Riccardo Chailly riporta alla Scala Andrea Chénier

 La Stagione 2017/2018 del Teatro alla Scala si apre il 7 dicembre alle ore 18 con Andrea Chénier di Umberto Giordano su libretto di Luigi Illica, con la direzione del Maestro Riccardo Chailly e la regia di Mario Martone. Le scene sono firmate da Margherita Palli, i costumi da Ursula Patzak e le luci da Pasquale Mari, mentre Daniela Schiavone cura la coreografia. Il cast schiera Yusif Eyvazov come protagonista, Anna Netrebko come Maddalena di Coigny, Luca Salsi come Gérard, Annalisa Stroppa come Mulatta Bersi e Mariana Pentcheva come Contessa di Coigny.

La serata inaugurale è dedicata alla memoria di Victor de Sabata nel cinquantesimo anniversario della scomparsa.

Con Andrea Chénier i riflettori del 7 dicembre si accendono su un titolo del repertorio verista: l’unico precedente risale al 1963, quando Gianandrea Gavazzeni diresse L’amico Fritz e Cavalleria rusticana nel centenario di Mascagni. E proprio Cavalleria rusticana, insieme a Pagliacci, era l’unico titolo rimasto nel repertorio scaligero. Oggi il Teatro ha intrapreso per impulso del Maestro Chailly e del Sovrintendente Pereira un progetto culturale teso al recupero e alla valorizzazione del repertorio italiano nella sua interezza, incluso questo patrimonio: ne sono testimonianza la ripresa de La cena delle beffe dello stesso Giordano (con la direzione di Carlo Rizzi e la fortunata regia e scenografia di Mario Martone e Margherita Palli) e la Francesca da Rimini di Zandonai che sarà presentata nel prossimo aprile in un nuovo allestimento di David Pountney diretto da Fabio Luisi.

Andrea Chénier

La prima rappresentazione assoluta di Andrea Chénier, quarta opera del ventinovenne Umberto Giordano, avviene alla Scala il 28 marzo 1896 per la direzione di Rodolfo Ferrari, ed è un grande successo con immediati echi anche all’estero: appena un anno dopo la prima, il 5 febbraio 1897, è rappresentato in lingua tedesca per otto serate allo Stadttheater di Amburgo, direttore Gustav Mahler. Mahler rimase impressionato dal lavoro, che definì “una delle nuove opere di maggior effetto”, e tentò di farlo rappresentare a Vienna una volta divenuto direttore della Hofoper, scontrandosi con difficoltà economiche e organizzative che lo indussero a programmare invece Fedora. D’altra parte, erano stati gli stessi esperti dell’Editore Sonzogno a giudicare in un primo momento il lavoro “irrappresentabile”.

Per l’opera della consacrazione scaligera Giordano aveva collaborato con Luigi Illica, il librettista di Puccini che conosceva gli ardori libertari per aver fatto parte in gioventù di una brigata garibaldina, creando un capolavoro di efficacia drammatica e slancio musicale. Per restare a contatto con il suo librettista, Giordano si cercò un alloggio nell’edificio in cui abitava, in via Bramante 39, e dovette accontentarsi di dormire in un deposito di lapidi e monumenti funerari. Il risultato di tante fatiche fu il melodramma eroico per eccellenza, spesso in verità spinto in palcoscenico verso atletismi vocali che finirono per alimentare gli immancabili equivoci in sede critica. Riccardo Chailly ricorda una conversazione in cui l’anziana Maria Caniglia, protagonista della storica incisione con Gigli, gli sottolineava al contrario alcune eredità belcantistiche della partitura.

Al di là delle mode e delle diverse posizioni critiche, chi ha sempre creduto nel valore di Andrea Chénier è stato il maestro Riccardo Chailly, che lo ha inciso per la Decca nel 1982, con Luciano Pavarotti, Montserrat Caballé e Leo Nucci. E anche l’ultima produzione alla Scala, nella Stagione 1982/83, era diretta dall’attuale Direttore musicale, con protagonisti José Carreras, Anna Tomowa-Sintow e Piero Cappuccilli. L’allestimento di Lamberto Puggelli era stato poi ripreso nel 1985, sempre diretto da Chailly.

