Venezia: LAC – il grande ritorno de Les Ballets de Monte Carlo

Finalmente al teatro La Fenice arriva il tanto atteso balletto in stile neoclassico LAC de Les Ballets de Monte Carlo, programmato per la scorsa stagione ma annullato a causa della pandemia. Il suo coreografo ed ideatore, Jean-Christophe Maillot, trasforma uno dei balletti classici per eccellenza, Il lago dei cigni, in un’intensa rappresentazione di quello che Pëtr Il’ič Čajkovskij voleva trasmettere con la sua musica raccontando la storia di un amore impossibile.

La forza espressiva della partitura originale, qui integrata dalle aggiunte di Bertrand Maillot, era mirata ad esprimere il tormento e la sofferenza dei due protagonisti, intrappolati una nel corpo di un animale e l’altro nel labirinto della sua indecisione, entrambe metafore esistenziali sempre di grande attualità. Questa intensità emotiva è ancora più presente nel LAC, a partire dalla drammaturgia della messa in scena, che cambia la “favola” della principessa cigno arricchendola di nuovi elementi mirati a creare un parallelismo con la vita vera, con la realtà delle relazioni sentimentali dell’essere umano moderno.

Il protagonista è il principe, che è in scena per quasi tutti e tre gli atti nei panni del giovane tormentato, intorno al quale si muovono gli altri personaggi e le loro storie, interpretato dal francese Jérôme Tisserand, molto bravo tecnicamente, ma la cui espressività è meno incisiva rispetto a quella dei ballerini che lo accompagnano, come l’ex concorrente del programma televisivo Amici Simone Tribuna, molto a suo agio nel ruolo del simpatico e spavaldo confidente del principe.

Il ruolo del “cattivo” della storia è affidato non più allo stregone Rothbart, ma a Sua Maestà La Notte, interpretata dalla giapponese Mimoza Koike, e ai suoi due arcangeli delle tenebre, i quali danzano con lei per la maggior parte del tempo, creando forme coreografiche fluide e di grande effetto scenico. Nuovo personaggio della storia è il re (lo spagnolo Alvaro Prieto), il padre del principe, simbolo di mascolinità (tossica), che con l’aiuto dei cacciatori, amici del figlio, vuole distoglierlo dai suoi sogni di amori d’infanzia e fargli finalmente scegliere una consorte tra le varie pretendenti. Fondamentale novità è anche il triangolo amoroso tra il re, la regina (l’ungherese-russa Marianna Barabas) e Sua Maestà La Notte: la malvagia controparte della sovrana mira ad avere il suo trono, ammaliando il re con il suo fascino sensuale ed inducendolo a tradire la moglie. Il principe, trasportato dagli eventi, si trova ad essere inevitabilmente influenzato dalla situazione, e, dopo aver rifiutato le varie pretendenti (la falsa indifferente, le libertine e la divoratrice) incontra il famigerato cigno nero (l’inglese-americana Lydia Wellington), figlia della Notte, simbolo di erotismo e primitività, che tuttavia non lo distoglie dal suo desiderio di coronazione del suo sogno d’infanzia ricorrente, mostratoci da un video introduttivo ad inizio spettacolo dal sapore grottesco, che tanto richiama il cinema muto dei primi decenni del Novecento: l’incontro con il suo amore, la candida principessa, il cigno bianco (la russa Ekaterina Petina, anche lei non particolarmente espressiva se confrontata con le altre “étoile” del balletto).

Il tutto si svolge in un primo atto dai colori sgargianti: toni pastello per i costumi dei sudditi e oro e argento per quelli della famiglia reale, semplici nel loro design ma allo stesso tempo dai dettagli elaborati, come il delicato “degradé” tra la gamba e le mezze punte dei ballerini, di grande effetto soprattutto nelle impressionanti coreografie di gruppo. I colori delle luci di scena sono abbinati a quelli dei costumi, creando un elegante effetto di “continuità visiva”, in una scenografia dal tocco moderno, minimal e raffinato.

