Milano: l‘italiana in Algeri tra Dantone e d’antan

Milano sembra tornare alla sua proverbiale vitalità col tradizionale Fuorisalone, nuove proposte colturali, addirittura nuovi negozi e locali. Una rinascita lungamente desiderata in attesa che le certezze spazzino via gli ancora troppi dubbi sul futuro di alcuni luoghi, come i teatri, sottoposti a inspiegabili e contraddittorie restrizioni. Già, perché se per viaggiare in treno basta un semplice greenpass (non richiesto per accedere alle affollate metropolitane milanesi) nei teatri si è costretti a mantenere un distanziamento rigorosissimo limitando notevolmente la capienza delle sale. 

Tuttavia, la Scala riprende il suo corso con un’iniezione di ottimismo rossiniano proponendo tre titoli evergreen: L’italiana in Algeri, Il barbiere di Siviglia e Il turco in Italia. 

La sensazione di molti di noi varcando la soglia del Piermarini, ormai stanchi dell’opera in streaming -lodevole ripiego per far sopravvivere il teatro musicale e gli artisti ma mancante di tutto quell’apparato sociale che il teatro è sempre stato- è stata come tornare a casa. Commovente.

Sulla storica regia di Jean-Pierre Ponnelle dell’Italiana in Algeri sono stati versati fiumi d’inchiostro e anche le colonne del foyer sono testimoni di commenti, confronti e discussioni al riguardo. 

Rinnovo la riflessione già espressa: certi spettacoli nascono in un contesto storico ben definito e il loro successo è spesso dovuto alla ventata di freschezza che emanano nel corso dell’inarrestabile evoluzione del gusto teatrale. Probabilmente con Ponnelle in vita certe mossette, tipiche del suo modo di visualizzare certi passi ritmici di Rossini, sarebbero state realizzate con maggior precisione e intenzione, aspetto che in questa ripresa settembrina è stato meno a fuoco, complice la direzione di Ottavio Dantone in parte alquanto disordinata. 

Se all’epoca la figura del concertatore era riconducibile al maestro al cembalo il quale, per ovvi motivi, non poteva dirigere con la bacchetta, oggi questa prassi non è più così e le orchestre non specializzate in un certo tipo di repertorio rischiano di perdere in precisione e dettaglio. 

Ciò è avvenuto l’altra sera in cui scollamenti evidenti, sonorità esagerate, pesantezze e poca inflessione al fraseggio hanno reso difficoltosa la comunicazione fra buca e palcoscenico. 

A reggere le sorti della serata è stata un’ottima compagine maschile. 

Maxim Mironov, in splendida forma vocale, rispetto a prove precedenti ha acquisito maggior volume. Espressivo e raffinato nei cantabili, Mironov mantiene una linea elegante anche nelle parti di agilità esposte con gusto nelle variazioni ,senza mai forzare la scrittura e la propria vocalità.

Spassoso il binomio Carlo Lepore e Roberto De Candia, due veri maestri del palcoscenico che alle abilità vocali, sempre ben amministrate, uniscono con sapiente misura l’arte scenica necessaria per far vivere il dramma giocoso rossiniano. Ad essi si unisce l’ottimo Haly di Giulio Mastrototaro.

Meno in parte l’Isabella di Gaëlle Arquez la cui delicata vocalità non imprime carattere al personaggio, rendendolo un po’ insipido.

Più vivaci l’Elvira di Enkeleda Kamani e la Zulma di Svetlina Stoyanova.

Nella splendida cornice scenica, arricchita da costumi ancora bellissimi sempre  firmati da Ponnelle, il Coro del Teatro alla Scala è intervenuto col suo proverbiale colore non più distillato dal maestro Bruno Casoni, che ha lasciato l’incarico, bensì dal sapiente maestro Alberto Malazzi al suo debutto ufficiale in qualità di direttore del coro scaligero. 

Pubblico in festa, alla fine della serata, perchè Rossini, nonostante tutto, ha il potere di infondere una leggera spensieratezza di cui, in questo periodo storico, ne abbiamo tutti bisogno. 

Gian Francesco Amoroso

10 settembre 2021

La locandina

Direttore Ottavio Dantone
Regia, scene e costumi Jean-Pierre Ponnelle
Ripresa della regia Grischa Asagaroff
Luci Marco Filibeck
Personaggi e interpreti:
Mustafà Carlo Lepore
Elvira Enkeleda Kamani
Zulma Svetlina Stoyanova
Haly Giulio Mastrototaro
Lindoro Maxim Mironov
Isabella Gaëlle Arquez
Taddeo Roberto de Candia
Orchestra e coro del Teatro alla Scala
Maestro del coro Alberto Malazzi

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