Bolzano: tellurico Honeck

È un autentico trionfo quello con cui la EUYO si congeda dal pubblico bolzanino al termine della residenza che l’ha riportata come di consueto in città: l’orchestra giovanile dell’Unione Europea, formazione che raggruppa alcuni tra i migliori giovani musicisti d’Europa, è stata protagonista ieri di una serata ad alta intensità, nel segno della musica del Novecento. Diretta da Manfred Honeck, l’orchestra apriva la serata con il Larghetto del compositore scozzese James MacMillan: nella pagina dai toni elegiaci, avviata da un bel solo dei violoncelli, si dispiegava un ricco affresco di colori, capace di portare in risalto le varie sezioni orchestrali.

L’energia tellurica del Terzo Concerto per pianoforte e orchestra di Sergei Prokofiev prendeva poi il posto della mestizia del Larghetto: solista era Benjamin Grosveror, pianista inglese di pochi anni più anziano degli orchestrali, solidissimo nella tecnica e raffinato nelle sonorità. Ottima l’intesa tra solista e direttore, che pur nella percussività della scrittura lavoravano alla ricerca della brillantezza e di una tessitura chiara. In questo concerto – di cui non si può rimproverare al compositore l’arduo virtuosismo della parte pianistica, dato che era lui stesso ad eseguirlo nelle sue tournèe negli Stati Uniti – pianoforte e orchestra più che fronteggiarsi si fondono, con il solista comunque in un ruolo sempre di primo piano, e con il difficile compito di una sincronia ad altissima precisione.

Dopo le mitragliate di ottave e accordi del movimento conclusivo, Benjamin Grosvernor si congedava dal pubblico con il lirismo rarefatto e sognante di una Danza Argentina di Ginastera.

La grandiosa Sinfonia n. 5 di Sostakovic completava il ricchissimo programma: opera tragica, solo apparentemente trionfale, fu la risposta del compositore alle censure (e alle implicite minacce) del regime stalinista, che gli rimproverava un linguaggio troppo difficile e “borghese”. Sostakovic sotto l’apparenza di una musica che celebra ottimisticamente il regime traccia invece la tragedia e le contraddizioni di una realtà cupa. È una partitura grandiosa, che impegna gli esecutori in termini emotivi e fisici: Manfred Honek si calava perfettamente nel ruolo di condottiero di musicisti, demiurgo della bacchetta, cavalcando i potenti crescendo, gli esplosivi fortissimi ma anche scavando nella profonda intimità di certi passaggi, come nel terzo movimento, dove riusciva a portare gli archi a dei pianissimi davvero estremi.

Dal pubblico del Teatro Comunale (di nuovo tutto esaurito) al termine dell’esecuzione arrivava un autentico boato di entusiasmo a cui la EUYO rispondeva con lo scatenato “Galop” dalla Masquerade di Aram Khachaturian, in cui anche Honek si liberava della maschera tragica per lasciarsi andare a un divertito sfoggio di brillantezza. E di fronte agli applausi insistenti l’orchestra sfoderava il suo consueto bis scanzonato: tutti in piedi, e senza direttore, a suonare, tra salti e risa, l’Amparito Roca di Jaime Texidor e a mostrare spensieratamente tutta l’energia e l’entusiasmo di questi meravigliosi ventenni a cui augurare di tutto cuore un futuro brillantissimo.

Chiuso il sipario sulla EUYO, ora il testimone passa alla Gustav Mahler Jugend Orchester che si esibisce domani, domenica 13 agosto, al Teatro Comunale nel primo dei suoi due concerti.

Emilia Campagna
(11 agosto 2023)

La locandina

Direttore Manfred Honeck
Pianoforte Benjamin Grosvenor
European Union Youth Orchestra
Programma:
James MacMillan
Larghetto for orchestra
Sergej Prokofiev
Concerto n. 3 in Do Maggiore per pianoforte e orchestra Op. 26
Dmitrij Šostakóvič

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