Nel secondo atto ecco un’altra novità: il principe incontra nella foresta la sua amata insieme ad altre ragazze-cigno, chiamate nello spettacolo “le chimere”, dai candidi costumi piumati, i cui atteggiamenti sono animaleschi, istintivi, poco aggraziati, fino ad abbandonare, soprattutto nel pas de deux, lo stile coreografico neoclassico che prevale nel balletto, preferendo un contemporaneo più intimo e primordiale. I guanti delle ballerine, inoltre, sono coperti di piume bianche, come a voler nascondere completamente le mani, forse la caratteristica che ci definisce di più in quanto esseri umani.

Il principe non è più smarrito, è il cigno bianco che vuole sposare. Ma il piano malvagio di Sua Maestà La Notte di sostituire la donna-uccello con sua figlia culmina nel terzo atto, in un susseguirsi di eventi che portano lo spettatore ad assistere ad un climax sorprendente: il cigno nero viene scoperto, letteralmente: le vengono strappate di dosso le piume bianche, spuntano quelle nere e le viene tolta la maschera rivelando il suo viso urlante e beffardo. La ragazza, però, sarà sorprendentemente uccisa dalla regina, la quale si accanisce su di lei per vendicarsi del tradimento del marito, e il cigno bianco è condannato. È in questo momento che Sua Maestà La Notte e il principe danzano la stessa coreografia, nel dolore terribile che ora tormenta entrambi, fino ad un’estasi finale, nella quale un enorme telo di seta nera cade lento sul palcoscenico, e guidato dai due arcangeli fa sparire il principe e il cigno bianco nel nulla.

Sono quindi sempre i figli a dover pagare per gli errori dei genitori? È giusto abbandonarsi ai propri istinti o affidarsi al proprio lato razionale? Può esistere la luce senza oscurità e viceversa?

Nonostante i suoi dodici anni in scena, LAC si dimostra uno spettacolo fresco, originale, innovativo, ma allo stesso tempo rappresentativo di ogni epoca e di qualsiasi relazione umana, in grado di sorprendere e far sospirare malinconicamente lo spettatore che rivede se stesso nel re, nel cigno nero, o più probabilmente nel confuso principe.

Michele Carmone

20 maggio 2023

La locandina

Scene Ernest Pignon-Ernest
Costumi Philippe Guillotel
Drammaturgia Jean-Christophe Maillot e Jean Rouaud
Musica addizionale Bertrand Maillot
Light designer Jean-Christophe Maillot e Samuel Thery
Les Ballets de Monte-Carlo
Ksenia Abbazova, Portia Soleil Adams, Chelsea Adomaitis, Victoria Ananyan, April Ball, Marianna Barabás, Taisha Barton-Rowledge, Lou Beyne, Anna Blackwell, Anissa Bruley, Candela Ebbesen, Juliette Klein, Mimoza Koike, Ashley Krauhaus, Elena Marzano, Kathryn McDonald, Ekaterina Petina, Gaëlle Riou, Katrin Schrader, Kaori Tajima, Laure Tisserand, Alessandra Tognoloni, Lydia Wellington, Hannah Wilcox, Jaeyong An, Cristian Assis, Jaat Benoot, Luca Bergamaschi, Daniele Delvecchio, Michael Grünecker, Koen Havenith, Alexandre Joaquim, Artjom Maksakov, Francesco Mariottini, Zino Merckx, Roger Neves, Alexis Oliveira, George Oliveira, Cristian Oliveri, Alvaro Prieto, Lennart Radtke, Adam Reist, Francesco Resch, Alessio Scognamiglio, Benjamin Stone, Jérôme Tisserand, Simone Tribuna, Christian Tworzyanski, Matèj Urban.
Orchestra del Teatro La Fenice
Direttore Igor Dronov

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