Trasimeno: Angela Hewitt finalmente sul palco

E alla fine è arrivata, con il suo sorriso generoso e quell’umorismo un po’ british, la postura regale al pianoforte e la magia del tocco sul suo Fazioli, lei, Angela Hewitt, la reincarnazione di Bach. E alla fine ha suonato, e come ha suonato, per chiudere la 17° edizione del Trasimeno Music Festival davanti ad un pubblico che l’attendeva da una settimana, sperando che il Coronavirus la liberasse.

Il 6 luglio – penultimo giorno di festival – è salita sul palco del Teatro Morlacchi di Perugia per una serata particolare assieme ai ballerini dell’Opera Atelier di Toronto, compagnia specializzata in balletto di epoca barocca. Le coreografie hanno accompagnato le note del pianoforte di Hewitt e del violoncello di Bryan Cheng, alternandosi con la voce del soprano Measha Brueggergosman. Il 7 luglio – chiusura dell’edizione 2022 – la pianista canadese si è esibita in un recital nel cortile del Castello dei Cavalieri di Malta, a Magione.

Il periodo Barocco è quello in cui Hewitt esprime l’eccellenza, danzando la musica con grazia e profondità, naturalezza e perfezione, gestendo più voci sovrapposte con semplicità disarmante, creando un’ampia scala di piano e pianissimo. Purcell, Couperin, Rameau, Bach: è tutto un turbine di gighe, allemande, minuetti e gavotte. E se il periodo storico insinuerebbe l’opportunità di utilizzare una tastiera antica invece che un pianoforte moderno, il suono perfettamente filologico che la pianista riesce a creare fuga qualsiasi dubbio sulla scelta di uno strumento che, al contrario dei precedenti, esalta una ricchezza timbrica inimmaginabile al tempo. In questo senso, risulta molto interessante il modo in cui Angela Hewitt utilizza il pedale di risonanza, dove il piede si muove ad intermittenza, veloce ed essenziale, donando rotondità di timbro dove serve quel secondo in più (ma mai di più) che fa la differenza. Una maestria che Schnabel avrebbe sicuramento inserito con soddisfazione nel suo libello “Tecnica moderna del pedale” (riedito recentemente da Curci).

Se al Teatro Morlacchi viviamo un approccio misurato al mondo pianistico della Hewitt, nel castello di Magione si dischiude il suo scrigno prezioso, quasi una bibbia riccamente miniata. I Preludi e Fughe di Bach – otto scelti dal secondo libro – sono un avvicinamento al divino (dopotutto, scherza amabilmente la pianista con tono familiare aprendo la serata, quando incontri una fuga con tanti diesis ti affidi veramente a Dio!). Ecco il turbine del preludio in re minore (BWV 875), la spavalderia della fuga in mi bemolle maggiore (BWV 876) o il fare capriccioso della fuga in mi minore (BVW 879) che si contrappongono alla dolcezza del preludio in mi maggiore (BWV 878) e alla grazia di quello in mi bemolle maggiore (BWV 876).

La sensibilità con cui Angela Hewitt tratta l’intervallo di quarta ascendente nel tema della fuga in re diesis minore (BWV 877) è un’emozione inaspettata, quella micro-attesa della nota superiore che si pone al di sopra della metrica regolare e che si ripropone uguale tutte le volte che ritorna. Il suo modo di suonare Bach è un universo di timbri che regalano numerose suggestioni, così il climax arriva nell’ultima pagina proposta (BWV 881), in cui risuona nel preludio la creazione, lì dove nella notte buia si accendono le stelle, e nella fuga esplode la vita, e il mondo si popola di voci e colori. Nella seconda parte del concerto, la Sonata di Brahms si apre con un tuono basso e profondo, sulla tastiera come nel cielo umbro, che si carica di elettricità dopo giorni di temperature roventi. Il secondo e quarto movimento sono accomunati da un suono asciutto, dove il canto, ora tenero ora scuro, si mantiene piano ma sempre penetrante, quasi un’eco bachiana. Nell’ultimo, invece, il pedale diventa generoso e il suono conquista la rotondità brahmsiana fino all’ultima nota, per terminare, quasi una catarsi, con un grande temporale, dove l’applauso si fonde con la pioggia.

Negli ultimi due concerti del Trasimeno Music Festival si apprezzava la presenza vocale e scenica del soprano canadese Brueggergosman, che riusciva a donare quella scintilla in più alle stesse coreografie, interagendo con i ballerini attraverso un semplicissimo sfioramento di mani che rendeva visibile il senso dell’operazione stessa, ossia proporre con la voce e con la danza due modi alternativi e interconnessi di “cantare” la musica. Rivelazione delle giovani promesse risultava il venticinquenne Bryan Cheng (2° Premio al Concorso di Ginevra 2021 e 6° all’ultimo Concorso “Regina Elisabetta” di Bruxelles), un sublime violoncello Stradivari “Bonjour” (1696 ca.) con arco francese Jean-Dominique Adam (1830 ca.) nelle mani di uno “stradivari” del violoncello, apprezzato sul palco del Morlacchi di Perugia e soprattutto nel recital con pianoforte (Naoko Sonoda in sostituzione della Hewitt allora positiva) tenuto il 3 luglio al Castello di Magione.

Monique Cìola
(6 e7 luglio 2022)

La locandina

Mercoledì 6 luglio
Perugia, Teatro Morlacchi
There will be Dancing and Singing
Con Opera Atelier / Artisti di Atelier Ballet
Direzione artistica Marshall Pynkowski e Jeannette Lajeunesse Zingg
Soprano Measha Brueggergosman
Violoncello Bryan Cheng
Pianoforte Angela Hewitt
Programma:
Danze barocche su musiche di Bach, Couperin, Rameau, Purcell
Giovedì 7 luglio
Magione, Castello dei Cavalieri di Malta
Concerto di chiusura del festival
Pianoforte Angela Hewitt
Programma:
Johann Sebastian Bach
Clavicembalo ben temperato, libro II
– Preludi e fughe nn. 5-12 (BWV 874-881)
Johannes Brahms
Sonata in fa minore, op. 5

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