 Riccardo Chailly

 Il debutto alla Scala dell’attuale Direttore Musicale risale al 1978 con I Masnadieri di Verdi: con le recite di Andrea Chénier il Maestro festeggerà quindi 40 anni di attività scaligera, nel corso dei quali ha diretto opere di Rossini, Verdi, Puccini, Prokof’ev e Bartók. Con Aida ha inaugurato la Stagione 2006/2007, con Giovanna d’Arco la Stagione 2015/2016 e con Madama Butterfly la Stagione 2016/2017. Il suo impegno con il Teatro milanese negli anni a venire si concentrerà sul repertorio italiano secondo un progetto culturale volto a valorizzarne la ricchezza e la complessità, dal Belcanto al Verismo. Proseguirà il ciclo di opere di Puccini iniziato nel maggio 2015 con Turandot, evento inaugurale di Expo e proseguito nel maggio 2016 con La fanciulla del West. Un’attenzione particolare è rivolta alle opere presentate alla Scala in prima assoluta: è il caso de La gazza ladra, tornata alla Scala con la regia di Gabriele Salvatores a 200 anni dalla prima, e dello stesso Andrea Chénier. Il Maestro Chailly ha intensificato l’attività con l’Orchestra scaligera creando con i musicisti un sodalizio artistico sempre più stretto: nel 2017 ha guidato la Filarmonica per la seconda estate consecutiva in una tournée che ha toccato con successo diverse tappe europee tra cui il Festival di Lucerna, il debutto ai Proms e al Festival di Edimburgo e il ritorno alla Philharmonie di Berlino. Dopo l’inaugurazione della Stagione della Filarmonica della Scala il 6 novembre, il Maestro Chailly è salito sul podio per la Stagione Sinfonica del Teatro con la Messa per Rossini – omaggio collettivo dei compositori italiani al Pesarese nel primo anniversario della sua scomparsa – che non era mai stata eseguita alla Scala; nel prossimo febbraio è atteso invece con la Terza Sinfonia di Gustav Mahler.

Mario Martone

Regista cinematografico e teatrale, Mario Martone ha avuto un rapporto felice con la Scala e anche con il verismo. Il debutto scaligero avviene nel 2011 con l’accoppiata verista per eccellenza, Pagliacci e Cavalleria rusticana con la direzione di Daniel Harding: uno spettacolo fortunato ripreso più volte negli anni successivi. Seguono due titoli verdiani: Luisa Miller diretta da Gianandrea Noseda nel 2012 e Oberto conte di San Bonifacio diretta da Riccardo Frizza nel 2013. Nel 2016 Martone incontra Margherita Palli per La cena delle beffe di Giordano: ne nasce un allestimento originale ed efficacissimo che sposta la vicenda a Little Italy rispettandone però gli snodi drammaturgici. Ma l’interesse della presenza di un regista come Martone per Andrea Chénier non risiede unicamente nelle sue prove nel teatro musicale: la riflessione su speranze e disillusioni, generosità e tradimenti della rivoluzione attraversa l’affresco cinematografico Noi credevamo (2010, vincitore del David di Donatello) che racconta l’ardore mazziniano di un gruppo di ragazzi del Cilento dagli anni ‘20 dell’’800 fino all’Unità, ma anche la recente regia teatrale de La morte di Danton di Büchner (Teatro Stabile di Torino, 2016 – poi in tournée nei principali teatri italiani). E i temi strettamente interconnessi della gioventù e della rivoluzione tornano anche nel prossimo film di Martone, Capri-Batterie, ambientato nei circoli intellettuali comunisti che animavano l’isola negli anni della Grande Guerra.

Andrea Chénier si darà con un solo intervallo e cambi scena a vista che permetteranno di passare dal primo al secondo e dal terzo al quarto quadro senza interruzione. Le scene di Margherita Palli racconteranno la trasformazione politica attraverso il passaggio da un fastoso Luigi XV a strutture architettoniche spoglie ed essenziali non prive di un riferimento a Boullée e Ledoux e all’utopismo neoclassico della fine del XVIII secolo.

