Siena: Vortici di Silenzio alla Chigiana
Quasi ogni sera quest’anno l’Accademia Chigiana propone una pietra miliare della storia della musica del XX secolo. Questa sera in quella bomboniera che è la sala di Palazzo Chigi Saracini un variegato gruppo di musicisti ne propone addirittura due: la Kammersymphonie op.9 di Arnold Schoenberg e l’esecuzione di tutte e tre le parti che compongono Vortex Temporum di Gérard Grisey. Sul palco un ensemble eterogeneo ma ben assortito di strumentisti: Patrick Gallois al flauto, Paolo Ravaglia al clarinetto, il giovanissimo Leonardo Ricci al violino, la viola altrettanto giovane di Benedetta Bucci, l’immancabile violoncellista Francesco Dillon e Luigi Pecchia al pianoforte. In Grisey si aggiungerà in veste di direttore Tonino Battista.
La Kammersymphonie di Schoenberg appare nella veste rielaborata da Anton Webern nel 1923 per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte. Webern con questa rimodulazione di organico asseconda le perplessità dello stesso Schoenberg riguardo all’organico originale e riduce la sinfonia ad un classico quintetto con pianoforte con la possibilità di mescolare archi e fiati oppure di utilizzare il quartetto d’archi tradizionale con due violini, viola e violoncello con l’aggiunta del pianoforte come in Brahms e Schumann.
La scelta di proporre in concerto la versione archi e fiati privilegia sicuramente i colori rispetto a quella più omogenea solo archi e pianoforte e rende ancora più cameristica e adatta alla sala di Palazzo Chigi Saracini la composizione. Si tratta di un giovane Schoenberg, tutt’altro che dodecafonico, con una sviluppata melodicità, ma già una maturata arditezza armonica. La trasparenza e la differenziazione di timbri che offre la versione da camera consente un ascolto più consapevole, ed i cinque strumentisti coinvolti sono tutti perfettamente a loro agio in un insieme che ha una chiara direzione comune, un fine affiatamento nonostante suonino per la prima volta insieme: magia che solo i grandi cameristi posso fare.
Segue l’immenso capolavoro di Grisey Vortex Temporum qui presentato in versione integrale. Tripartito, a volte viene smembrato per eseguirne una o due parti a scapito della visione d’insieme. Gli studi degli anni settanta sullo spettralismo ovvero l’indagine computerizzata sullo spettro sonoro portano nuove informazioni sullo sviluppo degli armonici che sono legati anche al tempo e non solo all’altezza dl suono. Le tre sezioni in cui il brano è suddiviso richiamano a tre “tempi” diversi: il tempo degli insetti, il tempo delle balene ed in fine il tempo più complesso che è quello degli umani. Tutto inizia termina con un’onda di origine raveliana che però nel finale acquisisce complessità dilatandola e sviluppandola, complessità che Grisey associa proprio al tempo dell’uomo. Tonino Battista che dirige il brano di Grisey fa della chiarezza la sua cifra interpretativa senza però sacrificare l’emotività qualità sempre indispensabile, ma ancor più irrinunciabile nel repertorio contemporaneo che ha bisogno di essere coinvolgente nei confronti del pubblico lasciando qualcosa che non sia mero interesse intellettivo. Il risultato è davvero trascinante: gli oltre quaranta minuti passano molto velocemente nonostante il caldo al limite della sopportabilità nel saloncino di Palazzo Chigi Saracini gremito.
Luca Di Giulio
(17 luglio 2022)
La locandina
Direttore | Tonino Battista |
Flauto | Patrick Gallois |
Clarinetto | Paolo Ravaglia |
Violino | Leonardo Ricci |
Viola | Benedetta Bucci |
Violoncello | Francesco Dillon |
Pianoforte | Luigi Pecchia |
Programma: | |
Arnold Schönberg | |
Kammersymphonie in mi magg. op. 9 (arr. A. Webern) | |
Gérard Grisey | |
Vortex temporum I, II, III |
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