Festival Toscanini: Cominati e Abel tra spinte veriste e impressionismo

“Frammenti Immaginari” e il titolo per una serata di musica che procede per suggestioni di eco lontane eppure presenti, con un programma di impaginati tra loro vicini nel tempo ma capaci di suscitare sensazioni diverse nell’ascoltatore.

La scelta dell’edizione Zero del neonato Festival Toscanini è quella intrigante della riproposizione di impaginati cari al dedicatario, tra grande repertorio e musica in certa qual maniera oggi poco frequentata ove non dimenticata.

Il rischio di cadere nell’oleografia sarebbe dietro l’angolo se non si procedesse con cautela, spiegando anche, se necessario, la ragione delle scelte e la loro contestualizzazione nell’ambito del periodo storico in cui le diverse composizioni videro la luce.

Yves Abel risulta essere il direttore perfetto – con la sua capacità analitica cui si coniuga una fantasia interpretativa comunque capace di non debordare mai – per l’ampio volo sul repertorio musicale italiano e francese, più interconnesso di quanto non si possa pensare, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Ventesimo secolo, fra epigoni veristi e spinte simboliste.

La Tilda – composta con poco entusiasmo da Francesco Cilea più attento a non perdere il contratto con Sonzogno che non a caccia di successo – strizza inevitabilmente l’occhio a Cavalleria rusticana e al pari della “cugina” più celebre rivive di atmosfere sanguignamente rurali.
Maida Hundeling e Ragàa Eldìn si calano convintamente nei panni della protagonista e dell’amante-vilain Gastone, prima nell’ampia aria “Forse son troppo vile” nella quale la Hundeling da mostra di un fraseggio temperamentoso, e poi nel duetto finale “Sola! e Agnese dov’è?” che vede ottimo deuteragonista Eldìn.

Pregevole anche il Saltarello popolaresco ma non troppo così come il Pleudio luminoso.

Opera che meriterebbe studi approfonditi, La Tilda, e una riproposizione meditata che ponga nella giusta prospettiva il suo essere epigono verista e al contempo esplorazione curiosa delle forme estetiche del secolo nuovo.

Altre atmosfere quelle del balletto Le Festin de l’Araignée composto nel 1913 da Albert Roussel, figura sfaccettata nel panorama musicale d’Oltralpe; ufficiale di marina, allievo di Vincent d’Indy, influenzato ed influenzatore delle spinte simboliste.
Nell’impaginato la descrizione – e le citazioni di Rameau soprattutto per quanto attiene alle forme –  trova perfetta coniugazione con un procedere di stampo impressionista che Abel, complice una Filarmonica Toscanini ai massimi livelli per tutto la serata, rende attraverso una lettura in filigrana fatta di minuscole dinamiche e ricca di colori.

A chiudere il concerto i monumentali Canti della stagione alta, in cui Pizzetti rivela ancora una volta, e in un sol colpo, la sua maestria nell’uso del contrappunto e dell’armonia e la sua mai sopita urgenza di dimostrare quanto valga la sua musica, in un continuo raffrontarsi ai suoi contemporanei e non solo.

A voler essere cattivi si potrebbe dire – prendendo a prestito una metafora calcistica – che il compositore parmigiano è un giocatore da serie B che aspiri ad essere titolare in Nazionale.

Eppure nei Canti, al netto della retorica si avverte un senso di straniante abbandono, un desiderio di lasciarsi andare al flusso di una narrazione rapsodica affidata all’opulenza dell’orchestra contrapposta al pianoforte come se il singolo in qualche maniera si ponesse a sfidare qualcosa più grande di lui e che alla fine lo scontro si risolvesse in un ritrovato equilibrio che non è compromesso ma sintesi.

Roberto Cominiati, con il suo equilibrio che traspare già nella compostezza con cui si rapporta allo strumento, si rivela interprete ideale dell’impaginato pizzettiano insieme ad Abel.

Solista e direttore procedono “per togliere”, asciugando il suono fino a restituirlo privo di qualunque ridondanza, purificandolo attraverso scelte ritmiche rigorose e agogiche meditate.
Cominati fraseggia, accenta, colora, il tutto sempre con esemplare misura nella presa di suono e un uso del pedale che non diventa mai abuso.

Successo pieno e Cominati che regala come bis la “Milonga del Ángel” di Astor Piazzolla.

Alessandro Cammarano
(11 giugno 2021)

La locandina

Direttore Yves Abel
Soprano Maida Hundeling
Tenore Ragàa Eldìn
Pianoforte Roberto Cominati
Filarmonica Arturo Toscanini
Programma:
Francesco Cilea
Estratti da “La Tilda”
Preludio
“Forse son troppo vile”
Saltarello
“Sola! e Agnese dov’è?”
Albert Roussel
Le Festin de l’Araignée
Ildebrando Pizzetti
Canti della stagione alta – Concerto per pianoforte

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