Macerata: allo Sferisterio domina l’istinto di Carmen

Seconda delle tre opere in cartellone al Macerata Opera Festival, la Carmen di Bizet ha riportato tori e corrida allo Sferisterio dopo cent’anni dal (breve) periodo in cui l’arena maceratese ha ospitato il brutale e popolarissimo spettacolo spagnolo. Anche per questo la nuova produzione realizzata per il MOF dal regista Daniele Menghini si inseriva con grande coerenza visiva nello Sferisterio, utilizzando abilmente il muro per erigervi le splendide scene di Davide Signorini, abilmente disegnate per evocare uno spazio “altro”: un po’ esotico, un po’ familiare, un po’ passato, un po’ moderno, la sensazione era di stare nella periferia di una città, dove la modernità e il passato si accalcano promiscuamente. Va da sé che per Carmen, un’opera i cui protagonisti provengono proprio dal ceto più basso, l’ambientazione si è rivelata vincente.

Creato il contesto visivo, acutamente sposato dai costumi arlecchineschi di Nika Campisi e le magnifiche luci di Gianni Bertoli, l’idea registica di Menghini e supportata dal drammaturgo Davide Carnevali (non mi è chiarissimo però in cosa consistesse esattamente il ruolo del “drammaturgo dell’immagine”, Martin Verdross) è tutto sommato molto semplice e diretta. Carmen regina dell’istinto più puro, alfiere della libertà ad ogni costo, che sovverte e sconvolge l’ordine, chiamata demone e da un demone veramente sospinta, quello dell’irrequietezza che la porta a rifiutare ogni vincolo, ogni legame. Di fronte a lei Don José, rappresentante incerto dell’ordine costituito, la cui debolezza di carattere viene facilmente lacerata dagli occhi di Carmen. Fin qui niente di strano, anzi, ma Menghini e Carnevali scelgono di introdurre un personaggio aggiuntivo, un Arlecchino recitato da Valentina Picello (peraltro in italiano sull’opera in francese), che introduce tutti i vari atti e fa qualche comparsata sulla scena (senza parlare). Il risultato è una a piuttosto goffa situazione tra il metateatrale e la didascalia a voce alta che dopo l’inizio anche interessante perde rapidamente di efficacia fino a diventare non solo superflua, ma persino confusionaria. Questa aggiunta tradisce un po’ il principale limite della regia: l’horror vacui troppo spesso riempie il palco di controscene eccessive che denotano una fondamentale mancanza di fiducia nella musica.

Nel meraviglioso duetto tra Don José e Micaëla del primo atto, nella spasmodica tensione del duello verbale tra Carmen e Don José prima dell’omicidio l’attenzione dello spettatore veniva costantemente interrotta e distratta, in un cortocircuito teatrale per cui dopo aver ben preparato i punti di massima intensità emotiva Menghini procedeva a negarli impietosamente. Non è che il regista non abbia uno spiccato senso musicale: sono stati numerosi i punti in cui il brulichio delle masse (molto ben condotte), le ottime coreografie di Virginia Spallarossa benissimo interpretate da un nutrito stuolo di performer, la gestualità dei cantanti e la curata gestione degli effetti, inclusi i più spettacolari come fiammate e fuochi d’artificio, hanno incontrato con giusti tempismi la conduzione della linea musicale e la direzione di Donato Renzetti. Basterebbe asciugare lo spettacolo e affidarsi un po’ più alla musica per rendere a tutti gli effetti questa Carmen uno spettacolo da non perdere.

A contribuire al successo della serata sono stati l’ottimo cast e la direzione musicale di Donato Renzetti, il quale pur senza scegliere tempi troppo mossi è riuscito a infondere a una direzione tutto sommato cauta e morigerata una buona energia e perfino un certo slancio, trovando belle raffinatezze di concertazione soprattutto negli archi e riuscendo a tenere piuttosto bene a tenere insieme buca e palco anche senza sbracciarsi. Peccato solo per un po’ di stanchezza che in terzo e quarto atto hanno cominciato a farsi sentire nella altrimenti buona prova della Filarmonica Marchigiana. Si riconferma ben curato il marchigiano Coro Bellini guidato da Martino Faggiani, mentre migliore è stata la resa della Banda Salvadei, rispetto alla Traviata del giorno precedente. Nel cast va riservata una particolare menzione a Ketevan Kemoklidze, ottima Carmen dal buon timbro scuro, abile nello scavare belle inflessioni tra il canto e la declamazione, aggressiva e ruvida senza mai essere sgraziata, scenicamente disinvolta nell’alternare seduzione e maestosità, o l’algida lucidità con cui sceglie la morte piuttosto che sacrificare la propria libertà nel finale. Si può solo trovare qualche ulteriore finezza, soprattutto di legato, e un’ancora maggiore libertà di fraseggio e di rubato, per mettere ancora più a fuoco il ritratto vocale della zingara Carmen. Ottimo anche il Don José di Ragaa Eldin, bella voce stentorea e curata, con acuti pieni che riempiono lo Sferisterio, scenicamente non brillante ma nemmeno imbalsamato. Decisamente meno felice la prova di Fabrizio Beggi (Escamillo), che al netto di una voce ampia e di un buon carattere smargiasso ben adatto al personaggio apre voragini d’intonazione con svirgolate passate sotto ai radar del pubblico dello Sferisterio, che forse incantato dalla canna e dal tutino attillato spagnoleggiante non ha risparmiato applausi. Bene la Micaëla di Roberta Mantegna, che ha dato il suo meglio soprattutto nel primo atto. Meno a fuoco la magnifica aria del terzo, comunque ben condotta, ma il soprano palermitano si è presto ripreso per chiudere il terzo atto. Ottimi i comprimari, in particolare la Frasquita di Francesca Benitez e la Mercédès di Alessandra Della Croce, ma anche il Moralès di Paolo Ingrasciotta, lo Zuniga di Andrea Concetti e in misura minore la marchande di Tina Chikvinidze e il bohémien di Andrea Pistolesi, mentre più in difficoltà sono stati Armando Gabba (Le Dancaïre) e Le Remendado (Saverio Fiore).

Buoni applausi per tutti, con particolare riguardo per il quartetto di protagonisti e Ketevan Kemoklidze in primo luogo.

Alessandro Tommasi
(20 luglio 2023)

La locandina

Direttore Donato Renzetti
Regia Daniele Menghini
Drammaturgia Davide Carnevali
Scene Davide Signorini
Costumi Nika Campisi
Coreografie Virginia Spallarossa
Luci Gianni Bertoli
Drammaturgia dell’immagine Martin Verdross
Personaggi e interpreti:
Don Josè Ragaa Eldin
Escamillo Fabrizio Beggi
Le Dancaïre Armando Gabba
Le Remendado Saverio Fiore
Moralès Paolo Ingrasciotta
Zuniga Andrea Concetti
Carmen Ketevan Kemoklidze
Micaëla Roberta Mantegna
Frasquita Francesca Benitez
Mercédès Alessandra Della Croce
Un Bohémien Andrea Pistolesi
Une Marchande d’oranges Tina Chikvinidze
Attrice Valentina Picello
FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana
Coro lirico marchigiano “Vincenzo Bellini”
Maestro del coro Martino Faggiani

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