Lugano: il sottile equilibrio di Mariotti e la OSI

L’Orchestra della Svizzera Italiana inaugura la stagione dei concerti al LAC con un programma sinfonico che vede nell’impaginato il Primo concerto per violino e orchestra di Sergeij Prokofiev a fianco della Sinfonia n.1 di Johannes Brahms. Protagonisti il giovane solista francese di origini russo-ucraine Marc Bouchkov ed il direttore pesarese Michele Mariotti.

Il programma, ben ideato, inizia con una pagina di Prokofiev che segna un cambio di marcia rispetto alle composizioni precedenti. Di difficile collocazione in concerto per il suo finale moderato e non pirotecnico come la maggior parte dei brani per strumento solista ed orchestra ben si accosta a quel mastodontico monolite che è la Prima sinfonia di Brahms. Bouchkov sfodera una tecnica davvero solida che però si accompagna ad un certo distacco: si pensi per esempio all’intensa cadenza che precede la singolare coda del primo movimento o la prima parte del terzo tempo. Non manca però il piglio deciso nello Scherzo e nei momenti tecnicamente più ostici. Mariotti, da ottimo direttore d’opera qual è, accompagna il solista con grande sicurezza, perfetta tenuta dell’insieme anche se forse a tratti con una eccessiva idea di bel suono che ammorbidisce alcune asperità di scrittura del concerto.

L’apprezzamento della sala, piena in ogni ordine di posto, è davvero entusiasta tanto che il solista Bouchkov concede ben due bis: la Danse rustique dalla Sonata per violino solo op.27 n.5 di Eugène Ysaÿe ed un tema e variazioni su una melodia popolare ucraina.

Dopo l’intervallo giunge il momento della prima sinfonia di Brahms. Creazione tanto affascinante quanto tormentata che in oltre vent’anni di gestazione cambiò numerose volte forma al brano. Alla fine nel 1876 vede la luce la versione che noi conosciamo, quasi cinquanta minuti di grande densità linguistica e contenutistica.

L’OSI che ha una grande dimestichezza con le sinfonie del compositore amburghese, incise tutte sotto la bacchetta del loro Direttore Musicale Markus Poschner, si trova davanti ad idee completamente diverse. Mariotti è piuttosto distante da una lettura tipicamente “italiana” di Brahms con metronomi estremamente variabili anche all’interno della stessa frase, ma non trova nemmeno collocazione tra gli interpreti di un Brahms squadrato e rigido. In un sottile equilibrio sta la lettura del maestro pesarese tra un bel fraseggio curato e cantabile (che spesso viene confuso con l’italianità), lasciando respirare le frasi e l’orchestra senza metronomi troppo serrati e senza “mangiarsi” le pause e una visione comunque magniloquente della partitura evidenziando molto bene la costruzione del materiale musicale per spostamento degli accenti che è un inconfondibile stilema brahmsiano.

Mirabile per intensità e compattezza la conduzione del rischiosissimo “stringendo” prima del “Più Allegro” della coda dove spesso dal vivo l’orchestra tende a sfilacciarsi prima di intraprendere la febbrile corsa verso gli accordi conclusivi della sinfonia.

Davvero un’ottima prova quindi di direttore e orchestra in questo programma inaugurale con una menzione particolare per alcune prime parti dell’OSI come il Konzertmeister Robert Kowalski, il primo corno Zora Slokar ed il primo oboe Marco Schiavon.

Luca Di Giulio
(20 settembre 2022)

La locandina

Direttore Michele Mariotti
Violino Marc Bouchkov
Orchestra della Svizzera Italiana
Programma:
Sergej Prokof’ev
Concerto per violino e orchestra n. 1 in re maggiore op. 19
Johannes Brahms
Sinfonia n. 1 in do minore op. 68

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