Firenze: Il Nuovo Mondo e la sperimentazione musicale

Ormai da anni la Sezione Musica del Lyceum Club Internazionale di Firenze – presieduta dalla musicologa Eleonora Negri, affiancata da Irene Weber Froboese –  ci ha abituati a un graditissimo appuntamento in collaborazione con ICAMus (The International Center for American Music), centro fondato e diretto negli Stati Uniti, dal 2002, da una musicologa fiorentina, Aloma Bardi.

La formula dell’evento è quella della conferenza introduttiva che fa anche da guida all’ascolto di un concerto e quest’anno il tema scelto è stato SPERIMENTAZIONE MUSICALE NEL NUOVO MONDO. Aloma Bardi ci ha introdotto nel periodo Novecentesco americano, durante il quale si sviluppò una caratteristica compositiva che si diffuse in altri continenti: la ricerca del timbro soprattutto degli strumenti a percussione, inserita in una linea di evoluzione del linguaggio compositivo che parte da Charles Ives e prosegue con correnti di trascendentalismo e “mavericks” ovvero anticonformismo, eccentricità rispetto alla musica ufficiale.

Gli strumenti a percussione, va detto, erano sempre stati utilizzati dai compositori come supporto ritmico, mentre, al contrario, con la sperimentazione timbrica che parte dagli Stati Uniti si inseriscono nelle partiture sia le percussioni a suono determinato (xilofono, marimba, vibrafono, celesta,timpani) sia quelle, numerosissime, a suono indeterminato. Non solo. Analogamente a quanto accadeva nell’arte, anche oggetti e utensili della quotidianità vengono nobilitati e utilizzati per le loro peculiarità sonore da fondere con quelle degli strumenti tradizionali, in formazioni nuove e inaspettate. È il caso di alcuni dei brani proposti nel programma, che l’ottimo Trio Moderno Italiano (Alberto Bologni, violino – Fausto Bombardieri, percussioni – Carlo Palese, pianoforte) ha eseguito dopo la conferenza introduttiva, programma che ha anche avuto una premessa all’ascolto costituita dall’esecuzione, da parte di Bologni, di tre inni regolarmente eseguiti nei raduni religiosi all’aperto americani e citati da Ives nel brano di apertura. E così nell’ascolto del primo brano, la Sonata n. 4 per violino e pianoforte “Children’s day at the Camp Meeting” di Charles Ives,  l’attento e folto pubblico presente nella Sala del Lyceum Club ha potuto immediatamente essere trasportato nell’atmosfera  dell’infanzia del compositore, che ha inserito anche altre citazioni di quelle sue domeniche ai raduni religiosi, come il lancio dei sassi nell’acqua fatto dai ragazzi e da lui indicato nel secondo movimento con un termine da lui coniato,  conslugarocko): devozione e divertimento vengono percepiti proprio grazie anche alle sonorità inconsuete e l’uso di tecniche innovative è inglobato in uno stile musicale ancora legato alla tradizione. Con il secondo brano, di Cowell, Set of Five per violino, percussioni e pianoforte, si entra nel vivo della sperimentazione americana del timbro: vengono inseriti, fra gli altri strumenti a percussione, anche gong tibetani, che evocano atmosfere di altre culture, fatto che in una nazione così multiculurale come gli USA è di alto significato e impatto. Ma viene introdotto anche il cluster al pianoforte: il tutto, però, fuso con uno stile molto romantico e a tratti barocco. Anche gli altri brani non esulano mai dalla tonalità e da un linguaggio tradizionalmente classico, anche quando il pianoforte dialoga con “strumenti” a percussione come bicchieri intonati (di dimensioni diverse, quindi che producono altezze e sonorità diverse), alternati magari alle tablas o allo xilofono, come nella sonata di Alan Hovhaness Five Invocations to Vahakan per percussioni e pianoforte, omaggio alla cultura religiosa armena, terra di origine della famiglia paterna del compositore. In chiusura di concerto il Varied Trio  per violino, percussioni e pianoforte, composto da Lou Harrison fra il 1986 e il 1987: in anni in cui la sperimentazione timbrica aveva originato da noi  (in Italia e in Europa) partiture talvolta, diciamo, eccentriche, difficilissime all’ascolto, a volte quasi provocatorie,  ebbene  Harrison riesce a fondere perfettamente innovazione e tradizione, con un linguaggio che, pur nella variegata escursione timbrica delle percussioni, la include in un brano ancora interamente tonale.

Certamente il concerto è stato di livello così alto grazie a quello degli esecutori, tutti eccellenti musicisti, con un curriculum lunghissimo e prestigiosissimo e, tratto comune, con una intelligente apertura e curiosità mentale-musicale-culturale a vari generi, che ha consentito veri dialoghi fra loro attraverso i loro strumenti, durante l’esecuzione di questi interessantissimi brani.

La relazione di Aloma Bardi aveva come titolo significativo Sperimentazione come tradizione proprio per questo. Vogliamo aggiungere che la varietà di citazioni di culture altre che già in questo programma si sono sentite e che richiamano il fenomeno europeo della seconda metà dell’Ottocento delle Scuole Nazionali (quando i compositori inserivano elementi musicali del folklore della propria nazione nelle loro opere, per dare loro una identità nazionale immeditamente riconoscibile), ci restituisce una nazione, gli USA, che, mentre si affranca dai modelli europei e valorizza i propri tratti distintivi musicali, apre la strada a quella rivoluzione nella musica del ventesimo secolo che ai suoi compositori deve moltissimo.

Siamo molto lieti che ICAMus si trasferisca a Prato dal prossimo anno, cosicché il prezioso lavoro di ricerca e didattica sia ancora più vicino a noi.

Donatella Righini
(18 aprile 2023)

La locandina

Trio Moderno Italiano
Violino Alberto Bologni
Percussioni Carlo palese, percussioni
Pianoforte Fausto Bombardieri
Programma:
Charles Ives
Sonata n. 4 per violino e pianoforte “Children’s day at the Camp Meeting”
Henry Cowell
Set of Five
Alan Hovhaness 
Five Invocations to Vahakan
Lou Harrison
Varied Trio

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