Giorgio Caoduro: il mio cuore resta sempre a Trieste
Dopo cinque anni, torniamo a incontrarci con Giorgio Caoduro, e nel frattempo c’è stato il periodo di pandemia. Quando l’ho conosciuto, era un giovane di belle speranze che, grazie a un’audizione fortunata, avvenuta dopo la vittoria al Concorso As.Li.Co, si trovò di punto in bianco sul palcoscenico parigino dell’Opéra Garnier. Oggi è un giovane uomo nel pieno della sua maturità d’artista.
Che cosa è cambiato in questi venticinque anni di attività? «Sono tornato alle origini e sono tornato a Rossini e al Belcanto. Ho l’età giusta per fare le cose che preferisco e che mi stanno meglio. Nel corso della mia carriera ho sfidato il mercato misurandomi con autori e titoli che ho fatto più per rispondere di sì a quello che mi era chiesto, che per volontà di farle. Insomma, devi cantare quello che ti offrono. In quest’ultimo anno ho deciso di dedicarmi al primo Belcanto italiano. Di baritoni verdiani ce ne sono tanti…».
Reduce da Il Signor Bruschino al Festival rossiniano di Bad Wildbad, Giorgio Caoduro ha debuttato l’estate scorsa, con lo stesso titolo, al Rossini Opera Festival. Come mai così tardi? «Il Maestro Zedda non mi ha mai visto come una voce adatta a cantare a Pesaro, ora, con Ernesto Palacio alla guida del Festival, è arrivato il debutto e ci sono, in futuro, molti progetti interessanti legati a quello, che vorrei fosse un po’ lo sviluppo della mia carriera rossiniana. Sono un basso-baritono più che un baritono vero e proprio e sono molto attratto dai personaggi interpretati da Filippo Galli che fu uno dei grandi cantanti dell’epoca di Rossini, e quindi nei programmi ci sono Mustafà nell’Italiana in Algeri, Selim in Il Turco in Italia… Il mio sogno, però, è Assur nella Semiranide. Per il momento è un sogno e basta; resto ai mei ruoli brillanti, dove posso evidenziare la facilità della mia coloratura». Da qualche tempo le è capitato, per esempio in L’Elisir d’amore, di interpretare non più Belcore, il sergente sbruffone, ma Dulcamara, il ciarlatano che spaccia il bordeaux per un elisir… «I due personaggi per il momento si alternano. Del resto anche in passato, proprio perché la mia vocalità è intermedia fra la voce di basso e quella di baritono, mi è capitato di alternare, per esempio, Dandini e Alidoro nella Cenerentola. Ora sono in attesa di affrontare Don Magnifico, che è un grande personaggio… . Se ripenso al mio primo Dandini all’Opéra di Parigi nel 2002, quasi non ci credo. Joyce Di Donato era Cenerentola, John Osborne il Principe, Bruno Praticò cantava Don Magnifico. Dirigeva Carlo Rizzi con cui ci siamo ritrovati a Cardiff ne I Vespri Siciliani».
Poi c’è la discografia: per l’etichetta Glossa ha inciso “The Art of Virtuoso Baritone”…
«È stato un grande successo di critica e soprattutto di pubblico. Un disco costa molto ed io lo volevo fare bene da tutti i punti di vista. Di là dalla mia prestazione, che non sono il più indicato a giudicare, è un prodotto di altissima qualità. Anche qui, con Glossa, stiamo pensando a varie eventualità su come replicare il successo del primo. Nel frattempo incido Salieri con Christophe Rousset e la sua casa discografica. Di Salieri c’è già sul mercato La Grotta di Trofonio che è stata registrata dal vivo a Martina Franca con un cast di grande importanza. Scandiuzzi, Daniela Mazzucato in un cameo incantevole. Da allora con lei, Max e mia moglie Alessandra siamo come una famiglia».
La sua famiglia è stata importante nel periodo di pandemia? «È stato un momento di crisi personale in cui il canto è stato l’appiglio per una possibile serenità personale. Il canto è davvero una risorsa di benessere psicofisico. Certo, ho la fortuna di avere una bella famiglia, con mia moglie studiamo e prepariamo tutti i nuovi debutti. I concerti assieme, però, ormai li facciamo solo d’estate, come nei prossimi giorni a Lignano dove ci trasferiamo, e dove poi sarò impegnato in altre due occasioni con l’amico di sempre, il tenore Alessandro Cortello».
E poi? «E poi, finalmente ritorno a Trieste. Sarò Dandini, il personaggio che mi ha accompagnato per tante serate e che anche a Trieste ho già cantato, in seconda compagnia, molti anni fa. Starò in famiglia e canterò il mio ruolo preferito, cosa desiderare di più?».
Rino Alessi
http://bellaunavitaallopera.blogspot.com/2023/07/intervista-giorgio-caoduro-il-basso.html
Condividi questo articolo