Due concerti al Festival della Piana del Cavaliere

Storia di un Gesù

Quando il teatro, la prosa, incontrano la musica una delle poche certezze è la figura di Guido Barbieri: musicologo, giornalista per numerosi quotidiani e per RAI Radio3 e drammaturgo. Se Barbieri decide di raccontarci una storia possiamo stare tranquilli che questa ci assorbirà per tutta la durata dello spettacolo. Al teatro Mancinelli di Orvieto va quindi in scena Storia di un Gesù, un Gesù generico ma non Gesù qualunque. Enrique Irazoqui è il protagonista di questa storia, ragazzo che senza alcuna esperienza attoriale interpretò Gesù Cristo nel film La Passione Secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini.

Lo spettacolo ci pone “in medias res” come fosse un racconto improvviso: due persone si incontrano al bar di un albergo nella catalana Cadaqués e con la scansione temporale di un diario i due protagonisti svelano man mano il loro passato e la loro identità. Ad accompagnare la narrazione sul palcoscenico del Mancinelli ci sono il flauto di Massimo Mercelli, il Quintetto d’archi dell’Orchestra Filarmonica Vittorio Calamani insieme al cembalista Filippo Proietti.

Tornando alla vicenda narrata a Cadaqués un incontro “volutamente casuale” funge da pretesto per scoprire la storia di Irazoqui che si racconta a piccoli episodi, giorno dopo giorno con il passare del tempo scandito come in un diario. La narrazione nasce e termina nella musica, prima con Flauto solo di Michael Nyman e poi con Contrafactus di Giovanni Sollima, e si alterna ad essa episodio dopo episodio con la Suite per orchestra n.2 di Johann Sebastian Bach BWV 1067. Centrale in questa serata è sicuramente la figura di Bach cardine per Irazoqui come per Pasolini nel suo uso drammaturgico e narrativo nel Vangelo secondo Matteo, ma anche in altre pellicole quali per esempio Accattone.

Barbieri lentamente cattura l’attenzione dello spettatore fino ad irretirlo con una narrazione semplice e spoglia ma sempre più serrata e non priva di colpi di scena. Gli incastri tra musica e narrazione funzionano bene come d’altro canto il piccolo ensemble dell’Orchestra Calamani con il celebre Massimo Mercelli flauto solista: il quintetto, alla prima esibizione dal vivo, è compatto e quasi sempre uniforme nell’emissione sonora, reattivo anche se, peccato di gioventù, non molto variegato nella gamma timbrica e coloristica in Bach.
Usciamo comunque dalla splendida sala del Mancinelli dopo uno spettacolo sicuramente riuscito, convincente e con un’ottima presa sul pubblico che, lasciando il teatro continuava ad interrogarsi e a parlarne con grande interesse e curiosità.

Orchestra Filarmonica Vittorio Calamani

Dopo numerosi mesi di fermo forzato torna a riunirsi l’Orchestra Calamani in occasione del concerto conclusivo della Quinta edizione del Festival della Piana del Cavaliere. In programma due compositori del cosiddetto classicismo viennese: Haydn e Beethoven. Nella prima parte la Sinfonia in fa diesis minore n.45 “degli addii” composta da Haydn per far intendere al principe Esterhazy che fosse il momento di congedare per un breve periodo i musicisti di corte da troppo tempo ormai lontani da casa. È infatti noto che nell’ultimo movimento Haydn scrisse una particolare coda: lentamente alcuni musicisti smettono di suonare e mentre l’esecuzione continua abbandonano il loro posto in orchestra. Il senso di questa scelta, dice il direttore Hossein Pishkar, è quello di lasciar alla fine della sinfonia vuoto il palcoscenico, di far capire al pubblico cosa sia l’assenza di musica e l’importanza dei musicisti per il pubblico e del pubblico per i musicisti. Nella seconda parte invece la luminosa sinfonia n.2 op.36 in re maggiore di Ludwig van Beethoven.

Il concerto oltre che dal punto di vista del programma è diviso in due parti anche del punto di vista esecutivo ed interpretativo. La sinfonia di Haydn presenta alcune imperfezioni, incertezze in alcuni attacchi e un suono non particolarmente curato. Tuttavia l’idea che Hossein Pishkar ha della sinfonia è chiara e condivisibile: un Haydn leggero, fatto di contrasti e con una forte urgenza espressiva che si traduce in metronomi veloci, arcate corte e grande escursione dinamica tra piano e forte. Tuttavia l’intesa tra direttore e orchestra a volte non è impeccabile e qualche volta al suono non corrisponde il gesto. Curiose ed inconsuete alcune articolazioni e accentazioni soprattutto nel terzo movimento. Il finale che vira improvvisamente in un Adagio che funge da lunga coda del movimento ha come sempre una bella presa sul pubblico incuriosito dalle consuete gag tra direttori e professori d’orchestra che lentamente abbandonano il loro posto in orchestra fino a costringere Pishkar ad andarsene lui stesso davanti ad un’orchestra ridotta ormai a due soli violini che concludono la sinfonia lasciando lentamente il palcoscenico mentre suonano le ultime battute rimaste. I musicisti ricompariranno solo all’inizio della seconda parte senza quindi concedersi agli applausi prima dell’intervallo.

L’orchestra che riappare per la sinfonia di Beethoven è trasfigurata, è un’altra orchestra. Fin dalle prime note ritroviamo le grandi qualità della Calamani che abbiamo avuto modo di ascoltare in altre occasioni: qualità di suono, agilità e coesione. Pishkar con la sua interpretazione davvero serratissima, soprattutto nel finale, fa di tutto per mettere l’organico in difficoltà, senza però riuscirci. I tempi sembrano a tratti eccessivamente rapidi, ma l’esecuzione beethoveniana informata, da vent’anni a questa parte, guarda in questa direzione come testimoniano numerose registrazioni discografiche di interpreti di grande fama internazionale. Se questo approccio restituisce energia e brillantezza ai due movimenti esterni penalizza sicuramente il Larghetto nella sua atmosfera intima e profonda.

Il pubblico calamitato dalla bellezza di questa pagina beethoveniana e dalla vorticosa esecuzione sfoga in un fragoroso applauso il suo apprezzamento per questo concerto sinfonico che conclude questa edizione, la prima ad Orvieto, del Festival della Piana del Cavaliere.

Luca Di Giulio
(10 e 12 settembre 2021)

La locandina

10 settembre
Storia di un Gesù
Flauto Massimo Mercelli
Voce narrante Guido Barbieri
Solisti dell’Orchestra Filarmonica Vittorio Calamani
Programma:
Johann Sebastian Bach
Suite n. 2 in si minore BWV1067
Michael Nyman
Flauto solo
Giovanni Sollima
Contrafactus per flauto e archi
12 settembre
Direttore Hossein Pishkar
Orchestra Filarmonica Calamani
Programma:
Franz Joseph Haydn
Sinfonia n. 45 “degli addii”
Ludwig van Beethoven
Sinfonia n. 2

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