Salisburgo: Gardiner, Schumann e la ricerca della Quiete
La ricerca di quiete intesa come sollievo da tutti mali e perfetto equilibrio tra Io e Natura è il filo invisibile che lega le tre pagine di Schumann – scritte ed eseguite in un intervallo di tempo brevissimo tra il 1849 e il 1851 – e che appaiono perfettamente speculari al tempo presente.
Se in gioventù il compositore aveva dichiarato la superiorità della musica strumentale pura su quella vocale, ricredendosi per altro – e fortunatamente – in tempi rapidissimi, è proprio attraverso il canto e la recitazione che la sua concezione estetica sembra trovare piena realizzazione. A questo va aggiunta la passione per la letteratura che diviene costante fonte di ispirazione.
In Requiem für Mignon il modello deriva dal goethiano Wilhelm Meisters Lehrjare in cui si celebra il tentativo di fusione tra vita e arte – o meglio tra realtà e finzione – , mentre per Manfred la fonte è il poema omonimo di Byron, con il protagonista pentito ma irredento per il sopraggiungere di una fine cercata ma capace di lasciare irrisolta la catarsi finale nonostante un cammino esemplare di rifiuto del male.
La piccola ballerina Mignon, frutto di un incesto e sfruttata in vita sarà celebrata in morte dai quattro paggi che portano la sua bara, così come Manfred troverà sollievo in un Requiem aeternam che lo monda dal suo peccato antico.
A fare da cerniera ai due impaginati il Nachtlied op. 108 su testo di Friederich Hebbel in cui la notte è rappresentata – in piena sintonia con l’estetica romantica – come unica entità salvifica e ristoratrice.
Le tre composizioni aderiscono perfettamente al tempo corrente fatto come non mai di incertezze, di precarietà e soprattutto caratterizzato da una perentoria presa d’atto della fragilità umana.
John Eliot Gardiner, gentiluomo della bacchetta, conduce – insieme all’impeccabile Camerata Salzburg e all’indescrivibilmente bravo Monteverdi Choir – il pubblico della Haus für Mozart attraverso i meandri più reconditi degli impaginati schumanniani rendendone il senso immediatamente intellegibile.
Gardiner ha la capacità della sintesi pur dipanando la narrazione nella sua interezza, il tutto in un andamento rapsodico in cui la tela melodica è sostenuta da una ricca trama dinamica e un ordito cromatico di eccezionale ricchezza.
Jens Harzer recita un Manfred umanissimo e scevro da qualsiasi tentazione retorica, a tratti quasi colloquiale e comunque sempre raccolto in se stesso.
A sostenere le parti solistiche sono chiamati – intelligentemente – alcuni tra i componenti del Monteverdi Choir.
Nel Requiem für Mignon brillano Emily Armour, Sam Cobb, Allison Ponsford-Hill, Angharad Rowlands, Rebeka Jones, Karen Symonds-Joy e Michael Lafferty.
In Manfred figurano assai bene Jessica Cole, ancora Rebeka Jones, Peter Davoren, Alex Ashworth, James Berry, Jack Comenford, Peter Edge e ancora Michael Lafferty.
Gli applausi alla fine, dopo un momento di silenzio che sembra sospendere il tempo, sono tanto calorosi quanto commossi. Non avrebbe potuto essere altrimenti.
Alessandro Cammarano
(19 agosto 2021)
La locandina
Direttore | John Eliot Gardiner |
Voce recitante | Jens Harzer |
Camerata Salzburg | |
Monteverdi Choir | |
Programma: | |
Robert Schumann | |
Requiem für Mignon per soli, coro e orchestra op. 98b | |
Nachtlied per coro e orchestra op. 108 | |
Manfred — Poema drammatico in tre parti da Lord Byron op. 115 |
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