Milano: l’intimismo in piccole e grandi forme di Lukas Geniušas

Lunedì 31 Gennaio scorso le Serate Musicali milanesi hanno visto la partecipazione di Lukas Geniušas, giovane pianista russo-lituano, allievo – nonché nipote – della celebre pianista e didatta Vera Gornostayeva, noto ai più per il secondo premio (ex aequo con Ingolf Wunder) al Concorso Chopin di Varsavia e il primo premio al Concorso Gina Bachauer, entrambi ottenuti nel 2010.

Il programma presentato da Geniušas è incentrato su due autori che possono apparire piuttosto distanti: Franz Schubert e Sergej Rachmaninov. Il filo conduttore sembra una sorta di “intimismo pianistico”, visto sia attraverso la lente delle forme brevi e simil-estemporanee che quella della grande forma sonatistica di inizio ‘900 – per quanto anch’essa abbia, al suo interno, non pochi squarci di tipo improvvisativo; tanto quanto gli improvvisi schubertiani spesso non siano propriamente “forme brevi” e poco strutturate, anzi.

Il concerto si apre, appunto, con i 4 Impromptus Op.90 (D.899) di Schubert, indiscutibile capolavoro del suo genere. L’attacco è sicuro, e già dai primi minuti emerge la lucida “immersione” con cui Geniušas affronta quest’opera: la sensazione è quella di un pianista dalla visione ben a fuoco, non artificiosamente strutturata – anzi, a tratti visceralmente vissuta: la plateale “incrociata di dita” in aria tra un brano e l’altro ci mostra tanto il suo senso di agio quanto di coinvolgimento – ma frutto di dubbi sollevati e risposte trovate nelle fattezze del suono. A volte sembra cercare richiami alle sonorità passate, asciutte ed essenziali, centellinando il pedale di risonanza e delinenando ogni arcata, ogni linea melodica con chiarezza di gesto e di suono – notevole, in questo senso, il lavoro svolto sul primo Impromptu, in Do minore, e soprattutto sul Minuetto in Do diesis minore D.600 (indimenticabili le ottave staccate del basso, che sembrano volerci riportare al Barocco, o alla celebre Aria sulla IV corda di Bach) che chiude la prima parte del concerto.

La seconda parte vede la massiccia presenza della Sonata n.1 Op.28 di Rachmaninov. Alessandro Tommasi, introducendola su richiesta del pianista, sottolinea il valore dell’esecuzione che seguirà per il fatto che si basa sul ritrovato manoscritto di una primissima versione, successivamente rielaborata dal compositore, ma probabilmente tuttora inedita, che vide la sua ultima esecuzione nel 1907 – anno dello stesso concepimento della Sonata.

Geniusas sembra molto a suo agio con quest’opera, che già in passato aveva inserito in repertorio e proposto in pubblico (anche se non in questa versione). Nonostante il livello molto alto di virtuosismo e di difficoltà, la stessa forza convincente vista in Schubert permea anche la seconda parte del concerto, e le dimensioni massicce dell’opera – oltre che la complessità della sua concezione – non sembrano affatto ostacolarne la fruizione da parte del pubblico. Veramente toccante il secondo movimento, Lento, nel quale Geniusas ci trasporta altrove, avvolgendoci di polifonie meravigliose, senso orchestrale, e una tenera morbida cantabilità, sempre ben tenuta e non si spinge mai in inutili accentuazioni.

I ripetuti applausi accolgono più volte il pianista sul palco, che ricambia il calore del pubblico con due bis: lo Studio Op.10 n.11 di Chopin, e il Prelude n.22 dalle “Song of Bukovina” di Desyatnikov, autore al quale è notoriamente affezionato.
Andrea Rocchi
(31 Gennaio 2023)

La locandina

Pianoforte Lukas Geniušas
Programma:
Franz Schubert
4 Impromptus D.899
Minuet D.600
Sergej Rachmaninov
Piano Sonata no.1 op.28 (versione originale)

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