Violetta e la gru: la tempesta perfetta
Serata turbolenta in Arena sabato, a causa di forti ritardi nel montaggio delle scene di Traviata: l’inizio dell’opera è stato ritardato di quasi tre quarti d’ora e le successive lungaggini all’intervallo hanno ulteriormente indispettito il pubblico. Sulla vicenda sono intervenute con un comunicato stampa sia la Uil che la Cgil stigmatizzando una situazione che mette a rischio la qualità degli spettacoli nella stagione che avrebbe dovuto essere quella della ripartenza post-Covid.
Particolarmente duro il comunicato della Uilcom, nel quale tra l’altro si afferma che «Quello che è avvenuto ieri sera in Arena prima e durante la prima rappresentazione de “La Traviata” non ha altra definizione che inaccettabile. Iniziare la rappresentazione con quasi 50 minuti di ritardo, durante i quali si è tentato affannosamente di proseguire le operazioni di montaggio con la gru che girava sopra al palcoscenico portando nell’anfiteatro pezzi essenziali della scenografia, proporre un primo atto con scene fortemente mutilate (aspetto palese a tutto il pubblico da un banale confronto con le registrazioni del 2019 e con il materiale promozionale ufficiale e da pezzi di struttura a vista), proseguire con un cambio scena di 40 minuti in cui ancora le scenografie sono state montate solo parzialmente, lasciare i lavoratori inermi a subire i fischi di un pubblico giustamente scontento, al quale non sono state fornite altre spiegazioni che un banale annuncio di un non meglio precisato “problema tecnico”, tutto ciò rappresenta forse la peggior pagina di storia di Fondazione Arena che si ricordi, un’umiliazione per tutti lavoratori che non hanno nessuna responsabilità di quanto accaduto e un fatto fortemente lesivo dell’immagine di Fondazione Arena.». Per proseguire poi con la denuncia di un eccesso di produzioni “monumentali” a fronte di una riduzione di personale esposta in questi termini: «Tutti i nostri gridi di allarme sono rimasti inascoltati, anzi trattati con sufficienza e presupponenza: invano alla presentazione del Festival attuale nell’agosto scorso abbiamo evidenziato che si trattava dei 5 allestimenti più imponenti della storia di Fondazione e ci sarebbero stati problemi nell’avvicendamento tra loro, invano abbiamo espresso perplessità sulla concomitanza di 5 titoli invece che di soli 4 come tradizionalmente avveniva, invano abbiamo lamentato che a causa dell’indisponibilità dell’anfiteatro a maggio in quanto occupato da concerti di extra-lirica non si sarebbero potuti fare i pre-montaggi degli allestimenti, operazione essenziale alla messa a punto dei delicati meccanismi che caratterizzano il palcoscenico di un teatro lirico, invano abbiamo richiesto di implementare gli organici dei lavoratori del settore tecnico, anche per considerare un ragionevole margine in caso di assenze per Covid, evento che puntualmente si è verificato.».
Il Comunicato si chiude con un preciso appello all’Amministrazione appena insediata: «La nuova amministrazione deve immediatamente farsi carico di una seria ed approfondita analisi di quanto accaduto ed attivarsi per rimuovere nel più breve tempo possibile le cause ed i responsabili della débacle di ieri sera, per il bene della città, del Festival lirico e della Fondazione con tutti i suoi lavoratori. Quello di ieri era un disastro annunciato e si poteva evitare; chiediamo che si corra subito ai ripari per assicurare al pubblico un prodotto degno di una Fondazione che riceve milioni di euro di finanziamento pubblico e che ultimamente gode anche del forte sostegno di stakeholders del territorio, che hanno creduto e devono continuare a credere nel Festival lirico di Fondazione Arena.».
