Trapani: Winterreise, il viaggio di Mastroni e Ometto
La sera del 4 agosto 2023, presso il Chiostro di San Domenico nell’ambito della settantacinquesima Stagione Estiva dell’Ente Luglio Musicale Trapanese, si è dato uno spettacolo fatto di Musica (e che Musica!), Luci, Natura e Azioni. Non un banale concerto e neppure una occasione “riservata”: un evento unico che ha rappresentato l’inizio di un progetto artistico che, secondo quanto annunciato, vedrà molte tappe e snoderà il suo percorso attraverso molti contenitori importanti della rappresentazione musicale su più Continenti.
Winterreise di Franz Schubert per Pianoforte, Voce (in questo caso di Basso) e Scena in Azione: il capolavoro del 1827 trova così una nuova ed efficace modalità di performance, grazie al pianista Mattia Ometto, al Basso Andrea Mastroni e al Regista-Costumista-Light Designer Danilo Coppola.
L’ambientazione scelta per il debutto di questo nuovo costrutto performativo è molto suggestiva già di suo (un Chiostro dall’ottima acustica che, negli anni, è già stato teatro di rappresentazioni barocche e cameristiche con grande successo) ma, a sostegno di questa nuova possibilità esecutiva, anche la Natura è venuta a sostegno attraverso una tempesta che si è abbattuta su Trapani alla fine del pomeriggio ed è terminata esattamente 15 minuti prima dell’ingresso del pubblico che, nonostante tutto ha gremito il chiostro per tutti i posti rimasti disponibili ed assegnabili.
Disquisire su come e perché Winterreise di Franz Schubert sia un caposaldo della Musica di tutti i tempi toglierebbe alla stessa la sua natura assoluta di capolavoro formale, estetico ed etico. Vale appena la pena di soffermarsi su qualcuna delle caratteristiche che la rendono tale, giusto per non dimenticarci fino in fondo di cosa si parli e a cosa ci si trovi dinanzi quando ci si accosta all’ascolto della sua resa esecutiva; in ogni Lied pochissimo è lasciato alla libera interpretazione: il sigillo prezioso dato dal perfettissimo uso di piccole macchie di inchiostro, centellinate da Schubert, in aggiunta ad ognuna delle figure musicali che lo compongono ci trasmette esattamente ciò che deve essere.
La struttura di ogni singolo Lied, così come quella di ogni Ciclo, viene concepita e distribuita attraverso una sintesi degli elementi “verticali” ed “orizzontali” in modo da generare un risultato formale, etico ed estetico di eccezionale equilibrio e profondità: dalla gestione melodica alla rispondenza armonico-timbrico-frastica, nulla è lasciato al caso tanto da rendere il senso di ogni lemma parimenti a quello di ogni suono.
Ne consegue una vera e propria responsabilità artistica da parte dei due esseri umani distinti che affrontano questa Perfezione: fondersi totalmente nella resa di detta “Verticalità orizzontale”. In prima istanza nella corretta lettura di dette “aggiunte di inchiostro”; in seconda istanza nella resa timbrica che deve essere caratterizzata per diversità ma mai separata in quanto ad importanza e concezione da parte di ognuna delle singole “voci” messe in campo: il fatto che nella scrittura di un ciclo di Lieder ci siano una Voce ed un Pianoforte in organico non significa, nella maniera più assoluta, che il cantante sia un solista e il pianista un accompagnatore. Trattandosi di vera e propria Musica da Camera, pensare il contrario già sarebbe un’eresia in senso generale, ma, in particolare nel caso dei Lieder di Schubert, ciò risulterebbe un vero e proprio tradimento della complessità e dell’uomo e dell’Artista, in quanto vi si può riconoscere la sua firma più autentica ed esplicativa proprio analizzandone la sintesi grazie al testo musicale affidato al pianoforte.
