Wakana Marlene Tanaka, dal “Brunelli” verso una carriera luminosa
Talentuosa e volitiva Wakana Marlene Tanaka, pianista giapponese nata a Evanston, Illinois negli Stati Uniti e cresciuta a Tokyo si è classificata prima – ex aequo – all’11º Premio Lamberto Brunelli 2022. Dopo essersi diplomata presso la Toho Gakuen School of Music a Tokyo sotto la guida Hiroe Arai e Kei Itoh nel 2018, ha conseguito il diploma accademico di secondo livello con massimo dei voti, la lode e la Menzione d’Onore presso il Conservatorio di Musica “Agostino Steffani” di Castelfranco Veneto sotto la guida di Massimiliano Ferrati nel 2021. Le abbiamo fatto qualche domanda.
- Quanto è difficile per un giovane affermarsi nel mondo del concertismo?
Indipendentemente dall’età, penso che siano necessari maturità musicale, originalità e personalità. Inoltre, bisogna saper crescere il proprio standard artistico e poi una volta mantenuto un livello alto, riuscire a mantenerlo il più a lungo possibile. Ci sono molti pianisti nel mondo. Tutti hanno dei lati positivi e qualcosa da dire. Sicuramente, oltre a sapersi distinguere nel messaggio musicale, serve essere anche molto flessibili nel repertorio per venire incontro alle diverse esigenze delle organizzazioni culturali.
La musica è un’arte viva pertanto la performance può essere influenzata non solo dallo stato fisico dell’artista ma anche da quello mentale. Per questo cerco sempre di avvicinarmi alla musica con grande positività, senza ansie e ricercando sempre freschezza e fantasia nei brani, anche quelli che studio già da molto tempo. Per un giovane è sicuramente una grande sfida affermarsi ma sono sicura che una grande motivazione ed il lavoro costante per il miglioramento del livello artistico personale possano dare nel tempo risultati.
- È giusto avere dei modelli di riferimento riguardo all’interpretazione?
Direi di sì. Non si può creare dal niente: ognuno deve trovare dei modelli di riferimento ai quali ispirarsi, guardandoli ed ascoltandoli. Pertanto, credo che sia necessario imparare dalle esibizioni di altri pianisti e utilizzare quanto appreso, principalmente durante lo studio, e confrontarsi con esso. Ma allo stesso tempo, è importante ascoltare anche se stessi e capire come poter far emergere la propria personalità ed esprimersi attraverso la musica. I modelli ai quali ci ispiriamo ci spingono a ricercare e a portare avanti delle idee, a creare una nostra interpretazione e a formare un nostro gusto.
- Il suo Chopin mi è parso particolarmente meditato e fortunatamente privo di retorica. Con chi si è preparata?
Circa sei anni fa, ho studiato questo concerto per la prima volta con la professoressa Hiroe Arai mentre frequentavo l’Università Toho Gakuen School of Music in Giappone. L’ho ripreso e studiato con grande motivazione nuovamente durante la pandemia, sotto la guida del mio Maestro Massimiliano Ferrati con cui mi sto perfezionando da tre anni e mezzo a Castelfranco Veneto e che ho deciso di seguire lasciando il Giappone. Con il Maestro Ferrati lavoriamo in maniera molto approfondita sui brani, sia dal punto di vista tecnico che interpretativo. Il Maestro Ferrati possiede una grande e rara sensibilità umana e musicale e riesce sempre a guidarmi nelle scelte, lasciando emergere la mia personalità. Trovo questo concerto estremamente intenso: mi affascinano la profondità, la tenerezza, la tristezza presenti nel primo e nel secondo movimento, ma anche il turbamento ed il conflitto interiore. Sono aspetti che amo molto valorizzare in questo concerto, anche se trovo comunque entusiasmante il terzo tempo con la sua gioia ed il suo slancio positivo.
- Come vede la sua carriera da qui a qualche anno?
Prima di tutto, vorrei concentrarmi sui concorsi, sulle masterclass e sui concerti che ho prossimamente. Anche se il Covid non è ancora finito, è oggi meraviglioso, infatti, avere di nuovo la possibilità di condividere la musica con il pubblico, tornando a suonare dal vivo. Inoltre, pur guardando e puntando come tutti ad un risultato, considero di fondamentale importanza il processo per raggiungerlo. Per questo vedo davanti a me nei prossimi anni molto studio, sempre con passione ed onestà. Non amo pensare ad un futuro lontano, per alcuni aspetti imprevedibile. Continuo invece a piccoli passi ad andare avanti, a pormi i miei obiettivi e a lavorare al meglio per raggiungerli, cercando di essere flessibile di fronte alle situazioni che mi si pongono davanti.
Alessandro Cammarano
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