Anche la SLC CGIL ha preso decisamente posizione, senza rinunciare ad una certa ironia, puntualizzando circostanze, richieste e risposte concrete da parte della Fondazione Arena: «Ieri sera era in programma la prima di Traviata e il pubblico ha avuto la sorpresa di poter ammirare come nasce un’opera. Peccato che questa situazione, del tutto inedita nel tempio veronese della lirica, abbia causato il posticipo di circa 45 minuti dello spettacolo. Fino alle 21.50, infatti, i protagonisti sul palcoscenico sono stati la gru fissata all’esterno dell’Arena, impegnata a posizionare i pezzi dell’imponente scenografia, e il personale tecnico, che nonostante turni di lavoro massacranti che sono diventati la normalità, ha fatto miracoli per rendere dignitoso lo spettacolo (anche se il montaggio non è stato del tutto completato). Vedendo queste scene ci è tornata in mente la conferenza stampa di presentazione del Festival 2022, nella quale si magnificava il programma promettendo spettacoli grandiosi e unici anche per le scenografie faraoniche. A seguito di quella conferenza stampa abbiamo chiesto con forza a FAV di programmare per tempo tutte le fasi della stagione. per le seguenti considerazioni:
- la complessità delle opere, che a volte prevedono la presenza in contemporanea di circa 700 persone sul palcoscenico, impone un numero maggiore di prove;
- le scenografie, certamente molto belle e affascinanti, sono tra le più imponenti e impegnative degli ultimi decenni;
- reperire il personale artistico e tecnico è diventata operazione molto più complicata rispetto al passato;
- l’incognita COVID impone maggiore prudenza nella programmazione e un numero maggiore di addetti per sopperire ad eventuali focolai nei settori (evento che si è puntualmente registrato non soltanto tra tecnici).
A fronte di queste richieste, assolutamente sensate e ovvie, FAV ha assunto le seguenti decisioni:
- ha iniziato le prove in Arena soltanto ai primi di giugno;
- ha aggiunto nuovi elementi, alcuni di dimensioni notevoli, alle scenografie già imponenti degli anni precedenti;
- ha assunto un numero inferiore di personale in molti reparti (soprattutto in quello tecnico);
Quanto accaduto ieri, quindi, è la logica conseguenza delle scelte effettuate nei mesi precedenti da FAV e spiace constatare che a pagarne le conseguenze siano da un lato gli spettatori, che avrebbero il diritto di vedere spettacoli dignitosi senza ritardi, ma soprattutto la sicurezza di lavoratrici e lavoratori, i quali non possono in alcun modo essere spremuti come limoni lavorando mediamente 60 ore a settimana con temperature tropicali (le squadre dei tecnici lavorano quasi a ciclo continuo…). Se finora non è accaduto nulla di grave è merito della professionalità del personale, ma è chiaro che con questi ritmi anche il più esperto dei lavoratori rischia di infortunarsi e quindi non saggio affidarsi alla fortuna per evitare incidenti. I margini per intervenire sulla stagione attuale sono probabilmente ridotti, anche se tenuto conto di tutti gli elementi il ridimensionamento di alcuni aspetti scenografici sarebbe auspicabile, ma l’esperienza di quest’anno dovrà servire da monito per la 2023, la quale prevede un programma ancora più complesso del 2022.».
Quasi a stretto giro è arrivata da parte della Fondazione Arena la spiegazione su quanto accaduto: «In un contesto problematico per tutti i settori produttivi, in particolare quelli stagionali, nei quali la pandemia ha reso difficile il reperimento di personale qualificato, nel primo pomeriggio di ieri (il 2 luglio, ndr) si è verificata la rottura di un mezzo tecnico che ha rallentato le operazioni di montaggio dell’allestimento-».
Il “guasto” in questione – posto che la fortuna è cieca ma la iella ci vede benissimo – somiglia molto ai “raffreddori” che colpivano i vecchi Segretari del PCUS ai tempi dell’Unione Sovietica, ci sia perdonata l’ironia
Alessandro Cammarano
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