Rosazzo:Frances-Marie Uitti il violoncello in Abbazia

Alla fine, ha deciso la natura. Se è vero che la perturbazione prevista ci ha costretto al chiuso, considerare l’Abbazia di Rosazzo un ripiego, proprio no. Adagiata sui colli orientali friulani a qualche chilometro da Udine, possiamo ammirare la collina di fronte disegnata dai vigneti e dai cerchi in ferro di Yona Friedman, la sede prevista per il concerto, ma in realtà ci innamoriamo subito del piano b. Sicuramente anche Frances-Marie Uitti che, pur avendo pensato la sua performance Circles in a floatings space per quello spazio aperto in stretto rapporto con  terra e  forme contemporanee, scopre tra le mura millenarie  dell’Abbazia, nell’intimità della chiesetta, quel silenzio spirituale perfetto per il proprio violoncello, la propria poetica.

L’appuntamento musicale di Ephemera Festival di cultura immateriale che prevede, tra l’estate e l’autunno, appuntamenti che spaziano tra musica, sound art, residenze d’artista, arti visive e laboratori, coinvolgendo comunità, realtà, bellezze dei territori friulani, dopo la performance dell’anno scorso di Alvin Curran, prosegue con Frances-Marie Uitti in una rigorosa continuità di ricerca nel contemporaneo attraverso i suoi protagonisti assoluti.

La violoncellista americana, olandese d’adozione, si presenta nel magico spazio dell’Abbazia con il suo, oramai mitico, violoncello in alluminio. Infrange il silenzio sferzando l’aria con l’archetto, vibrazioni leggere svolazzano come per preparare uno scenario sonoro, il gesto assume una propria valenza rituale. Lo strusciare costante sulle corde costruisce elementi di tensione, una accumulazione di onde mobili distorte, ora scure ora brillanti. La magia del momento viene rafforzata da un evento casuale, dal sapore cageano: i nove rintocchi della campana dell’abbazia. La Uitti li lascia fluire, li fa entrare in dialogo con lo strumento, come arricchimento emotivo, linguaggio.

L’andamento della performance sfiora tutti gli angoli possibili di una ricerca spasmodica. Non ci sono tracce compositive percorribili, ma grumi astratti di suono che vagano, aprono scenari nuovi, si va da estremismi a momenti macchiati da una serenità, sempre problematica, che cela esili tracce melodiche. Nei passaggi con l’uso contemporaneo di due archetti la Uitti apre spazi impensabili, soluzioni ardite, dove tutto si moltiplica, i contrasti si accentuano, i suoni si rincorrono in una polifonia coinvolgente, arricchita dal potenziamento delle possibilità armoniche e timbriche. Panorami limpidi vengono improvvisamente incrinati da accelerazioni ritmiche, aumento dei volumi, ricerca del dettaglio, uso percussivo dell’intera struttura dello strumento, misteri. Verso il finale una rassicurante traccia melodica alla quale ci vorremmo aggrappare, si sfilaccia, si disperde, diviene sibilo umano che ci racconta un oggi complesso dove ci sentiamo un po’ sperduti. Di nuovo l’archetto fende il silenzio, il cerchio si chiude.

All’Abbazia di Rosazzo Frances-Marie Uitti con il suo violoncello d’acciaio ha messo in gioco tutta se stessa. La sua storia che va dagli studi classici giovanili agli incontri decisivi con i grandi del secondo Novecento, Cage, Nono, Scelsi, Andriessen, Harvey, Kurtág; dagli incroci con i cattivi maestri del jazz d’avanguardia europeo, fino alle visioni tecnico-avveniristiche per il proprio strumento. Tutte queste sue memorie, storie umane e professionali, tracce creative convivono come in uno scrigno nel violoncello e lei, grazie ad un talento smisurato, una sensibilità unica ce le regala come pietre preziose.

Paolo Carradori
(23 giugno 2023)

La locandina

Violoncello Frances-Marie Uitti
Programma:
Circles in a floatings space
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