Bergamo: Léonor e le altre

Quasi dieci minuti di applausi, più quelli – numerosi – a scena aperta hanno salutato la conclusione della seconda recita della Favorite messa in scena al Festival Donizetti Opera in un allestimento di altissimo livello; e sono applausi ben più che meritati

Il primo Grand-Opéra di Donizetti – nato dalle “ceneri” dell’Ange de Nisida – è un capolavoro di unità drammaturgica e testimone di un’adesione mai a-critica ad un genere che fino al Guillaume Tell rossiniano era in qualche maniera estranea all’estetica compositiva italiana.

I “puristi” francesi dell’epoca, quelli che invocavano un’autarchia della musica che assomiglia pesantemente – corsi e ricorsi storici – a quella che il nuovo corso politico del nostro paese vorrebbe in qualche maniera promuovere, criticarono fortemente l’affidamento di un genere “nazionale” a un forestiero; fortunatamente i pigolii stizziti rimasero tali e Donizetti trionfò nel 1840 con un Grand-Opéra “à l’italienne” cui seguiranno a pochi mesi di distanza Les Martyrs e nel 1843 Dom Sébastien.

La regista Valentina Carrasco punta il dito sulla violenza sulle donne, qui tutte rappresentate da Léonor, declinandola nei suoi molteplici aspetti, soffermandosi soprattutto sulla sottile crudeltà psicologica attraverso la quale essa viene esercitata mascherandola spesso da “attenzione”, senza dimenticare la manipolazione del potere – politico e religioso – nei confronti di chi, come Fernand è usato e gettato via.

Il letto e la gabbia sono gli elementi forti dell’impianto scenico ideato da Carles Berga e Peter van Praet (quest’ultimo cura anche le luci) a dare l’idea di un’oppressione costante.

I letti, moltiplicati all’infinito, velati a nascondere amori forzati, si spostano all’interno di inferriate dorate che richiamano quelle dei palazzi nobiliari ma anche i cancelli delle chiese gotiche.

Nei costumi intelligentemente evocativi pensati da Silvia Aymonino tornano collari e catene con Crocefissi che assumono valenza di guinzaglio e dunque ancora una volta di sottomissione; ottima l’idea di vestire Balthazar, e poi Fernand, da gesuita.

Su tutto la regia della Carrasco che muove solisti e masse concentrandosi sul un gesto scenico mai fine a se stesso, ma anzi denso e meditatissimo.

Strepitosa la risoluzione dei ballabili – tra l’altro musicalmente bellissimi – qui affidati alla coreografia struggente di Massimiliano Volpini – alle vecchie Favorite, impersonate da un folto gruppo di meravigliose e diversamente giovani signore bergamasche, che si preparano un ricevimento al quale non saranno invitate e che vestono Léonor rivedendo in lei loro stesse.

Riccardo Frizza – e con lui l’Orchestra Donizetti Opera – offre una lettura percorsa da tensione costante, talora esplicita talvolta invece trattenuta ma pronta ad esplodere, il tutto con scelte agogiche misuratissime e dinamiche guizzanti dando così vita ad un narrato coinvolgente.

La Léonor di Annalisa Stroppa poggia su una linea di canto adamantina arricchita da una tavolozza di accenti capace di renderne pienamente tutte le angosce ma al contempo anche la sua integrità.

Javier Camarena è probabilmente il miglior tenore donizettiano attualmente in carriera; il suo Fernand sbalzato a cesello è un capolavoro di fraseggio e di controllo dei fiati oltre che caratterizzato da una perfetta adesione al dettato registico.

Sontuoso l’Alphonse di Florian Sempey, capace di padroneggiare con gusto il suo magnifico materiale vocale, così come Evgeny Stavinsky è perfettamente a suo agio come Balthazar, risolto all’insegna di un canto sempre autorevole.

Bravi davvero Caterina Di Tonno nei panni di Inès, che di fatto è una Seconda Donna, e Edoardo Milletti a dare voce e corpo ad un Don Gaspar mellifluamente insinuante.

Bene fanno anche il Coro Donizetti Opera e Coro dell’Accademia Teatro alla Scala preparati da Salvo Sgrò.

Manca solo da dire delle ovazioni per Stroppa, Camarena, Sempey e Frizza al termine di una serata d’opera di quelle da ricordare a lungo.

Alessandro Cammarano
(27 novembre 2022)

La locandina

Direttore Riccardo Frizza
Regia Valentina Carrasco
Scene Carles Berga e Peter van Praet
Costumi  Silvia Aymonino
Coreografia Massimiliano Volpini
Lighting design Peter van Praet
Personaggi e interpreti:
Léonor de Guzman Annalisa Stroppa
Fernand Javier Camarena
Alphonse XI Florian Sempey
Balthazar Evgeny Stavinsky
Don Gaspar Edoardo Milletti
Inès Caterina Di Tonno
Orchestra Donizetti Opera
Coro Donizetti Opera e Coro dell’Accademia Teatro alla Scala
Maestro del Coro Salvo Sgrò

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