Ravenna: Trilogia d’autunno, Mozart e Da Ponte tra farsa e sublime

La Trilogia d’autunno del Ravenna Festival ha proposto dal 2 al 6 novembre i sublimi capolavori di Wolfgang Amadeus Mozart e Lorenzo Da Ponte: Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte. Due rappresentazioni per titolo, nel Teatro Alighieri traboccante di un pubblico in gran parte composto di spettatori stranieri, alcuni dei quali si ripresentano anno dopo anno all’appuntamento con l’opera e, negli anni passati, con la danza e il teatro.

Sul podio questa volta c’erano tre direttori accomunati dall’esperienza nella Italian Opera Academy di Riccardo Muti, i cui partecipanti sono sottoposti a una rigorosa selezione, e per l’allestimento si è scelta una soluzione unitaria, frutto di una coproduzione tra il Drottningholms Slottheater di Stoccolma e l’Opéra Royal di Versailles.

Il regista parigino Ivan Alexandre ha adottato come spunto dell’intera operazione una di quelle intuizioni che paiono brillanti nella loro superficialità: secondo lui, Cherubino delle Nozze, Don Giovanni e Don Alfonso di Così fan tutte sono lo stesso personaggio in tre diverse fasi della sua esistenza. L’idea non tiene conto delle specificità né delle caratteristiche fondanti di ciascuno e, d’altronde, nemmeno emerge con evidenza nei tre spettacoli se non per qualche dettaglio, come quando Cherubino, entrando in scena ad aprire il Finale delle Nozze di Figaro, intona la Canzonetta di Don Giovanni “Deh vieni alla finestra”, o per il fatto che nelle due opere successive è lo stesso interprete a sostenere il ruolo di Don Giovanni e di Don Alfonso.

La raffinata scena di Antoine Fontaine, che firma anche i costumi, è unica per i tre spettacoli: la domina un teatrino (l’impostazione infatti è quella fin troppo sfruttata del teatro nel teatro) nel quale, soluzione tanto pratica quanto elegantemente realizzata, pannelli di tessuto a mo’ di tendaggio diventano pareti, porte, mantelli, vessilli; gli stessi interpreti li muovono, li strappano, li legano e slegano nel corso dell’azione. Un’azione che si dipana, nel complesso, in modo scorrevole e chiaro; ma si rivela spesso pallida negli aspetti malinconici, teneri, sensuali o francamente drammatici, per privilegiare quelli comici.

Il continuo ricorso alle gag, una specie di omaggio mal concepito allo stile di Jean-Pierre Ponnelle, si rivela particolarmente disturbante quando coinvolge la musica con esclamazioni, forzature, rallentandi e pause esagerate, in un sovrappiù di gesti e scenette che fanno, tra l’altro, passare in secondo piano i veri momenti francamente buffi: come il disvelamento di Cherubino da parte del Conte nel prim’atto delle Nozze, per esempio, che avviene ai piedi del teatrino con poca luce e non strappa al pubblico nemmeno una risata.

Ad assecondare e amplificare il côté farsesco della regia c’è Robert Gleadow, un basso-baritono provvisto di discrete doti vocali e, soprattutto, di una strabordante quantità di energia. L’aitante ragazzone canadese ne fa di tutte come Figaro e come Leporello, così penalizzando spesso il canto; riempie la scena vestito e anche seminudo, fino ad abbassare i pantaloni per mostrare al pubblico che la lista delle conquiste di Don Giovanni se l’è scritta su tutto il corpo, anche sul sedere. Non sia mai detto che il buon gusto sia una categoria critica per l’opera, ma la gestualità da avanspettacolo dovrebbe essere sostenuta da motivazioni registiche molto più sostanziose.

