Milano: la Sinfonica a tutto Ravel

Domenica 11 Giugno si è conclusa la stagione sinfonica dell’Orchestra Sinfonica di Milano. Per l’occasione si è stato proposto un programma interamente dedicato al compositore Maurice Ravel, con alcuni dei suoi capolavori orchestrali e per pianoforte e orchestra. Alla bacchetta l’inglese Wayne Marshall, mentre al pianoforte il russo Kirill Gerstein.

Il concerto si apre con una brillante esecuzione della Alborada del gracioso, presa sin dall’inizio con piglio deciso e a velocità sostenuta. Marshall è un direttore sobrio ma attento, le sue indicazioni sono piuttosto eloquenti, ma alterna al gesto preciso attimi di maggiore libertà, dove sembra lasciar fare all’orchestra, pienamente fiducioso. Se la prima parte è contraddistinta, appunto, da un andamento più rapido del solito, è la sezione centrale ad avere più risalto, più moderata, nella quale i fiati possono così avere la libertà necessaria nell’esecuzioni dei loro soli.

Segue il celebre Concerto in Sol, con l’entrata sul palco di Gerstein. Ottima gestualità pianistica e interessanti scelte musicali, ma talvolta si percepisce un certo squilibrio in quanto a volumi di suono tra l’orchestra e il solista, che finisce un po’ inghiottito dalle masse sonore, talvolta non abbastanza piano da lasciarlo emergere. Decisamente interessante l’Adagio assai, di poche tacche di metronomo sopra il consueto, ma con un bellissimo cantabile. La sensazione generale è quella di un solista indubbiamente solido, musicalmente molto maturo e capace al contempo di essere spontaneo; ma come se sentisse la responsabilità data dalla la presenza, alle sue spalle, di interpreti come Benedetti Michelangeli e Argerich, che di questo concerto hanno restituito esecuzioni memorabili.

Dopo la pausa, il pianista e il direttore tornano insieme sul palco per l’esecuzione del Concerto per mano sinistra sola. Gerstein qui sembra molto più a suo agio, forse perché si tratta di un’opera indubbiamente meno proposta rispetto alla precedente, forse perché ha maggiore affinità con il suo contenuto e con il dialogo orchestrale. Sta il fatto che l’interpretazione che regala è veramente appagante, personale ma convincente, con un volume di suono maggiore del precedente e una padronanza completa dei passaggi virtuosistici – che in questo concerto sono forse maggiori di quello en Sol. Gli stessi applausi del pubblico, che richiamano più volte Gerstein sul palco, dicono non poco dell’efficacia dell’esecuzione.

Chiude il concerto il celeberrimo Bolero. Anche qui, Marshall mostra un approccio deciso e iper-strutturato. Indubbiamente di notevole interesse, nella prima parte, il fatto di dare la libertà ai fiati di improvvisare sui loro interventi, dando un’illusione di estemporaneità. Peccato, però, che il resto dell’opera sia contraddistinto da un rigore forse eccessivo, che se da un lato tiene benissimo le redini, dall’altro priva quasi totalmente la musica della sua forte impronta sensuale, sterilizzandone un po’ i contenuti.

Nel complesso, un ottimo concerto. Non ci si può esimere dal complimentarsi con il livello esecutivo generale, soprattutto dei fiati, che hanno dato prova di sostenere brillantemente certi passi tutt’altro che semplici – come, giusto per fare due esempi, i rapidissimi ribattuti della Alborada (di notevole chiarezza) e i soli dell’ottavino e della tromba a inizio primo movimento, nel Concerto in Sol.

Andrea Rocchi
(11 giugno 2023)

La locandina

Pianoforte Kirill Gerstein
Direttore Wayne Marshall
Orchestra Sinfonica di Milano
Programma:
Maurice Ravel
Alborada del gracioso
Concerto per pianoforte e orchestra in Sol maggiore
Concerto per pianoforte e orchestra per la mano sinistra in Re maggiore
Boléro

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