Kaufmann, Mariotti e Martone: tre voci per Otello
Oggi si apre la nuova Stagione del Teatro di San Carlo con l’Otello di Giuseppe Verdi, sul podio Michele Mariotti dirigerà Orchestra e Coro del Lirico di Napoli, quest’ultimo preparato da José Luis Basso, la regia è di Mario Martone. Le scene sono di Margherita Palli, i costumi di Ortensia De Francesco mentre le Luci sono di Pasquale Mari. Lo spettacolo è una nuova produzione del Teatro di San Carlo assieme con il Teatro Massimo di Palermo.
Jonas Kaufmann sarà Otello sul palcoscenico del Lirico di Napoli, il tenore tedesco infatti torna al San Carlo dopo la Cavalleria rusticana in forma di concerto dello scorso anno. Con lui si alternerà nel ruolo del titolo Yusif Eyvazov nelle recite del 7, 10 e 14 dicembre, Maria Agresta sarà Desdemona, Igor Golovatenko interpreterà Iago; il cast al completo prevede Alessandro Liberatore (Cassio) Matteo Mezzaro (Rodrigo) Emanuele Cordaro (Ludovico) Biagio Pizzuti (Montano), Manuela Custer (Emilia), Francesco Esposito (Un araldo). Lo spettacolo sarà in scena fino al 14 dicembre.
La prima di stagione, come tradizione sarà una serata di gala con la presenza del Presidente Sergio Mattarella. Saranno ospiti cento giovani, studenti universitari e studenti dei Conservatori di musica, assieme a loro i Rettori delle Università e i Direttori dei conservatori tutto grazie allo strumento dell’Art Bonus sostenuto da imprenditori del Concerto di imprese che sostengono l’avvicinamento dei giovani all’Opera lirica.
Abbiamo incontrato alcuni dei protagonisti alla conferenza stampa di presentazione, nella sala dei giardini al Teatro San Carlo
Jonas Kaufmann ci ha detto le sue impressioni sul personaggio «Finalmente sono al Teatro San Carlo con un’opera in forma scenica, dopo la Cavalleria rusticana con Elina Garanca nel novembre dello 2020. Ogni volta che riprendo un ruolo – Otello l’ho già interpretato due volte – cerco sempre di creare un personaggio diverso. È importante renderlo credibile e umano, bisogna capire cosa lo fa essere così violento e contraddittorio; non pare esserci un motivo tranne forse la solitudine. Lui è l’unico uomo di colore tra i bianchi, e non riesce ad aprirsi con nessuno neanche con Desdemona. Nel duetto con sua moglie mentre lei parla d’amore lui parla di guerra. Ma la società attorno a lui è immobile, nessuno lo ferma e nemmeno ci prova».
Questo Otello vede il ritorno alla regia di opera lirica Mario Martone, era stato al San Carlo per la prima volta con la regia di un memorabile Così fan tutte nel marzo del 1999.
«La vicenda di Otello e Desdemona – dice Martone, di cui segue una breve intervista – è sempre attuale, purtroppo. Ho voluto per questo motivo e per renderlo ancora più decifrabile, spostare l’azione ai nostri giorni. Un esercito occidentale in Medio-Oriente in un campo militare; anche le donne sono impegnate come soldati, infatti Desdemona è una soldatessa molto rispettata e capace ed è la moglie del comandante Otello. Poi ovviamente gli intrighi e le gelosie fra commilitoni e l’arrivo in pompa magna degli ambasciatori dalla madre patria. Jago detesta Otello ed anche Desdemona, anche perché lei non è soltanto una moglie innamorata ma una donna impegnata nella missione così come Otello, Jago, Cassio e Roderigo.».
