Bolzano: le fascinazioni classiche di Takács-Nagy
Direttore spesso ospite di molte istituzioni musicali italiane, l’ungherese Gábor Takács-Nagy propone un interessante programma sinfonico con l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento con musiche di Mendelssohn, Haydn e Mozart.
Con grande piacere notiamo che l’Auditorium di via Dante ha attirato moltissimo pubblico per l’occasione, nonostante i tempi difficili non siano del tutto passati.
L’Ouverture che apre il concerto, Le Ebridi (o La Grotta di Fingal) di Felix Mendelssohn-Bartholdy, è un bell’affresco composto a Roma dopo un periodo di permanenza in Scozia. L’ambientazione brumosa dell’incipit è ben caratterizzata da orchestra e direttore. Con lo scorrere del brano, come prevedibile, ciò che risalta di più di Takács-Nagy è il trattamento degli archi sia dal punto di vista del bilanciamento delle masse che dal punto di vista del fraseggio che ha sempre una direzione convincente e denota una ammirevole cura dei dettagli: qui, e in tutto il resto del programma, sia da esempio la quantità di varianti di staccato che il direttore ungherese propone: secco, corto, lungo, vibrato, morbido o aspro. Molto accesa e volitiva la parte centrale dell’ouverture con interventi precisi degli ottoni.
A seguire una delle 108 (104 rimaste fino ai giorni nostri) sinfonie di Haydn: la numero 99 in mi bemolle maggiore. Tra le ultime del compositore austriaco sicuramente non è tra le più note come per esempio la 94, la 100 o la 101, ma la grande fattura di questa pagina non deve essere minimamente messa in dubbio. Curiosità: si tratta della prima sinfonia di Haydn che vede la presenza dei clarinetti in organico; strumenti che non erano a sua disposizione ad Esterháza. Quadripartita come tutte le ultime sinfonie di Haydn, trova in Takács-Nagy le braccia adatte per un’ottima esecuzione ben bilanciata tra umorismo, rusticità ed eleganza: tre principi sui quali spesso poggia la musica dell’austriaco. La Haydn ben risponde alle indicazioni del direttore che forse non brilla per chiarezza del gesto con una mano sinistra non proprio mobilissima e sciolta e con una destra senza bacchetta, ma chiarissime sono le idee che l’orchestra ben coglie e restituisce con calda precisione al pubblico dalle prime note fino al conciso e brillantissimo finale.
A conclusione del concerto, senza intervallo, la Sinfonia n.39 di Mozart sempre nella medesima tonalità di mi bemolle maggiore come la precedente. Qui si capisce fin da subito che ci troviamo davanti ad una partitura “teatrale”: l’introduzione lenta (Adagio) e il carattere vocale del primo tema sono inequivocabili. Spiazzante nell’esposizione è il forte rallentando che il direttore ungherese mette in una singola battuta dell’Allegro fatta di tre semplici accordi che dividono due momenti molto chiari. Questo atteggiamento musicale cambierà nelle altre due volte che si ripresenterà questa battuta: la seconda senza il ritardando e la terza con un ritardando che alla fine è un compromesso tra primi i due. Qui si coglie perfettamente il senso del dramma che ha Takács-Nagy rispetto alla partitura, dramma che è da leggersi sia in senso drammaturgico che emotivo. L’apparentemente placido secondo movimento è in realtà il momento più doloroso della sinfonia, con il suo secondo soggetto così perentorio e incalzante. Dolore mitigato dal Minuetto e trasfigurato perfettamente nel luminoso finale che conclude improvvisamente la sinfonia con un moto di spirito.
Apprezzatissimo il concerto dal pubblico bolzanino che richiama più volte sul palco un visibilmente felice Takács-Nagy che si congratula più volte con l’orchestra con sincera gratitudine.
Luca Di Giulio
(8 novembre 2022)
La locandina
Direttore | Gábor Takács-Nagy |
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento | |
Programma: | |
Felix Mendelssohn Bartholdy | |
Le Ebridi, Op. 26 | |
Joseph Haydn | |
Sinfonia N. 99 in Mi Bemolle Maggiore, Hob. I: 99 | |
Wolfgang Amadeus Mozart | |
Sinfonia N. 39 in Mi Bemolle Maggiore, K 543 |
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