Nella terna di prime, Gleadow è stato costretto da un problema vocale a lasciare il ruolo di Guglielmo al francese Florian Sempey, che si è lodevolmente disimpegnato all’interno di una compagnia di canto in gran parte composta, in Così fan tutte come nelle altre due opere, da interpreti di buono se non ottimo livello. Da ricordare soprattutto l’impeccabile, luminoso Cherubino di Lea Desandre; Arianna Vendittelli, con il suo bel timbro e la sua sicurezza scenica e vocale, come Susanna e Donna Elvira; Ana Maria Labin e i preziosismi della sua linea di canto come Contessa e Fiordiligi; José Maria Lo Monaco, efficace nella parte di Dorabella; tra le altre interpreti, Miriam Albano, una Despina a punto per doti vocali, ma troppo frenetica e caricata nei toni.

Nel versante maschile, da lodare la dignità e la prestanza del canto di Christian Federici, sia nel ruolo di Don Giovanni sia in quello di Don Alfonso, e la rifinita prova di Anicio Zorzi Giustiniani come Ferrando; Clemente Antonio Daliotti è stato un Conte corretto ma privo della vigorosa carnalità del personaggio; Callum Thorpe, Commendatore e Masetto, si è ben prodotto nel primo ruolo e meno nel secondo, forse per lo sforzo di differenziare opportunamente la voce.

La sfida di affidare i tre capolavori ad altrettanti direttori giovani è stata nel complesso vinta, in un crescendo che ha preso il via da Giovanni Conti: alle prese con l’imponente, complessa e delicatissima macchina delle Nozze di Figaro, Conti è riuscito a far quadrare tutto, superando qualche difficoltà tra golfo mistico e palcoscenico, ma sacrificando non poche sfumature. La tedesca Erina Yashima, che ha qualche anno in più di esperienza rispetto ai colleghi, ha mostrato una disinvolta sicurezza in Don Giovanni (nella versione di Praga, quindi senza le due grandi arie di Don Ottavio e Donna Elvira), sostenuta dall’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini che si è prodotta in modo eccellente in tutt’e tre le serate. Tais Conte Renzetti, brasiliana di nascita, ha offerto una lettura di Così fan tutte basata con tutta evidenza su una profonda analisi, che nell’esecuzione si è tradotta in tenuta, levigatezza, attenta cura del rapporto con le voci e capacità di creare atmosfere ben definite.

Stravaganti gli accompagnamenti ai recitativi di Lars Henryk Johansen al fortepiano, puntuali il Coro Cherubini in Don Giovanni e il Coro 1685 dell’Istituto Superiore di Studi Musicali Giuseppe Verdi di Ravenna in Così fan tutte, entrambi diretti da Antonio Greco. Per Le nozze di Figaro, il regista ha deciso di affidare, non si sa perché, le parti corali ai personaggi in scena: una soluzione che fa a pugni con il libretto, va da sé.

Molti applausi, alla fine, e vivo successo per tutt’e tre le opere.

Patrizia Luppi
(31 0ttobre, 1º-2-3-4-5-6 novembre 2022)

La locandina

Regia Ivan Alexandre
Scene e costumi Antoine Fontaine
Luci Ivan Alexandre, Antoine Fontaine
Personaggi e interpreti:
Le nozze di Figaro
Il Conte di Almaviva Clemente Antonio Daliotti
La Contessa di Almaviva Almaviva Ana Maria Labin
Figaro Robert Gleadow
Susanna Arianna Vendittelli
Barbarina Manon Lamaison
Cherubino Lea Desandre
Bartolo/Antonio Norman D. Patzke
Marcellina  Valentina Coladonato
Don Basilio/Don Curzio Paco Garcia
Don Giovanni
Don Giovannii Christian Federic
Donna Anna  Julia Maria Dan
Don Ottavio Julien Henrich
Il Commendatore/Masetto Callum Thorpe
Donna Elvira Arianna Vendittelli
Leporello Robert Gleadow
Zerlina Chiara Skerath
Così fan tutte
Fiordiligi Ana Maria Labin
Dorabella José Maria Lo Monaco
Guglielmo Florian Sempey
Ferrando Anicio Zorzi Giustiniani
Despina Miriam Albano
Don Alfonso Christian Federici
Fortepiano Lars Henrik Johansen
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Coro Luigi Cherubini
Coro 1685 dell’Istituto Superiore di Studi Musicali Giuseppe Verdi di Ravenna
Maestro del coro Antonio Greco

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