- Si può dire che Otello è un dramma di famiglia, in fondo? Desdemona e Otello, Emilia è la moglie di Jago, Cassio e Roderigo in fondo erano di casa. E’ una tragedia epica? “
L’inizio dell’opera lo è, la battaglia vinta, il ritorno di Otello e l’Esultate; poi si smorzano le urla di vittoria e immediatamente la ciurma si abbandona ai festeggiamenti, all’ubriachezza e alle risse. Precipitiamo nell’umano, in una realtà così ben descritta da Verdi. L’esercito, in fondo è una comunità allargata, l’idea di raccontare tutti i personaggi come facenti di una famiglia c’è sicuramente. Lo stesso Jago che è un demonio”
- Possiamo dire che Otello e Jago appartengono alla letteratura che si rifà al tema del doppio? Penso ad esempio a Vittorio Gassman e Salvo Randone, che in una stagione di prosa di molti decenni fa, misero in scena Otello di Shakespeare scambiandosi i ruoli dei protagonisti ogni sera”
Ma certo sì, il rapporto Otello/Jago è la cosa meno scardinabile. Sia che si metta in scena il dramma di Shakespeare o l’opera di Verdi e Boito, è quello il motore che guida tutto e niente può essere cambiato. Mentre provavamo un giorno ho pensato che mi piacerebbe realizzare un Otello nel quale Jago non si vede, completamente introiettato da Otello. Cosa che è: Jago in realtà è un fantasma nella testa di Otello, come un buco attraverso il quale Jago si installa nella sua mente. In realtà loro sono un tutt’uno.
Questo è un suo ritorno ad Otello. Ricordo uno spettacolo con il suo gruppo Falso Movimento alcuni anni fa
Era il 1982: Otello era Andrea Renzi con il volto scuro e gli occhi azzurri, Jago era Tomas Arana in smoking e borsalino e Licia Maglietta una Desdemona sensuale e libera; si svolgeva sulla nave in viaggio da Venezia a Cipro. Poi misi in scena il mio primo Otello verdiano a Tokyo nel 2009. Ma anche quello di Falso Movimento era quello di Verdi/Boito, una rilettura.
Chi debutta in questo Otello al Teatro San Carlo è il maestro Michele Mariotti – anche per lui qualche domanda –, dopo aver diretto l’ultima opera di Giuseppe Verdi Falstaff al Festival Verdi di Parma, ora affronta la più complessa forse.
- Maestro Mariotti, Verdi dopo aver composto Aida pensava che in fondo avrebbe potuto anche smettere di comporre opere. Invece trascorsi sedici anni ecco Otello da Shakespeare, dopo il Macbeth del 1847 e la delusione patita per non aver potuto mettere in scena il Re Lear. Che opera è Otello?
Otello è un capolavoro sotto tutti i punti di vista c’è una fusione perfetta fra musica e testo, come tutte le opere di Verdi e Boito del resto; se pensiamo che è un binomio tra un vecchio e un giovane è davvero stupefacente. Dico sempre che Otello è l’opera della fragilità umana, parla delle debolezze degli uomini. Otello si è fatto forte e potente proprio perché era fragile. Sono contento che Giuseppe Verdi ci abbia ripensato e non si sia fermato dopo Aida.
- Il maestro Riccardo Muti, nel suo libro “Verdi l’Italiano”, ritiene che l’Otello è, fra tutte, l’opera che da davvero la misura della grandezza di Verdi musicista.
Sicuramente ma non è la sola, non è l’unica. Penso che il tratto che ha sempre contraddistinto Verdi è il suo lottare, il suo scardinare certi luoghi comuni, la sua critica ad alcuni atteggiamenti della società dell’epoca tema che ritroviamo in tutta la produzione. Pensiamo ad un’opera meno eseguita I Masnadieri ebbene è un attacco acceso al contesto sociale; Verdi è sempre stato una persona coraggiosa.
Maestro, lei a febbraio sarà all’Opera di Roma per dirigere Luisa Miller un titolo del 1849, di un Verdi giovane dopo questo Otello di Verdi dei suoi anni maturi.
Sì finalmente saremo in scena, dopo tutti i problemi dello scorso anno. Anche quella è un’opera che ti sconvolge dall’inizio, un personaggio di donna forte… ma fin dalla pastorale, stupefacente: è la campagna. Per lui la campagna non è mai stata ozio o il dolce far niente, è fatica invece, è fatica e sudore…
Annarita Caroli
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