Nel caso della versione Trapanese, che ha previsto una “Scena in Azione”, si ha un ulteriore elemento di confronto e di rimando emotivo che è ben più evidente al pubblico e permette una possibilità di fruizione in pieno accordo col principio di ricerca dell’Ethos e del Pathos, sia attraverso la Natura che è molto ben rappresentata da drappi illuminati che sono in azione a loro volta e attraverso piani di percezione dello spazio aumentati o volutamente diminuiti attraverso Luce e Neve, sia attraverso la realizzazione concreta dei luoghi della “natura umana” (casa, terra, strada et cetera).
Il Duo composto dal Basso Andrea Mastroni e dal Pianista Mattia Ometto (parliamo di Duo perché il sodalizio dei due ha già in passato prodotto notevoli risultati ed ha consolidato una sinergia indispensabile per affrontare il repertorio Schubertiano) è da considerarsi un riferimento possibile per questo lavoro: la Voce di Mastroni è perfetta per esaltare appiano il senso e la filosofia intrinseca nei testi, così come la capacità di colori e di respiro delle direzioni di Ometto rende tutto perfettamente ed in riferimento preciso a quanto prescritto dalla Musica e dalla Cultura della Musica. Il lavoro di Coppola completa questo equilibrio perfetto cosicché si ha assolutamente la percezione di averlo veramente compiuto anche in Sala questo Viaggio, che poi continua nel Pensiero e nell’Animo.
Pensiamo all’ultima strofa di “Auf dem Flusse” (Sul fiume): l’omoritmia delle due linee di canto (Voce e registro grave del Pianoforte) ha reso perfettamente l’immagine dei due limiti invalicabili che trattengono lo sfogo dell’animo tormentato ed il suo possibile guizzo… la terra fredda e impenetrabile in basso si oppone alla rigida inscalfibile corazza di ghiaccio in alto.
Sublime l’andamento scelto per “Einsamkeit” (Solitudine): questo Langsam è strutturato in modo da avere la ripetizione dell’ultima strofa, così da enfatizzare il senso della sentenza presentata dal testo; la scelta operata dal Duo di eseguirlo con un andamento che suddivide marcatamente il 2/4 rivela tutta l’evoluzione interna che Schubert crea attraverso la differenziazione agogica, ad esempio: le accentuazioni sulla terza suddivisione dell’introduzione affidata al Pianoforte; legature “a due” per la sola parte della Voce (prima strofa); legature “a due” per la sola parte della Voce cui si sommano prima accentuazioni della prima e della terza suddivisione e poi delle legature “a battuta” per la parte del Pianoforte (seconda strofa); dogmaticità e complessità dell’ultima strofa ripetuta ove si concentra tutto il materiale melodico e agogico già presentato e ancor più cesellato, arricchito da una scrittura del pianoforte che dipinge lo stato d’animo grazie alla trattazione per aumentazione sia ritmica che armonica.
“Der greise Kopf” (La testa canuta) ci offre la possibilità di cogliere la simbiosi del Duo in quanto a capacità di gestione della frase in continuità: questa è perfetta nella resa del disegno di terzine discendenti che connotano i versi pari della prima e della terza strofa, così come nella presentazione all’unisono dell’ultimo verso della seconda strofa… qui si apprezza in particolare la capacità di ottenere un’omogeneità di colore che arriva a far vedere col suono l’ologramma di un feretro ancora lontano.
Tutto questo grazie a competenza artistica e culturale di due Musicisti completi e profondi; appare difficile oggi trovarne molti con queste caratteristiche così perfettamente raggiunte in singulis e poi così tradotte, con estrema naturalezza, in una speciale sintonia.
Serata straordinaria, degna di contesti di altissimo profilo: un bel fiore all’occhiello della programmazione artistica di questa settantacinquesima Stagione Estiva del Luglio Musicale Trapanese.
Antonio Smaldone
(4 agosto 2023)
La locandina
Basso | Andrea Mastroni |
Pianoforte | Mattia Ometto |
Regia, scene, costumi e luci | Danilo Coppola |
Programma: | |
Frand Schubert | |
Winterreise op. 89, D 911 |
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