Torino: ad Aida serve Marcia in più

Ritorno di Aida nell’allestimento del regista William Friedkin, nato per il teatro torinese nel lontano 2005 e ripreso successivamente negli anni sino alle recite odierne, dove la monumentalità, la maestosità e la tradizione sono indiscusse protagoniste sul palcoscenico. Colpiscono la grandezza delle faraoniche statue, i geroglifici e i richiami alle divinità egizie, così come, e soprattutto, la bellezza travolgente della musica verdiana che avrebbe meritato maggior cura e maggiore attenzione.

L’allestimento, ripreso da Riccardo Fracchia, con le scene e i costumi di Carlo Diappi, le coreografie di Anna Maria Bruzzese (apprezzabili e godibili sono gli interventi delle danze e dei ballabili) e le luci di Andrea Anfossi, è l’essenza di tradizionalità, in un approccio che richiama all’Egitto che fu, tra trionfi, ori, ricchezze e onori, laddove amore, morte e ragion di stato si intrecciano disegnando e definendo i personaggi e i loro destini. Gestualità semplici e di tradizione, ricerca del colpo d’occhio e della maestosità della scena (con alcuni applausi alle aperture di sipario dopo i cambi scena) e l’eleganza dei costumi aderenti al contesto storico hanno avuto come contraltare l’assenza di lirismo e di scavo dei personaggi, sacrificando quell’intimità d’amore e d’intenzioni ed evidenziando, in buona parte del cast, la mancanza di teatralità e di recitazione che Verdi stesso, insieme al librettista Antonio Ghislanzoni, aveva infuso nella sua composizione.

E se in scena mancava il lirismo questo era vacillante anche in buca. Dopo l’Elisir d’amore eseguito nel 2018, il direttore d’orchestra Michele Gamba è tornato a dirigere le compagini del Teatro Regio di Torino con un risultato alquanto altalenante, che rende solo in parte onore al giovane e sempre più lanciato maestro milanese che con Verdi e, più in generale, col repertorio del melodramma italiano vede ormai una ricca e assidua frequentazione. La direzione si rivela spessa lenta e puntellata da passaggi pesanti, nonostante l’attenzione posta dal direttore nel mantenere l’equilibrio tra buca e palcoscenico sia notevole: abbuonati i due intervalli e i due cambi scena, un’Aida della durata di circa quattro ore è cartina di tornasole di una direzione che necessiterebbe, sia perdonato il gioco di parole, di una “marcia” in più. Nonostante questo, il suono dell’Orchestra del Teatro Regio si conferma di ottima qualità, pulito e nitido, con la necessità, oggi più che mai, di tornare ad avere una direzione musicale che ne definisca essenza e anima: grande protagonista è il Coro del Teatro, istruito e guidato dal suo direttore Andrea Secchi e rinforzato nelle sue fila dai numerosi aggiunti, rendendo pienamente “corale” la grande opera verdiana.

Cambi di scena e di protagonisti, dove l’attesa ritorno di Angela Meade è fermato da un’indisposizione dell’artista, prontamente sostituita dal soprano Erika Grimaldi, debuttante nel complesso e impegnativo ruolo della schiava etiope Aida e già prevista nella seconda compagnia. La Grimaldi, che torna in scena nel suo “teatro di casa” con un nuova e grande parte, ci ricorda che per cantare Verdi spesso non è necessaria una voce grande, ma una voce ben usata. Si fa apprezzare la ricchezza della voce, con un’attenta ricerca di colori e dinamiche che confermano la qualità dell’artista in una partitura che richiederebbe una ancor più ricca liricità e un più avvincente coinvolgimento che, ci auguriamo, possano venire con la continua evoluzione e crescita della Grimaldi.

Altra indisposizione, altra pronta sostituzione, che porta il tenore Gaston Rivero, anch’egli previsto per la seconda compagnia, a sostituire il malato Stefano La Colla nel ruolo del condottiero egizio Radames. Cantante vecchio stile, la voce di Rivero si impone per potenza e forza, con alcuni rari tentativi di sfumature e delicatezze, come la smorzatura del finale di “Celeste Aida” e il duetto finale con Aida: per il resto, prevalgono un canto alquanto fibroso e di poco fraseggio, con una scarna recitazione.

Dopo lei e lui, non può mancare l’altra, ovvero la principessa egizia Amneris, qui interpretata dal mezzosoprano Silvia Beltrami, artista più volte apprezzata e applaudita a Torino che torna in scena con Verdi, dopo la sua ultima partecipazione nel Requiem verdiano di gennaio. La Beltrami si rivela artista intelligente e di carattere, riuscendo a superare gli scogli più impervi di una partitura che ha visto le grandi del passato imporsi e duellare con le Aide in scena: la voce è brunita, di buon colore e posta con le giuste intenzioni, con una progressiva crescita fino al grande momento del IV atto, dove Amneris è indiscussa protagonista nel maledire i giudici, complici della condanna a morte al suo amato Radames.

Gevorg Hakobyan è qui nei panni del padre di Aida, il re degli Etiopi Amonasro. Purtroppo, come spesso accade, alla regalità di un sovrano viene preferita l’irruenza e la foga da vilain, con una recitazione forzata e con un uso raffazzonato della voce, peraltro di notevole interesse.

Le altre due voci gravi in scena, il sacerdote Ramfis interpretato da Evgeny Stavinky e il Re egizio intepretato da Marko Mimica, suscitano il dovuto apprezzamento confermando la validità degli artisti e la qualità degli strumenti vocali, laddove la voce di Mimica si conferma di più attenta e pulita emissione.

Completano il cast il messaggero di Thomas Cilluffo, preciso e pulito, e la sacerdotessa di Irina Bogdanova.

Una Prima sicuramente ricca di presenze, di partecipazione e sempre più giovane: il continuo impegno di attrattività del pubblico va di pari passo con la ramificazione di collaborazioni, accordi e sodalizi che portano il Teatro Regio ad uscire dai propri cancelli, promuovendo la propria attività attraverso la ricettività della città, la collaborazione con il Museo Egizio, la creazione di attività collaterali alle recite d’opera e l’adesione all’iniziativa del Ministero della Cultura “Viva Verdi”, devolvendo l’incasso della prova generale di Aida a sostegno dell’acquisizione e valorizzazione della casa-museo di Giuseppe Verdi a Sant’Agata di Villanova sull’Arda. Aida è in replica fino all’8 marzo.

Leonardo Crosetti
(25 febbraio 2023)

La locandina

Direttore Michele Gamba
Regia William Friedkin
ripresa da Riccardo Fracchia
Scene e costumi Carlo Diappi
Coreografia Anna Maria Bruzzese
Luci Andrea Anfossi
Sagome animate Michael Curry
Personaggi e interpreti:
Aida Erika Grimaldi
Amneris Silvia Beltrami
Radamès Gaston Rivero
Amonasro Gevorg Hakobyan
Ramfis Evgeny Stavinsky
Il re Marko Mimica
Un messaggero Thomas Cilluffo
Una sacerdotessa Irina Bogdanova
Orchestra e Coro Teatro Regio Torino
Maestro del coro Andrea Secchi

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.