Innsbruck: il gioco delle Imitazioni
Le proposte delle Innsbrucker Festwochen der Alten Musik non sono mai banali, al contrario risultano sempre capaci di condurre il pubblico attraverso percorsi alla scoperta di musica e compositori meno eseguiti nei programmi dei concerti affiancandoli ad altri arcinoti in un confronto che non vede vincitori e vinti.
Rappresentazione plastica di tutto ciò l’impaginato proposto dal Giardino Armonico alla Spanische Saal del Castello di Ambrass lo scorso 5 agosto; l’acustica generosa ma non soverchiante della sala si presta perfettamente ad esaltare il suono, caratterizzato da una vena di intima introspezione, dell’ensemble guidato da Giovanni Antonini.
Il filo conduttore del programma è l’”imitazione” nelle sue varie declinazioni, da quella più concreta dei suoni della natura fino all’accezione astratta dell’inseguirsi dei suoni che rielaborano loro stessi; gli autori scelti sono o veneziani o gravitanti – tra Sei e Settecento – in quell’universo di sperimentazione che era Venezia all’epoca.
Le letture del Giardino Armonico sono lucidamente analitiche ma prive di qualunque puntiglio, legando insieme rigore filologico e fantasia nell’interpretazione il tutto in un gioco di piani sonori affabulanti.
Straordinario il livello degli interpreti a far principio da Antonini, flautista virtuoso e direttore di vaglia.
Il concerto si apriva con Albinoni e il suo Concerto in Do minore op. 10 n.11 seguito dall’ Adagio in Re minore per due violini e basso continuo capaci di concentrare immediatamente l’uditorio su quanto succederà nel prosieguo della serata.
Con La tempesta di mare di Vivaldi, che qui riscopriamo in un tumulto di agogiche incalzanti e fascinosissime, s’indaga l’imitazione dell’elemento naturale, così come nel sempre vivaldiano Gardellino che chiudeva il concerto e in cui Antonini dà sfoggio di un virtuosismo assoluto.
Assolutamente cerebrale, di contro, la trenodia del “Cum dederit” dallo Stabat Mater, sempre di Vivaldi, dove la voce di contralto viene sostituita dalla chalumeau – suonato magnificamente da Antonini – e capace di portare la musica ad un livello di assoluta astrazione.
Vox media sono invece il Concerto in Do minore RV 441 per flauto e il Concerto in Mi minore RV 134 per archi e basso continuo, nei quali Vivaldi fa sì “music for music’s sake, ma la impreziosisce con virtuosismi ben messi in risalto dall’ensemble.
La parte per noi più interessante del programma è data dalla Sonata XV a 4 in Re di Dario Castello, la Sonata XVI per tre violini e basso continuo di Giovanni Battista Fontana e la Sonata II a 3 in Re per tre violini e basso continuo di Giovanni Battista Buonamente.
I tre compositori, attivi nella prima metà del Diciassettesimo secolo, risentono profondamente della lezione di Monteverdi che ritorna costantemente in filigrana: qui l’imitazione è portata al sommo vertice dello straniamento con temi che si rincorrono, variandosi in fughe rapinose.
Della meraviglia del suono del Giardino Armonico si è già detto, resta solo da dare conto del successo pieno decretato dal pubblico ricompensato da una Tarantella di Domenico Sarro – da Venezia a Napoli – di travolgente vivacità.
Alessandro Cammarano
(5 luglio 2022)
La locandina
Direttore, flauti e chalumeau | Giovanni Antonini |
Il Giardino Armonico | |
Programma: | |
Tomaso Albinoni | |
Concerto in Do minore op. 10 n.11 | |
Adagio in Re minore per due violini e b.c. | |
Antonio Vivaldi | |
Concerto in Fa mggiore RV 433 “La tempesta di mare” | |
Dario Castello | |
Sonata XV a 4 in Re | |
Antonio Vivaldi | |
Concerto in Do minore RV 441 per flauto | |
Concerto in Mi minore RV 134 per archi e b.c. | |
“Cum dederit” per chalumeau e b.c. | |
Giovanni Battista Fontana | |
Sonata XVI per tre violini e b.c. | |
Giovanni Battista Buonamente | |
Sonata II a 3 in Re per tre violini e b.c. | |
Antonio Vivaldi | |
Concerto in Re maggiore RV 90 “Il gardellino” |
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