Milano: alla Scala un Harding liederistico

Nonostante l’impianto formale delle pagine del primo Schubert siano di evidente ispirazione classica, in esse traspare il delicato, al contempo prorompente, mondo poetico del giovane Franz che del Lied fu sommo maestro. Tuttavia se il pensiero comune associa Schubert alla liederistica come genere in cui rivelò il suo mondo interiore, anche nella produzione sinfonica emergono i tratti salienti di un animo che cercava e ricercava nelle trasparenti linee di Haydn e Mozart una via per aprire nuovi varchi sperimentali volti a un’espressione non solo sentimentale ma anche psicologica. 

Schubert, indubbiamente, guardava ad Haydn -meno a Beethoven- ma anche a Mozart di cui sicuramente fu portavoce di quella evoluzione estetica che il genio di Salisburgo aveva modellato con determinata convinzione nelle ultime opere della sua breve esistenza. Breve vita per entrambi, per molti aspetti infelice, ma costellata da una serie di capolavori che ancora oggi vivono, suscitando ammirazione, talora stupore, fra coloro che affollano le sale da concerto. 

Se nell’Ouverture in re maggiore D 590 «In stile italiano» ritroviamo la vivace schiettezza delle pagine rossiniane, stemperata da quell’inconfondibile eleganza austriaca di sapore mozartiano, nella Sinfonia in re maggiore D 200 si ammira una ricerca di equilibrio fra forma e contenuti di estrema maturità e coerenza. Difatti da una composizione giovanile l’eccedere negli impeti sarebbe lecito -oserei dire prevedibile- ma non è mai stato il caso di Schubert. 

Questi elementi li ha ben chiari Daniel Harding che sul podio della Filarmonica della Scala ha restituito un’interpretazione schubertiana di emblematica freschezza. 

Esempio eclatante la sezione introduttiva Adagio maestoso della Sinfonia in re maggiore, spesso affrontata in chiave drammatica, qui anticipatrice della leggerezza che pervade l’Allegro con brio successivo e lo squisito Allegretto. Nostalgico e spensierato il trio del terzo movimento in forma di Minuetto così come vitalistico il movimento conclusivo, perfettamente in sintonia col clima italiano dell’Ouverture in re maggiore. 

Harding ottiene tutto ciò col suo consueto gesto fluido, senza intervenire troppo, lasciando spazio all’orchestra, instaurando in tal modo un rapporto di totale fiducia con gli elementi della Filarmonica. 

Più presente e avvincente la bacchetta di Harding nella seconda parte della serata dedicata interamente a Felix Mendelssohn. 

Sottile e sognante l’incipit dell’Ouverture op. 26 «Le Ebridi», una delle pagine che incarnano pienamente lo spirito del primo romanticismo tedesco. Harding non ha esitazioni nel condurre in modo compatto questa pagina come un breve -ma intenso – poema sinfonico in cui i temi si intrecciano fra le diverse sezioni orchestrali dando vita a un affresco di timbri ed echi di coinvolgente emotività. 

A seguire la Sinfonia n. 5 in re min. op. 107 «Riforma», una delle creazioni di Mendelssohn più sperimentali, composta per celebrare il terzo anniversario della presentazione delle tesi di Lutero all’imperatore Carlo V. 

In essa convivono tradizione e innovazione. Alle forme classiche si inseriscono melodie luterane e di ispirazione religiosa, il tutto in un gioco contrappuntistico che dimostra la sapiente conoscenza di Mendelssohn nel gestire diversi linguaggi, stili e tecniche compositive all’interno di un contesto romantico di stampo celebrativo. 

Un capolavoro di bellezza esaltato dall’impeto di Harding che fa cantare l’orchestra con grande trasporto. Splendido l’eco del celebre Amen di Dresda che si eleva come un fascio di luce illuminando le sorti dell’intera sinfonia. Non a caso questo frammento fu preso in prestito -per non dire rubato- da Richard Wagner per inserirlo in uno dei Leitmotiv del Parsifal. 

Successo meritatissimo per Daniel Harding e per la Filarmonica della Scala. 

Uscendo da teatro, rivitalizzati dalle note di Schubert e Mendelssohn, tutto è parso più leggero con la speranza che quel raggio di suono illumini i nostri futuri ed elevi i nostri spiriti. 

Gian Francesco Amoroso 
(15 settembre 2021)

La locandina

Direttore Daniel Harding
Filarmonica della Scala
Programma:
Franz Schubert
Ouverture in re maggiore “im italienischen Stile”, D. 590
Sinfonia n. 3 in re maggiore, D. 200Felix Mendelssohn Bartholdy
Felix Mendelssohn Bartholdy
Sinfonia n. 5 in re min. op. 107 Riforma

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