 

Margherita Palli è un punto di riferimento per la scenografia italiana. Il suo nome è inizialmente legato a quello di Luca Ronconi, con cui ha firmato alla Scala Donnerstag aus Licht (1981), Samstag aus Licht (1984), Oberon (1989), Lodoïska (1991), La damnation de Faust (1995), Tosca (1997), Ariadne auf Naxos (2000), Il trittico (2008), L’affare Makropoulos (2009). È al suo secondo 7 dicembre dopo La vestale, regia di Liliana Cavani, mentre con Mario Martone ha lavorato per La cena delle beffe nel 2015. Alla Scala ha realizzato anche la mostra su Luca Ronconi all’Ansaldo nel 2015 e la mostra su Maria Callas attualmente aperta al Museo.

I protagonisti                                                                                                                                    

Nato a Baku, in Azerbaijan, nel 1977, Yusif Eyvazov, dopo aver abbandonato la Facoltà di Ingegneria studia canto al locale Conservatorio, ma nel 1997 si trasferisce a perfezionarsi a Milano. Il primo successo internazionale arriva nel 2010 quando canta Cavaradossi in Tosca al Bols’oj. Nel 2013 è Otello al Festival di Ravenna con la regia di Cristina Muti; subito dopo Riccardo Muti lo sceglie come Des Grieux per la nuova produzione di Manon Lescaut all’Opera di Roma con Anna Netrebko nel 2014. Tra i ruoli ricoperti da Eyvazov si segnalano ancora Des Grieux (al Festival di Salisburgo e al Bol’soj), Canio in Pagliacci, Calaf in Turandot (al Metropolitan, al Mariinskij e alla Staatsoper di Vienna con Dudamel), Radamès in Aida (all’Opéra di Parigi, all’Arena di Verona e nel 2017 al Festival di Salisburgo con Muti in alternanza con Francesco Meli), Manrico ne Il trovatore (Unter den Linden con Barenboim, Mariinskij con Gergiev), Maurizio in Adriana Lecouvreur (Mariinskij con Gergiev). In preparazione del debutto scaligero, Eyvazov ha debuttato come Chénier a Praga nel gennaio 2017. Tra i prossimi impegni Don Carlo a Mosca, Macbeth a Londra con Pappano, Tosca a Berlino, Il trovatore a Parigi e Adriana a Baden-Baden.

Alla sua terza inaugurazione scaligera, Anna Netrebko è ormai di casa al Piermarini. Alla Scala debutta nel 1998 con un concerto della Filarmonica diretto da Valery Gergiev; sempre Gergiev la dirige due anni più tardi in Guerra e Pace di Prokof’ev. Torna quindi come Donna Anna in Don Giovanni diretto da Daniel Barenboim il 7 dicembre 2011, come Mimì ne La Bohème diretta da Daniele Rustioni nel 2012, Giovanna d’Arco per il 7 dicembre 2015 diretta da Riccardo Chailly e come Violetta ne La traviata diretta da Nello Santi nel 2017. Universalmente riconosciuta come il soprano di riferimento dei nostri anni, ha interpretato un vastissimo repertorio in tutti i teatri del mondo con i direttori e i registi più prestigiosi. Sempre più vicina al repertorio verista, ha ottenuto un grande successo personale nell’Aida diretta da Riccardo Muti a Salisburgo la scorsa estate. Tra i prossimi impegni Tosca al Metropolitan e a Monaco, La traviata a Parigi, Macbeth a Londra e Adriana a Baden-Baden.

Grande attesa circonda il Gérard di Luca Salsi, già trionfatore in questa parte a Monaco e a Parigi. Ascoltato alla Scala in alcune recite de I due Foscari con la direzione di Michele Mariotti, il baritono parmense (è nato a San Secondo) si è rapidamente imposto tra i più acclamati del panorama internazionale. Ha affrontato i capisaldi del repertorio verdiano con Riccardo Muti (Ernani, Nabucco e I due Foscari a Roma, Macbeth a Chicago e Stoccolma, Ernani e Aida a Salisburgo). Ha recentemente cantato Rigoletto ad Amsterdam con la regia di Damiano Michieletto e ha debuttato in Tosca all’Opera di Roma. Tra i prossimi impegni spiccano tre produzioni di seguito al Metropolitan: Il trovatoreLucia di Lammermoor e Luisa Miller, oltre a Un ballo in maschera a Berlino e Don Carlo a Bologna.

