensata appositamente per il video, che sarà online su www.fondazioneliricamarche.it dalle ore 21 del 23 gennaio – data simbolica legata alla costituzione della stessa Rete – per evocare il teatro e la sua magia anche a distanza.

In attesa che le sale possano riaprire al pubblico, tramite la coalizione della musica con le arti del video e del digitale, in questi giorni si sta girando “Tempo ritrovato” un “video poema musicale sull’assenza del teatro durante il lockdown” scritto e diretto da Cecilia Ligorio e Benedetto Sicca da un’idea di Luciano Messi e della stessa Ligorio con Giovanni Culmone (video designer), Renato Grieco (sound designer), Ludovico Gobbi (light designer) e la drammaturgia musicale di Chiara Mallozzi. Interpreti il mezzosoprano Francesca Di Sauro e l’attore Simone Tangolo. Le parti musicali sono affidate a Claudia Foresi e Cesarina Compagnoni al pianoforte insieme agli ensemble cameristici della FORM Filarmonica Marchigiana e dell’Orchestra Sinfonica G. Rossini.

Siamo nel 2020, Simone resta a casa e, circondato da icone della quotidianità, trascorre i giorni del lockdown guardando film e ascoltando musica. I ricordi e le immagini suscitate in lui dalle note di Ennio Morricone, Gioachino Rossini, Georg Friedrich Händel, Georges Bizet, Wolfgang Amadeus Mozart e Leonard Cohen, ricostruiscono un teatro immaginario che è anche un collage del recente passato della Rete Lirica delle Marche. Un percorso di sensazioni di vicinanza e condivisione che solo il teatro vero e dal vivo riescono a suscitare e che il lockdown rielabora in assenza in un magma che ribolle senza soluzione di continuità. Una metafora individuale e collettiva di ciò che ciascuno di noi elabora in attesa di tornare in teatro, ancestrale rifugio di ogni catarsi e di ogni tempo ritrovato.

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