Studi di pianoforte, debutto a Salisburgo nel 2010 con Riccardo Muti, Annalisa Stroppa è oggi regolarmente presente nelle stagioni dei maggiori teatri: la ricordiamo come Cherubino ne I due Figaro diretti da Muti a Salisburgo e Madrid e come Rosina ne Il barbiere di Siviglia a Roma, Berlino e Tel Aviv. Ha debuttato all’Opéra di Parigi come Suzuki e alla Staatsoper di Vienna come Dorabella. Alla Scala è stata Emilia in Otello di Rossini, Maddalena in Rigoletto ma soprattutto applauditissima Suzuki nella Butterfly diretta da Riccardo Chailly lo scorso 7 dicembre, prima di tornare come Fenena in Nabucco con la direzione di Nello Santi in ottobre.

La Prima su Rai 1 e nel mondo

 Il 7 dicembre 2016 la trasmissione di Madama Butterfly in diretta su RAI 1 ha battuto tutti i record di ascolti per l’opera lirica sulla televisione italiana con una media di 2.600.000 spettatori corrispondenti al 13.48% di share medio. La decisione della Rai di trasmettere la Prima scaligera in diretta sulla prima rete è confermata anche per il 2017, proseguendo una collaborazione che supera i 40 anni; le telecamere della Rai fecero entrare per la prima volta gli italiani alla Prima della Scala il 7 dicembre 1976 per Otello di Verdi con la direzione di Carlos Kleiber e la regia di Franco Zeffirelli. Da allora la RAI e il Teatro alla Scala hanno collaborato per far conoscere sempre meglio agli italiani lo straordinario patrimonio del melodramma. Come ogni anno la Rai curerà anche le dirette presso il Carcere di San Vittore, in diversi teatri italiani e nei cinema di tutto il mondo. Nel corso del 2017 il Teatro alla Scala ha riproposto con grande successo alcune delle opere cardine di questi 40 anni trasmettendo in sala su grande schermo le riprese della RAI.

 La prima di Andrea Chénier sarà trasmessa in diretta televisiva in Italia su RAI 1 e su RAI 1 HD, in Francia e altri Paesi di lingua francese e in Germania e altri Paesi di lingua tedesca su Arte, in Repubblica Ceca su Ceska Televiza, in Ungheria su MTVA, in Svizzera su RSI e in differita televisiva in Italia su RAI 5, in Portogallo su RTP e in Giappone su NHK; in diretta e in differita radiofonica in Italia su RAI-Radio3 e in altri Paesi Europei sulle emittenti del Circuito Euroradio; in diretta e in differita cinematografica in Italia e all’estero nelle sale che aderiscono al circuito “All’Opera”.

La prima diffusa

 Dal 30 novembre al 10 dicembre 2017, il Comune di Milano e Edison portano in città l’energia dell’opera che inaugura la Stagione 2017/2018 del Teatro alla Scala, Andrea Chénier di Umberto Giordano diretto da Riccardo Chailly, con la settima edizione della Prima Diffusa che accenderà oltre 30 luoghi e spazi della città, con più di 50 tra proiezioni in diretta, concerti, reading e performance gratuiti. Il cuore della Prima Diffusa 2017 tornano a essere le proiezioni in diretta dell’opera inaugurale della Stagione scaligera, in collaborazione con Teatro alla Scala e RAI. Ventisette luoghi di proiezione nei nove municipi della città. Molti i luoghi simbolici come l’Istituto penitenziario Cesare Beccaria e San Vittore, la Casa dell’Accoglienza ‘Enzo Jannacci’, il Teatro Rosetum, ma anche nuove sedi come il Teatro Maciachini, il Borgo Sostenibile di Figino, Base Milano, Artepassante Repubblica e Fondazione Feltrinelli e altre conferme da Mare Culturale Urbano al Barrio’s al Teatro dal Verme. (C.S)

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